Il consiglio regionale della Liguria ha salvato Giovanni Toti. Con 18 voti contrari e 11 favorevoli, non è passata la mozione di sfiducia contro il presidente ligure presentata dalle opposizioni e sottoscritta da tutti i capogruppo di minoranza, tranne quello di Azione (assente per “motivi personali”). Tutto come da un mese a questa parte, quindi. Con Toti sospeso dallo scorso 7 maggio, quando è stato messo agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta per corruzione, e sostituito pro tempore dal suo vice, il leghista Alessandro Piana. 

Durante la seduta il capogruppo della lista Toti, Alessandro Bozzano, ha letto una lettera scritta dal presidente di regione in cui non solo si difende, ma anzi attacca: «Avete deciso di continuare sulla strada di una politica con la “p” minuscola». 

Non passa la mozione di sfiducia

Come prevedibile, Toti continuerà a guidare formalmente la regione. Mentre il consiglio regionale bocciava la mozione di sfiducia, fuori dal palazzo decine di manifestanti hanno contestato l’arrivo dei rappresentanti di centrodestra. 

«Le dimissioni di Toti sono un atto necessario, l’inchiesta ha dimostrato il fallimento politico e gestionale di cui il centrodestra è protagonista», ha denunciato in aula, prima del voto, il capogruppo del Partito democratico Luca Garibaldi. Per Ferruccio Sansa, sfidante del governatore alle scorse elezioni, «Toti ha costruito un sistema di potere malato. Un potere in cui le istituzioni sono state distorte per fare gli interessi di pochi e non di tutti». «A causa del centrodestra la Liguria versa in una situazione imbarazzante e grave provocando un danno d’immagine alla nostra amata regione», ha invece attaccato Fabio Tosi del Movimento 5 stelle.

Il centrodestra ha invece fatto quadrato intorno al governatore, nel voto e nelle dichiarazioni. «Abbiamo tutti i requisiti e le carte in regola per rimanere fino a fine mandato (nel 2025, ndr) salvo un’indicazione diversa da parte del presidente Toti», ha detto il presidente pro tempore Piana parlando con i giornalisti durante la pausa dei lavori. Ma più che da Toti, l’indicazione diversa potrebbe arrivare dai leader dei partiti di centrodestra che lo appoggiano. Per lo meno è stata questa finora la strategia del governatore: un passo indietro solo dopo esplicita richiesta di Meloni, Salvini e Tajani. Non prima delle europee a questo punto.

Il capitolo dimissioni

Tra i tre, è il segretario della Lega quello che più ha difeso Toti, anche per ragioni di opportunità: ora la regione è guidata da un suo uomo e da eventuali elezioni anticipate il peso del partito uscirebbe ridimensionato. Per Meloni è «lui (Toti, ndr) che conosce la verità ed è lui che sa cosa fare», ma in Fratelli d’Italia già si sta discutendo del suo successore per candidare un proprio uomo in regione.

Per Tajani, invece, se dovesse uscire dai domiciliari potrebbe continuare a rimanere alla guida della regione. Ma per ora il legale del governatore, diversamente da quanto annunciato giorni fa, non ha ancora presentato un’istanza di scarcerazione. Anche perché potrebbe essere politicamente rischiosa: se rigettata dai magistrati, sarebbe difficile per Toti rimanere in sella.

La lettera di Toti

«Con una miopia politica con rari precedenti, oggi, con questa mozione di sfiducia, le opposizioni tentano una spallata politica che non solo non riuscirà nei numeri, ma conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, tutta la propria inadeguatezza a guidare questa regione». Con una lettera letta dal capogruppo della sua lista, Alessandro Bozzano, e consegnata all’assessore all’Ambiente Giacomo Giampedrone, che sabato ha potuto incontrarlo su autorizzazione della procura, Toti ha attaccato le opposizioni.

«Dopo un decennio di costanti sconfitte, politiche ed elettorali, la stessa classe dirigente della sinistra che ha saputo deludere i cittadini più di ogni altra, in una regione dove fortissime erano le sue tradizioni, oggi intravede, grazie a una inchiesta della magistratura, la possibilità di recuperare un po’ del terreno perduto. E lo fa sfruttando l’eco di un’inchiesta che al momento è solo tale, senza rinvii a giudizio e tanto meno condanne», ha sottolineato.

Una mozione – continua Toti – «presentata di fretta, non sia mai che tutto si sgonfi. E qui sta il primo sintomo di debolezza politica. Perché nella vostra mozione non c'è nulla di politico, anzi, c'è il contrario. C'è una politica che anziché difendere le proprie prerogative, autonome e parallele a quelle degli altri poteri dello Stato, se ne fa megafono o ruota di scorta, nella speranza di raccogliere qualche briciola».

«Che delusione, per gli eredi di una tradizione che della centralità della politica aveva fatto la propria stella polare, ritrovarsi oggi a balbettare e ripetere quanto letto sui giornali circa un'inchiesta ancora tutta da verificare. Ci saremmo aspettati, anche da parte vostra, una orgogliosa volontà di portare avanti un mandato popolare che pure anche voi per sedere qui avete ricevuto - prosegue ancora la lettera -. Ha purtroppo prevalso la volontà di screditare il vostro ruolo e quello del Consiglio di cui fate parte, chiamato da voi a un dibattito pregiudiziale che anticipa le stesse rilevanze istruttorie. Avete deciso di continuare sulla strada di una politica con la “p” minuscola, subalterna, pur di approfittare di questo presunto momento di debolezza, cercando di raggiungere un obiettivo che non ritenete raggiungibile con le vostre capacità e la vostra credibilità».

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