Il sottosegretario non ha gradito l’articolo che ha svelato il suo legame di vecchia data con Acanfora. Ma nel merito non arriva alcuna smentita
Fratelli d’Italia si infuria sulla nomine nella 3-i spa, la società pubblica chiamata a gestire i servizi digitali di Inps, Inail e Istat. Dopo l’articolo di Domani, che ha raccontato il legame di vecchia data tra Giovanbattista Fazzolari, e Stefano Acanfora, primo della graduatoria per il ruolo di direttore generale, da Fratelli d’Italia è arrivata solo una reazione scomposta. Con l’annuncio di una querela a Domani da parte di fonti del partito di Giorgia Meloni.
Il via libera ad Acanfora
L’assemblea dei soci ha quindi provveduto a dare il via libera alla nomina di Acanfora nel ruolo di direttore generale. L’ipotesi di stoppare la nomina non è stata mai davvero presa in considerazione, nonostante una certa tensione nella mattinata, raccontata da fonti vicine agli istituti che gestiscono la 3-i. La riunione si è svolta nel pomeriggio di ieri, senza sorprese, quindi. La nota di FdI, in cui veniva illustrata la linea di Fazzolari, ha del resto confermato che non c’era alcuna volontà di fare passi indietro.
Si tratta di una «macchina del fango», hanno fatto sapere fonti del partito, rispetto al contenuto della notizia, anche se non c’è stata alcuna smentita nel merito: solo la generica accusa di un articolo «diffamatorio». Una conferma, l’ennesima, del fastidio da parte della destra verso qualsiasi voce dissonante: è capitato alla Corte dei conti e ad altri organismi indipendenti, compresa l’autorità anti corruzione. Ed è lunga la lista di querele ai giornali, compresi quelli amici, come nel caso de Il Giornale diretto da Alessandro Sallusti.
Domani è stato bersagliato: solo nei giorni scorsi è arrivata la diffida del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. Un sintomo della sindrome di accerchiamento, presente in ogni intervento pubblico di Giorgia Meloni. Compreso l’ultimo, quello di domenica scorsa ad Atreju, quando si è scagliata contro chiunque non fosse dalla sua parte.
Sul caso della 3-i, nella nota scritta da FdI c’è stata la diretta conferma che «per un periodo» Fazzolari ha «lavorato per la direzione regionale centrale acquisti quando il dottor Acanfora ne era direttore». E infatti il dirigente aveva firmato la determina per avviare il «contratto di prestazione d’opera intellettuale» della durata prevista di 24 mesi e del valore complessivo di 166mila euro.
Il rapporto è iniziato a luglio 2017, grazie all’esperienza acquisita, negli anni, da Fazzolari nella pubblica amministrazione: dopo aver ricoperto ruoli nelle istituzioni, tra cui quello di capo segreteria tecnico al ministero della Gioventù con Meloni, dal febbraio 2012 all’aprile 2017 è stato dirigente area trasporti e infrastrutture della regione Lazio, con varie mansioni tra cui quella di «direttore vicario della direzione regionale trasporti». Quindi ha deciso di avviare l’attività di libero professionista, ottenendo l’incarico alla centrale acquisti a tre mesi dall’addio della carriera dirigenziale nell’ente regionale. Da lì a poco, però, la mente del programma di Fratelli d’Italia è approdato a palazzo Madama, esattamente a marzo 2018, quando ha firmato la lettera di dimissioni da consulente.
Caso in parlamento
Non c’è pace, in ogni caso, per la 3-i spa che da un anno attende di partire, dopo lo stop causato dalla scelta di Claudio Anastasio alla presidenza, costretto a dimettersi dopo aver citato un discorso di Benito Mussolini. «Siamo pronti a partire a spron battuto nel 2024», aveva comunque garantito il presidente della società, Gennaro Terracciano, entrato in carica da luglio al posto di Anastasio.
Nonostante l’organigramma incompleto, dalla 3-i fanno saper che «qualcosa è stato fatto». Solo che, senza un direttore generale, era difficile avviare del tutto la macchina. Dopo l’ok ad Acanfora, bisognerà definire il compenso per questa carica. Nell’avviso pubblico non era specificato.
La vicenda della nomina del direttore generale ha scatenato le proteste delle opposizioni. Sia il Movimento 5 stelle sia il Partito democratico hanno annunciato iniziative per fare chiarezza. «Siamo di fronte all’ennesimo caso di esercizio spregiudicato del potere da parte di Meloni&Co», ha affermato il deputato del M5s, Dario Carotenuto. «Per tale motivo», ha ribadito, «depositeremo un’interrogazione alla ministra Calderone, sperando, almeno stavolta, di vederla in parlamento a rispondere delle malefatte di questo governo».
Ancora più forte la presa di posizione del deputato del Pd, Emiliano Fossi: «Il governo Meloni pensa di potersi permettere tutto», mentre il collega di partito, Andrea Casu, ha espresso «piena solidarietà a Domani di fronte alle intimidazioni del sottosegretario Fazzolari». Ma le reazioni non hanno scalfito le convinzioni della destra. Confermando la nomina e minacciando querele.
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