Il senatore è accusato di aver fatto pressioni su organi politici e pubblici ufficiali a favore di un’impresa tolta dalla white list, ovvero da quelle senza infiltrazione mafiosa. Giovanardi ha avuto l’appoggio del centrodestra, quindi Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, più Italia viva. Palazzo Madama ha votato anche per salvare Stefano Candiani e l’ex M5s Mario Michele Giarrusso
L’Aula di Palazzo Madama questa mattina ha deciso di provare a salvare tre senatori dal processo: Carlo Giovanardi (Idea e Azione), accusato di aver fatto pressioni su organi politici e pubblici ufficiali a favore di un’impresa tolta dalla white list , ovvero senza infiltrazione mafiosa; il leghista Stefano Candiani, accusato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale per un video Facebook durante un’ispezione a Catania e infine Mario Michele Giarrusso (ex M5s) per un post su direttore del direttore del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Francesco Basentini ingenerando l'idea che la "scarcerazione" di Zagaria e di altri 40 rappresentanti di alto livello della criminalità organizzata sarebbe stata determinata dal loro comportamento in relazione all’emergenza Covid: un assunto ritenuto diffamatorio. Per tutti loro l’Aula chiede alla Corte costituzionale di intervenire.
Carlo Giovanardi
Il caso penalmente più rilevante allo studio dei senatori è stato quello di Giovanardi, cui sono contestati diversi reati come la rivelazione del segreto d'ufficio, l'oltraggio e minaccia, il tutto per tutelare l'impresa Bianchini, esclusa dalla white list. L'impresa, ha ricordato il Movimento 5 stelle è finita sotto processo e alcuni suoi componenti sono già stati condannati. Giovanardi ha avuto l’appoggio del centrodestra, quindi Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, più Italia viva.
Secondo la relazione del senatore leghista Simone Pillon, il tribunale ha acquisito quali mezzi di prova le videoriprese in cui compariva il senatore Giovanardi «senza aver preventivamente richiesto la necessaria autorizzazione». Il leghista si è rifatto all’articolo 68 della Costituzione che prevede che le intercettazioni di qualunque tipo per un parlamentare siano precedentemente autorizzate dalla Camera di appartenenza, e su queste basi sarà sollevato il conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale.
Non solo, per la relazione approvata dalla giunta quanto fatto da Giovanardi è stata solo un’espressione del suo ruolo di parlamentare e una lecita manifestazione della propria opinione: «Ogni condotta riportata nel capo di imputazione è sempre riferibile a opinioni esposte dal medesimo senatore Giovanardi, o a sue attività di ispezione, di divulgazione, di critica e di denuncia politica connesse alla sua funzione parlamentare, espletate dentro e fuori il Parlamento in esecuzione di una azione politica unitaria, teleologicamente finalizzata e funzionalmente coerenti con la sua attività parlamentare», per questo per Palazzo Madama non è perseguibile.
E Renzi?
La giunta per le immunità a fine dicembre aveva deciso di chiedere il conflitto d’attribuzione anche per il leader di Italia viva Matteo Renzi. L’intervento era stato sollecitato dal Senatore in relazione ai messaggi whatsapp ed e-mail inviati dopo il 2018 e finiti nell’inchiesta che lo vede indagato per finanziamento illecito ai partiti riguardo la Fondazione Open ancora prima che venisse chiesto il rinvio a giudizio, arrivato a inizio febbraio. La relazione della giunta non è ancora passata in Aula e non è stata calendarizzata, anche in quella occasione avevano votato a favore di Renzi tutti i membri del centrodestra più Italia Viva.
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