La fine della relazione con il giornalista di Mediaset rafforza la leadership della premier: ne esce con l’immagine di figura forte e indipendente. Ma i casi di Berlusconi e Fini insegnano come le storie personali impattino sulla vita politica
La relazione è finita qui. Parola di Giorgia Meloni, che rivela come la storia con Andrea Giambruno appartenga ormai al passato. «Difenderò quello che siamo stati, difenderò la nostra amicizia, e difenderò, a ogni costo, una bambina di sette anni che ama la madre e ama il padre, come io non ho potuto amare il mio», ha scritto nel suo annuncio, arrivato alle 8.35 sui canali social, prima che potesse montare le polemiche e illazioni sui nuovi fuorionda del giornalista Mediaset trasmessi da Striscia la notizia.
E quella tra Giambruno e Meloni è una delle tante storie d’amore che finiscono, rovinosamente, anche per colpa della politica, degli incarichi occupati, perché la vita privata a certi livelli non può essere più privata. E impatta su tutti, cittadini compresi.
Pubblico e privato
Il «ciarpame senza pudore» denunciato da Veronica Lario, all’epoca moglie di Silvio Berlusconi, divenne un caso pubblico, di interesse nazionale. E non solo per gli appassionati di gossip. Gli intrecci delle vicende personali, dei sentimenti, hanno più volte cambiato il corso della storia del paese, incidendo per forza di cosa sulle traiettorie dei leader che lo guidano. Segnandone talvolta la fine. Soprattutto a destra è lunga la galleria di big, da Berlusconi, appunto, fino a Gianfranco Fini, travolti dai cambiamenti che in teoria avrebbero riguardato la sfera privata.
Alla lista si aggiungono dunque due nomi nuovi, Meloni e Giambruno, con una rottura annunciata a mezzo social, in linea con i tempi, per quanto impensabile fino a un anno fa. Anche il modo di annunciare la fine del rapporto segue l’evoluzione delle epoche. L’addio di Lario a Berlusconi avvenne attraverso la stampa. Era il 2009, anno in cui iniziò l’iter della separazione, e i social erano agli albori, almeno nella diffusione di massa. Ma non solo le modalità e i volti sono diversi. Differenti sono pure le parabole e le conseguenze. Oggi Meloni è una leader rafforzata, una donna che ha dimostrato indipendenza di fronte agli imbarazzanti fuori onda di Giambruno, un «ciarpame senza pudore» riveduto e corretto. Aggiornato ai tempi.
La premier ha trasformato «una situazione di debolezza in un punto di forza», ha annotato l’esperto dei media, Klaus Davi, secondo cui ha guadagnato almeno due punti nei sondaggi. Numeri a parte, il plauso è stato collettivo, gli avversari sono quasi imbarazzati di fronte alla capacità di Meloni si sbarazzarsi di un peso del genere. I due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, si sono uniti a mandare un «abbraccio» alla presidente del Consiglio. A cascata c’è stata la solidarietà nazionale e internazionale. La vicinanza è stata manifestata con grande facilità, senza alcuna traccia dell’imbarazzo che aveva accompagnato le separazioni e le successive relazioni di altri leader.
Premier forte
Meloni, da oggi, è insomma una premier rafforzata, che può rivendicare autonomia e libertà d’azione. Nessuna zavorra. Così marca una siderale differenza con una storia simile eppure diversa. La separazione tra Berlusconi e Lario ha rappresentato il primo capitolo della fine della leadership del fondatore di Forza Italia. Le candidature alle Europee, basate su una logica - per così dire - estetica, fecero da detonatore al malessere dell’allora moglie del premier, che aveva già subito il caso di Noemi Letizia, la giovane ragazza di Napoli a cui Berlusconi era molto legato. Addirittura andò alla festa dei suoi 18 anni in gran segreto. La rottura, sebbene sancita ufficialmente nel 2012 e maturata con il divorzio di due anni dopo, ha innescato la spirale senza fine con le feste ad Arcore, le note «cene eleganti». Quindi la stagione del bunga bunga sfociata nel Rubygate.
La storia di Karima el Mahroug, nota con il nome di Ruby Rubacuori, che ha portato a processo Berlusconi. Come in una serie tv, una serie di personaggi si sono avvicendati. Ma al principio di tutto c’era appunto la fine del matrimonio con Lario. L’avvitamento della perdita di credibilità internazionale è cominciato per un fatto privato, diventato pubblico in maniera inevitabile e dirompente, visto il ruolo del personaggio. Un meccanismo che si è sviluppato nel peggior modo possibile per Berlusconi, con l’ormai ex moglie assurta a reale oppositrice dell’uomo forte del momento. Le parole di Lario furono il sigillo a determinate abitudini del leader azzurro. Poi ci sono stati altri fatti, come la crisi economica, l’impennata dello spread. Ma l'immagine di Berlusconi era già logorata dai racconti delle cene eleganti.
E come la peggiore delle nemesi, negli stessi anni, il suo grande avversario a destra, Gianfranco Fini, nel 2010, viveva la fase del declino, causato da vari fattori. Non ultimo la separazione con la moglie, Daniela Di Sotto, e l’avvio di una relazione con Elisabetta Tulliani, che gli stravolse la vita. Si racconta che fu lei a incidere sulle idee del fondatore di Alleanza nazionale, che in quegli anni era presidente della Camera. E, a torto o ragione, è stato attribuito alla nuova compagna lo spostamento di Fini verso posizioni politiche più moderate, con ambizioni di creare una formazione liberale e svincolata da berlusconismo. La certezza fissata è, invece, la caduta di Fini legata al nome dei Tulliani, in particolare del fratello della compagna, Giancarlo Tulliani, per la vicenda della casa di Montecarlo, finita sotto inchiesta. La carriera dell’ex leader di An ha subito a quel punto la definitiva battuta d’arresto, finito nell'oblio politico per questioni personali. Il fallimento di Fli era solo l'atto ufficiale. Un destino che, ancora una volta, lo allontana dalla sua ex delfina, Meloni.
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