Il deputato Pozzolo con la pistola che ha sparato a Capodanno non è che l’ultimo episodio. Il penultimo era stato l’eurodeputato con le cartucce sull’albero di Natale. Dalla lobby dei cacciatori alla presidenza dell’Aied, dal disegno di legge sui fucili ai minori ai finanziamenti delle lobby di settore, è la storia di un lungo e solido legame
Il colpo di pistola nel Capodanno di Rosazza è solo l'ultimo episodio dello stretto rapporto tra l'industria delle armi e il partito di maggioranza relativa, Fratelli d'Italia. Stavolta è coinvolto il deputato di Fratelli d'Italia, Emanuele Pozzolo, indagato dalla procura di Biella per lesioni aggravate. Dalla sua arma è partito il colpo che ha ferito un parente della scorta del settosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove. Il fatto è accaduto a una festa a cui partecipava il sottosegretario di FdI, nel paese di cui è sindaca la sorella.
Quella tra armi e FdI è la cronaca di un lungo innamoramento. E se il sottosegretario si è affrettato a chiarire che «non avrebbe mai fatto venire» il collega di partito alla festa se avesse saputo che era armato e di avere «il terrore delle armi», il background politico da cui proviene racconta altro. Nel senso che la destra italiana di sponda missina ha sempre avuto una passione per le armi. Altro che paura. Senza neanche scomodare le cronache del dopoguerra e le confessioni negli anni ’70 al settimanale l’Europeo di Giulio Salierno, dirigente della sezione Msi di Colle Oppio, la stessa dove sono cresciuti Giorgia Meloni e i vertici di Fdi: «Ero pieno di armi – diceva Salierno – Allora tutti gli attivisti missini avevano armi. Imparavamo a usarle in campagna». Ma è la storia recente di molti colonnelli di Fratelli d’Italia a testimoniare questa passione per il “ferro”.
Fratelli d’armi
A cominciare dai conflitti di interesse e dalle quintessenze con il settore delle armi del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che Domani ha già raccontato quando si è insediato. E poi pensando agli affari che riguardano l’eurodeputato di Fdi, Pietro Fiocchi, esponente della dinastia “Fiocchi Munizioni” di Lecco che da cinque generazioni è uno dei player più importanti, anche a livello internazionale, nel settore delle munizioni di piccolo calibro. Per Fiocchi i bossoli e le cartucce possono anche servire a decorare l’albero di Natale, come dimostrano i manifesti che quest’anno l’eurodeputato ha fatto affiggere per le vie della città di Lecco, suo collegio d’elezione. «Auguro a tutti un Natale con i Fiocchi», era il contenuto del manifesto, accompagnato dalla foto dell’eurodeputato in bella mostra in compagnia del suo cane e di un albero decorato con bossoli e cartucce, appunto.
Inoltre, un’ulteriore prova della passione nutrita dai “Fratelli d’Italia” per le armi, è il "favore” ottenuto dall’industria di settore grazie all’emendamento presentato nella scorsa legislatura dall’allora senatore, oggi sottosegretario alla presidenza del consiglio, Giovanbattista Fazzolari, che ha visto come effetto l’abrogazione dopo decenni del divieto di vendita di armi corte di calibro 9x19 mm, permettendone quindi l’acquisto per fini sportivi. Nel febbraio scorso il sottosegretario si ritrovò a smentire un articolo della Stampa secondo cui, parlando con il consigliere militare di Palazzo Chigi, il generale Franco Federici, avrebbe proposto l’introduzione del tiro a volo nelle scuole. Dopo le polemiche che seguirono, Fazzolari dovette chiarire che «la chiacchierata tra me e Federici verteva sulla necessità di fornire maggiori risorse per l’addestramento di Forze armate e sull’ipotesi di prevedere un canale privilegiato di assunzione in questi corpi dello Stato per gli atleti».
Un altro esempio di “cultura delle armi” dentro Fdi è la proposta di disegno di legge con cui il senatore Bartolomeo Amidei avrebbe voluto introdurre la possibilità di maneggiare un fucile da caccia a 16 anni, restringendo allo stesso tempo le maglie dei controlli degli enti locali sulla caccia agli animali, e del ministero dell’ambiente per ciò che riguarda le aree protette e tutelate. Il ddl è stato poi ritirato dopo le polemiche.
La lobby dei sovranisti
Secondo le maggiori associazioni animaliste, il disegno di legge nascondeva un vero e proprio accanimento della maggioranza contro gli animali. Nella realtà, pesano le influenze da parte del mondo dei cacciatori. Lo stesso ispiratore del disegno di legge – secondo le associazioni – è Sergio Berlato, europarlamentare di Fratelli d’Italia, di casa alla fiera delle armi Hit Show di Vicenza. Berlato, nel suo collegio d’elezione, proprio a Vicenza, fa coppia fissa con Maria Cristina Caretta, ex presidente della Confavi, la Confederazione delle associazioni venatorie italiane, oggi deputata grazie ai voti dei cacciatori. E, insieme, fanno da tempo bella mostra sui loro profili social di armi e fucili. Ma, soprattutto, entrambi fanno parte della lobby preferita dai sovranisti, quella dei cacciatori, che ha finanziato in più tranche sia Fratelli d’ Italia che la Lega, come questo giornale ha già raccontato.
La lobby madre, invece, quella dell’industria delle armi, ben rappresentata da Aied, la Federazione delle Aziende Italiane per l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza di cui era presidente Guido Crosetto, è oggi presieduta da un altro “fratello d’Italia”, l’ex deputato Giuseppe Cossiga, nato a Sassari e figlio dell’ex presidente della repubblica, Francesco. «Più che di una cultura delle armi – dice a Domani Giorgio Beretta – presidente dell’osservatorio Opal di Brescia si tratta di una non cultura». E in queste ore Beretta invita «ad appurare se la signora Prefetto di Biella abbia disposto la sospensione del porto d'armi e l'iter per l'annullamento e la revoca del porto d'armi da difesa personale all'onorevole Pozzolo in quanto chiaramente inaffidabile nel possesso e custodia delle armi».
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