- Una nota del Colle nega che il presidente della Repubblica abbia consultato l’ex premier sui ritardi del piano. L’incontro con l’ex premier c’è stato, ma ben undici giorni prima di quello con Meloni.
- Si parla di «stupore» e «divertimento» per le cronache smentite, in realtà è una vera incavolatura per chi vuol far apparire il capo dello stato come l’opposizione all’esecutivo.
- Dalla Lega c’è rilancia. Il capogruppo alla camera Molinari chiede di «rinunciare a una parte dei fondi». Il Pd chiama il governo in aula: sono nel caos, il rischio è di perdere risorse sulla pelle dei cittadini.
Un mezzo giallo fra presidenti rischia di alzare improvvisamente la tensione fra Colle e Palazzo Chigi, proprio all’indomani di un incontro che aveva il fine opposto: rassicurare la premier del fatto che il capo dello Stato, anche nel pasticcio in cui si è infilato l’esecutivo sull’attuazione del Pnrr, cerca di dare una mano. Come è ovvio, in realtà; ma le recenti cronache potevano autorizzare qualche dubbio, soprattutto per una Giorgia Meloni ipersuscettibile, e alle prese con i ritardi sulla «messa a terra» del piano.
Ieri mattina una nota del Quirinale parla di «divertito stupore» per gli articoli che “rivelano” che prima del confronto fra Mattarella e Meloni, lo scorso venerdì, ci sarebbe stato un incontro fra il capo dello stato e Mario Draghi e, separatamente, con il commissario europeo italiano. La nota parla di divertimento, ma la disposizione d’animo che circola al Colle è assai meno giocosa.
Trattasi di irritazione, e anche forte. Le ricostruzioni vengono definite «decisamente fantasiose». «Non è vero che il Presidente abbia parlato con Draghi di Pnnr, né che lo abbia incontrato ventiquattr’ore prima della colazione con il presidente del Consiglio né tantomeno in giorni realmente precedenti. Né che vi sia stato, nello stesso arco di tempo, un analogo incontro con il Commissario Ue Gentiloni».
Il contesto conta: la premier negli scorsi giorni ha provato a scaricare la responsabilità dei ritardi sul suo predecessore, che ovviamente a sua volta si è risentito e ha mandato avanti i suoi ex collaboratori a smentire la versione di Meloni; ieri il capogruppo della Lega alla camera alla Camera Riccardo Molinari ha confermato l’impasse rivelando in chiaro un’ipotesi che circolava senza padri e madri ufficiale: quella di «rinunciare a una parte dei fondi a debito». Costringendo Meloni a far sapere che l’ipotesi «non è neanche presa in considerazione», si pensa semmai a una «rimodulazione»
Ma in questa confusione, la “notizia” – smentita subito però – che il Colle in sostanza triangoli con l’ex premier e con il commissario Ue rischia però di far saltare i nervi a palazzo Chigi. E di scatenare, da parte della presidenza del Consiglio, i sospetti di trame alle spalle. Per questo al Quirinale, fra dichiarati divertimenti e vere incavolature, c’è chi parla di notizia dannosa, più ancora che sbagliata.
L’incontro fra Mattarella e Draghi c’è stato: ma undici giorni prima di venerdì 31 marzo, e cioè il 20 marzo. I due non si vedevano da tempo, e la richiesta è partita dall’ex premier. Al Colle l’hanno descritta come una visita di cortesia e non nel merito dei dossier governativi – ma per i cronisto dubitare è lecito – proposta quasi letteralmente in questi termini: «Presidente, le vengo a fare un saluto». Anche con il commissario Gentiloni l’incontro c’è stato, ma ancora prima, l’11 marzo.
Fin qui le smentite e le precisazioni. Resta però la questione di fondo: a chi giova far credere che Mattarella sia di fatto la vera opposizione al governo, e stia lavorando all’insaputa di Meloni?
Le conseguenze del caos
Qui il ginepraio si infittisce, si procede per deduzione. In queste ore Meloni sparge rassicurazioni sul Pnrr e smentisce le balzane idee della Lega, per evitare che contagino la maggioranza. Il governo lavora per sbloccare la tranche da 19 miliardi, preparando i correttivi da inserire nel decreto all’esame al Senato o nel nuovo decreto assunzioni che dovrebbe andare sul tavolo del consiglio dei ministri giovedì di giovedì.
Da qualche lato dell’esecutivo, e forse proprio nei dintorni di palazzo Chigi, c’è chi consapevole del rischio di fallimento, potrebbe esserci qualcuno tentato di fare saltare il banco. Che dunque prova a esasperare la premier, instillandole il dubbio di triangolazioni a sua insaputa. Proprio mentre in Friuli-Venezia Giulia i dati che arrivano dallo spoglio delle regionali dicono che Fratelli d’Italia manca, o lo acciuffa per poco, lo sperato sorpasso sulla Lega.
Ma il Colle non vuole essere tirato nei conflitti di governo e maggioranza. Né essere sospettato di fare il controcanto al governo. Dunque chiede, in polemica con la stampa, che «sulle iniziative del Presidente della Repubblica e sul loro significato» si faccia riferimento «a quanto il Quirinale, con piena trasparenza, comunica». Vale la pena di ricordare che venerdì scorso la notizia del colloquio fra Mattarella e Meloni era filtrata da palazzo Chigi, il Quirinale si era limitato a confermare il clima amichevole del confronto.
L’opposizione, quella parlamentare, parla di un esecutivo nel caos. Da giorni la segretaria del Pd Elly Schlein chiede al ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto di riferire in aula. Ieri il Pd si è scatenato per chiedere chiarezza: «In senato in commissione Bilancio giace un decreto, voluto dal governo, che dovrebbe modificare la governance del Piano», avverte Francesco Boccia, capo dei senatori, «Se ci sono problemi la sede per discuterne è il parlamento. Quello che non è più accettabile è accumulare ulteriori ritardi. Pretendiamo risposte chiare, non possiamo giocare sulla pelle dei cittadini rischiando di perdere risorse e progetti importanti».
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