Dall’arresto del governatore (che si è dimesso il 26 luglio) ai finanziamenti sospetti di Aldo Spinelli, dalle accuse di voto di scambio politico-mafioso fino all’allargamento dell’inchiesta al business dei rifiuti e alla sanità: tutto quello che c’è da sapere sul terremoto giudiziario che ha sconvolto la Liguria
Sette maggio 2024. È il giorno della retata che ha portato agli arresti domiciliari, tra gli altri, il presidente della regione Liguria Giovanni Toti, il suo capo di gabinetto Matteo Cozzani e l'imprenditore Aldo Spinelli. In carcere l'ex presidente dell'autorità portuale e amministratore delegato di Iren Paolo Signorini, ora sospeso. In tutto sono 25 gli indagati e dieci i destinatari di misure cautelari.
Per il governatore ligure l’accusa principale è quella di corruzione. L’inchiesta, partita nel 2020 dalla procura di La Spezia e poi trasferita a Genova, si è concentrata inizialmente sull’intreccio tra finanziamenti elettorali e concessioni portuali (l’ipotesi di reato iniziale era finanziamento illecito).
Toti, dopo mesi di richieste di dimissioni da parte delle opposizioni, con il centrodestra che ha cercato di prendere tempo, alla fine ha lasciato l’incarico nella mattina del 26 luglio. Nel frattempo, nel corso dei mesi, alla vicenda si sono aggiunti nuovi indagati e si sono aperti nuovi filoni, dal business dei rifiuti alla sanità privata fino a un’ipotizzata truffa sul Covid. Un meccanismo – quello che sta emergendo dalle indagini – fatto di erogazioni da una parte e di favori dall’altra, già ribattezzato «sistema Toti».
La tesi principale della procura di Genova è che i finanziamenti erogati al governatore ligure – alla sua fondazione prima, al comitato elettorale poi – sarebbero in realtà tangenti. L’inchiesta è partita, per poi allargarsi velocemente, da una triangolazione tra Toti, Spinelli e Signorini.
I rapporti tra Toti e Spinelli
Sotto la lente degli inquirenti sono finiti 74.100 euro versati dall’imprenditore portuale (ed ex patron del Genoa calcio) al governatore. Tra le contropartite menzionate nelle carte, la più rilevante riguarderebbe una proroga di 30 anni della concessione portuale del Terminal Rinfuse alla Terminal rinfuse Genova S.r.l. Quest’ultima società è controllata al 55 per cento dal gruppo Spinelli e si occupa di gestire la logistica delle merci nel porto, scalo dal quale partono e nel quale arrivano migliaia di container da tutto il mondo.
La proroga della concessione del terminal è stato un ottimo affare per Spinelli. Nel caso in cui fosse stato necessario venderlo, lo avrebbe potuto fare in futuro a un ottimo prezzo: perché quello spazio del porto di Genova potrebbe servire per installare le infrastrutture che accoglieranno le grandi navi che serviranno a costruire la nuova diga foranea, il più grande progetto del Pnrr che vale 1,3 miliardi di euro e sui cui l’Anac ha già lanciato un allarme.
Sarebbe stato poi richiesto a Toti anche di «trovare una soluzione» per la trasformazione della spiaggia di Punta Dell’Olmo di Varazze da “libera” a “privata”. Su quello spazio demaniale, che alla fine non si è riuscito a liberalizzare, il figlio di Aldo Spinelli, Roberto, aveva in programma di costruire un complesso immobiliare.
Gli Spinelli, sempre secondo le carte, avrebbero anche voluto gli spazi portuali ex Carbonile ITAR e Carbonile Levante, e l’assegnazione di un’area demaniale in uso al concessionario Società Autostrade (Aspi). Ultima richiesta, secondo la procura, quella di «agevolare l’imprenditore nella pratica del “tombamento” di Calata Concenter». Progetto, quello di Calata Concenter, andato a buon fine e che ha interessato anche il sindaco di Genova, Marco Bucci, seppure non sia tra gli indagati.
La posizione di Signorini
L’altra figura chiave del terremoto giudiziario che ha colpito la Liguria è Paolo Emilio Signorini, fino a marzo 2023 presidente dell’autorità che gestisce il porto di Genova e amministratore delegato (sospeso) del gruppo Iren. A Signorini, l’unico tra gli indagati in carcere, è contestato di aver accelerato la pratica per il rinnovo della concessione portuale (ai tempi presiedeva il comitato di gestione del porto) e di averla prorogata per 30 anni. In cambio avrebbe ricevuto nel luglio del 2022 15mila euro in contanti da Aldo Spinelli, oltre che regali vari: soggiorni in hotel di lusso di Montecarlo, una borsa di Chanel e un bracciale di Cartier, fiches per giocare al casinò.
L’affresco di questo sistema «corruttivo» è in un’intercettazione a bordo dello yacht di Spinelli: il primo settembre 2021 Toti sarebbe stato sollecitato per velocizzare la pratica del terminal Rinfuse. E da lì chiamava il manager del porto, Signorini: «Io sono buttato in barca...da Aldo, quando gliela portiamo sta proroga in comitato?», chiedeva il governatore.
La risposta di Signorini provava a rassicurare l’imprenditore: «Digli di stare tranquillissimo...perché gli diamo un sacco di anni (di concessione, ndr) ma noi nel giro di due settimane facciamo tutto». E Toti, con Spinelli in sottofondo che si lamenta dell’attesa, sollecitava Signorini: «Vabbè vediamo di farla il prima possibile dai». Un’ora dopo Toti chiamava la responsabile del suo comitato elettorale per chiederle di mandare «alla segreteria di Spinelli i documenti dove vogliamo che faccia un versamento».
«Sistema Cozzani»
Prima di allargarsi a Toti, le indagini iniziali della procura di La Spezia – poi passate a Genova – ruotavano intorno alla figura di Matteo Cozzani, ormai ex capo di gabinetto di Toti e anche lui ai domiciliari. All'epoca delle regionali del settembre 2020, mentre si indagava sui rapporti con alcuni imprenditori, era coordinatore della lista "Cambiamo con Toti presidente" e sindaco di Portovenere. Anche per Cozzani l’accusa è di corruzione aggravata, secondo la tesi dei pm, dall'aver favorito Cosa nostra, perché avrebbe promesso posti di lavoro in cambio di pacchetti di voti. I pm accusano di corruzione elettorale anche Toti, ma senza l’aggravante.
Alle regionali del 2020 Toti aveva ottenuto con la sua lista il 22 per cento di consensi. Un successo che avrebbe avuto anche l’apporto della criminalità organizzata che avrebbe fatto convogliare voti verso Toti e il candidato consigliere, poi eletto, Stefano Anzalone (anche lui indagato). Un ruolo lo avrebbe avuto anche un sindacalista della Cgil, Venanzio Maurici, considerato referente del clan di mafia a Genova.
Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti sono finiti i rapporti con i fratelli Arturo e Italo Testa (indagati anche loro per corruzione elettorale aggravata dall’aver agevolato la mafia), ex esponenti di Forza Italia in Lombardia, considerati vicini al coordinatore regionale degli azzurri Alessandro Sorte. E secondo le carte era proprio Sorte (non indagato) a suggerire a Cozzani di coinvolgere i fratelli Testa nelle elezioni perché in grado di far attivare soggetti legati al clan Cammarata con feudo a Riesi, in provincia di Caltanissetta.
La tangente Esselunga
Nell’ambito dell’inchiesta ligure è indagato anche Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga e marito di Marina Caprotti, figlia del fondatore della catena di supermercati e ora alla guida del gruppo. Questo filone ruota attorno all’apertura di un terzo punto vendita ligure a Sestri Ponente, frenata dallo stop imposto dalla direzione ambiente della regione.
È a questo punto che Toti e Cozzani si sarebbero adoperati per sbloccare la pratica. In quello che nelle carte è definito un «accordo corruttivo», il governatore e il suo braccio destro si sarebbero messi a disposizione di Moncada: in cambio il manager si sarebbe offerto – questa è l’ipotesi di reato – «di effettuare un finanziamento occulto a vantaggio della lista Toti per Bucci» che consisteva in messaggi pubblicitari trasmessi nel maxischermo della Terrazza Colombo, in cima al grattacielo Piacentini, visibile in tutta la città.
Il presunto accordo va inquadrato in una fase molto delicata per gli equilibri politici locali. A tre mesi di distanza, nel giugno del 2022, erano infatti in programma le elezioni amministrative nel capoluogo ligure e Toti appoggiava il candidato sindaco del centrodestra Marco Bucci, che non è indagato. Toti avrebbe così incassato 150mila euro promessi da Moncada, in un’operazione mediata da Cozzani e da Maurizio Rossi (anche lui indagato), proprietario della tv Primocanale e della società Terrazza Colombo, che si occupa della gestione della pubblicità sul maxischermo.
Il business dei rifiuti
Partito inizialmente dalle concessioni portuali, il terremoto ligure si è allargato ad altri ambiti. Dall’inchiesta è emerso che, tra il 2016 e il 2020, sono stati versati 195mila euro ai comitati elettorali di Toti da società che trattano rifiuti, legate all’imprenditore Pietro Colucci (che Domani aveva raccontato già tre anni fa). Soldi erogati prima che gli venisse autorizzato l'ampliamento di due discariche in provincia di Savona. Lo stesso Colucci avrebbe versato di tasca propria 9mila euro.
Da alcune segnalazioni di operazioni sospette di Bankitalia risulta che i quasi 200mila euro di erogazioni elettorali non sarebbero state dichiarati, contrariamente a quanto prevede la legge sul finanziamento dei partiti. E secondo la gip Toti avrebbe avuto in questa vicenda un «ruolo attivo e concreto» a favore di Colucci, che nel frattempo si è dimesso da Innovatec.
Il filone Covid e la sanità privata
Corruzione ma non solo. Il governatore Toti e il suo capo di gabinetto Cozzani sono indagati anche per falso, perché gli inquirenti sospettano che i dati sui contagi Covid della primavera 2021 possano essere stati gonfiati per ottenere più vaccini dalla struttura commissariale di Francesco Paolo Figliuolo.
Indagando sul voto di scambio tra la comunità riesina e quella calabrese e la lista di Toti, poi, gli investigatori hanno anche scoperto una maxi frode da un milione e 200mila euro sulle forniture sanitarie durante il Covid. In particolare, secondo quanto si apprende, due soggetti intercettati parlano di passare per il consigliere regionale Domenico Cianci con l’obiettivo di arrivare a Toti, per cercare di vendere mascherine pediatriche: «Se agganciamo la Regione abbiamo fatto briscola e 21». Per ora Cianci, re delle preferenze alle regionali 2020, risulta indagato nel filone per voto di scambio.
C’è poi un secondo filone sanitario, con uno schema simile a quello portuale. Gli inquirenti stanno infatti indagando sui finanziamenti che imprenditori del mondo della sanità avrebbero elargito ai comitati elettorali di Toti. Manovre formalmente legittime, ma il sospetto è che in cambio di queste erogazioni siano arrivati contratti e convenzioni. Il focus è sui finanziamenti alla fondazione Change – che faceva capo a Toti – superiori ai 40mila euro effettuati, secondo chi indaga, da alcune realtà attive nel settore sanitario convenzionato e privato. Come Casa della salute, un network di poliambulatori specialistici controllati dal gruppo Italmobiliare della famiglia Pesenti.
Chi ha beneficiato del Comitato Toti
La fondazione Change prima e il Comitato Giovanni Toti poi funzionavano come unici centri di raccolta, personali e non del partito, per incassare e smistare donazioni finanziarie da privati. E queste strutture, secondo la procura di Genova, sono state usate per incassare tangenti da imprenditori vari.
Andando oltre l’aspetto giudiziario e guardando alla struttura finanziaria messa in piedi da Toti, si è scoperto che una fetta consistente dei soldi arrivati sui conti del comitato (la media di incasso era di circa mezzo milione di euro all’anno) è servita per finanziare altri politici liguri: tutti del centrodestra, dal sindaco del capoluogo ligure Marco Bucci al sottosegretario Edoardo Rixi fino ad assessori della giunta regionale (nessuno di loro è indagato).
Il primo cittadino – commissario straordinario per la ricostruzione del Ponte Morandi, decisore insieme alla regione delle vicende portuali – a ridosso delle elezioni del giugno 2022 ha ricevuto quasi 40mila euro dal Comitato Giovanni Toti, la cifra più importante ottenuta da Bucci per finanziare la campagna elettorale. Tra questi, 15mila provengono come per sua stessa ammissione da Spinelli.
La procura negli atti di indagine sottolinea come il bonifico al Comitato Toti del maggio 2022 (destinato per la campagna di Bucci) sia stato eseguito in concomitanza di una delibera per la quale l’imprenditore portuale aveva compulsato chiunque e anche il sindaco era coinvolto in qualità di commissario straordinario della Ricostruzione del Ponte Morandi.
«L’iter amministrativo ha portato il commissario straordinario Marco Bucci - previa delibera del Comitato dell’autorità portuale (dove comandava Paolo Emilio Signorini, ndr) - ad approvare il tombamento della calata (Concenter, ndr) in data 12 agosto 2022», è scritto nelle carte investigative. Ma al di là dei numeri, di sicuro c’era un grande donatore che non aspettava altro se non festeggiare la sua vittoria: «Prima vince le elezioni Bucci, meglio è…», diceva Spinelli intercettato. L’armatore sapeva che dopo la campagna elettorale avrebbe ottenuto la delibera su “Calata Concenter”. E così in effetti è andata.
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