Il portavoce di Sinistra Italiana parla dei lavori in corso per ricostruire la maggioranza. Il suo gruppo potrebbe anche finire all’opposizione di M5s o Pd: «Potrebbe essere un problema per il futuro. Ogni giorno ha la sua pena». Sul volo di Renzi in Arabia: «Il punto non è andare o non andare o prendere fisicamente 80mila euro. Il punto è il contenuto di quello che si dice».
- Il portavoce di Sinistra Italiana dice a Domani: «Il programma non è una variabile indipendente, e ci sono per noi dei limiti di perimetro di governo invalicabili: la destra nazionalista, la Lega e Fratelli d’Italia».
- LeU potrebbe però tornare in maggioranza con Berlusconi e Renzi, dopo che ha fatto cadere il governo: «È un problema, ma purtroppo in politica ci sono regole difficilmente aggirabili: per governare servono i numeri».
- Intanto Si lavora per mantenere l’alleanza con M5s e Pd. Mentre arriva Grillo a Roma: «Grillo è la figura più importante di quel movimento e la sua presenza è il segnale di un passaggio grave e difficile, ma questo lo è per tutti».
Nicola Fratoianni, portavoce di Sinistra Italiana e deputato, ribadisce quello che hanno detto i capigruppo di Liberi Uguali all’uscita dalle consultazioni con Mario Draghi: mai al governo con la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. E anche quello che non hanno detto: si può ancora lavorare con Matteo Renzi e includere Silvio Berlusconi.
«Federico Fornaro per la Camera e Loredana De Petris per il Senato hanno ribadito che il programma non è una variabile indipendente, e ci sono per noi dei limiti di perimetro di governo invalicabili: la destra nazionalista, la Lega e Fratelli d’Italia. Ma mi pare che in questo secondo caso Giorgia Meloni abbia chiarito che anche per lei non c’è la disponibilità, quindi il problema non si pone».
Quindi con Forza Italia ci stareste.
La nostra discussione è in corso, quindi rispetterò i tempi. Quello di Fi è un programma contro cui mi sono battuto. Nell’ultimo anno e mezzo però abbiamo governato con Italia viva, che per forma e contenuti non è molto difforme: Matteo Renzi è il padre del Jobs Act che ha dato un colpo ai diritti dei lavoratori. Si tratta di capire se si può costruire una maggioranza che si possa occupare dell’emergenza, capendo che non ci sarà omogeneità e che sarà necessaria una battaglia politica per tenere al centro le questioni che ci stanno più a cuore.
Con un programma definito potreste trovarvi d’accordo con Silvio Berlusconi alla fine.
No, se c’è un programma accettabile, noi abbiamo un vincolo di perimetro che riguarda la destra nazionalista. Sul resto siamo pronti a discutere.
Chiunque andrà in maggioranza si ritroverà sicuramente con Matteo Renzi visto che non ha posto veti e ha dato il suo sì a Draghi. Dopo la crisi per voi non è un problema?
Certo che è un problema, ma purtroppo in politica ci sono regole difficilmente aggirabili: per governare servono i numeri, serve la maggioranza, e questo vale per tutti, anche per Draghi. Bisogna scegliere la condizione a rapporti di forza vigenti più e meglio quello che si ritiene giusto. La migliore delle opzioni non esiste mai.
Mentre cadeva il governo il senatore Renzi è volato in Arabia Saudita da Mohammed bin Salman. Che opinione se ne è fatto?
Fa riflettere quello che ha detto a proposito del regime nel quale la repressione si scatena contro le opposizioni, contro i diritti delle donne. Il fatto che ha parlato del costo del lavoro come oggetto della sua invidia: una moderna schiavitù in cui sono convolti i migranti. Mi concentrerei sul merito. Se quello è il modello del nuovo Rinascimento…
Eppure potreste tornare a governare con lui.
La mia risposta resta quella.
Renzi però è anche un senatore e l’istituto saudita lo paga per essere membro del board. Interverrete in Parlamento sul possibile conflitto di interesse o sul regolamento del Senato?
Intendo fare battaglia politica su queste questioni, se poi ci sono strumenti regolamentari… ma non è un problema regolamentare, il regolamento non risolve queste questioni. Il punto non è andare o non andare, o prendere fisicamente 80mila euro. Il punto è il contenuto di quello che si dice.
Meloni ha detto che non voterà la fiducia perché la maggioranza è poco omogenea. Un dubbio che mi pare abbiate anche voi.
Non è questo il punto: non era omogenea neanche la maggioranza precedente. Il punto è se c’è la condizione di avere un programma in grado di dare risposte alle urgenze che il paese sta affrontando. Su questo abbiamo dato il contributo e nel secondo giro di consultazioni ascolteremo le proposte.
Quindi il sì è condizionato anche al programma?
Naturalmente, ai contenuti e alle proposte che denotano il carattere del governo: non esistono governi tecnici, sono sempre politici perché fanno delle scelte. L’incompatibilità con la Lega e FdI è anche programmatica.
Ad esempio quindi l’incompatibilità deriva dalle politiche sull’immigrazione, il no alla flat tax? Ne avete parlato con Draghi?
Sì, i nostri capigruppo hanno parlato anche di questi temi.
Che risposte gli ha dato il premier incaricato?
Draghi ha ascoltato e preso appunti come sta facendo in questa prima fase e adesso vedremo gli sviluppi.
Nel secondo giro di che cosa si parlerà?
Credo voglia ascoltare le forze politiche, e - questa è una mia ipotesi - avere un contributo e maturare una proposta che possa essere la più efficace per il paese.
Stefano Fassina, che fa parte del suo gruppo alla Camera, dice che bisognerebbe imporre un governo a tempo.
Lui parte dall’ipotesi che ci sia un governo di tutti, e non può che essere a tempo perché non può avere un’anima politica. Io invece reputo che possa avere un segno politico, che abbia al centro la maggioranza Pd-M5s-LeU e attorno si allarghi. Un’opzione che ha un carattere politico ed è un lavoro che stiamo cercando di fare.
Un governo che concluda la legislatura.
Non ci sono problemi che si risolvono in due mesi, a partire dalla pandemia. L’obiettivo dovrebbe essere ambizioso. Con il Movimento 5 stelle e il Pd abbiamo parlato di un patto che abbia una prospettiva, perché le elezioni arriveranno. Abbiamo scelto di investire su questa alleanza e si parte da qui.
E se invece vi trovaste all’opposizione del Pd o del Movimento 5 stelle? Potrebbe essere un problema per l’alleanza futura?
Certo che potrebbe esserlo. Questo è quello che stiamo cercando di limitare lavorando il più possibile. Ho partecipato alla riunione di due giorni fa anche per questo. Poi in futuro vedremo. Ogni giorno ha la sua pena.
È un bene che Grillo stia venendo a Roma?
Non so dirlo, ma Grillo è la figura più importante di quel movimento e la sua presenza è il segnale di un passaggio grave e difficile, ma questo lo è per tutti.
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