In questi giorni Conte è sotto attacco per il provvedimento contenuto nel decreto Genova che dava il via libera al condono per 27mila abitazioni distrutte dal sisma del 2017. Secondo l’ex premier non è un condono, ma già all’epoca le critiche al provvedimento erano state feroci
Quello che secondo Giuseppe Conte «non era affatto un condono» all’articolo 25 del decreto Morandi, quello che oltre al ponte di Genova prevedeva misure per altre situazioni in sospeso, come quella di Ischia, è chiamato invece proprio «definizione delle procedure di condono».
Nell’intervista a Mezz’ora in più, l’ex premier, che nel 2018 licenziò quella norma che ha messo in regola un larghissimo numero di situazioni in sospeso, ha spiegato che «c’era un grande impasse, a Ischia le richieste di condono prima del 2018 riguardavano circa 27mila abitazioni, la metà delle abitazioni dell’isola. Allora abbiamo introdotto l’articolo 25. Non è un condono, ma un’accelerazione della procedura per esaminare le pratiche. Non era assolutamente permesso concedere una sanatoria, nessuna deroga ai vincoli compreso il vincolo sul dissesto idrogeologico».
In gazzetta ufficiale si legge che la norma permetteva ai «Comuni di cui all'articolo 17, comma 1» di definire «le istanze di condono relative agli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 21 agosto 2017». I comuni avrebbero dovuto provvedere «mediante l'indizione di apposite conferenze dei servizi, ad assicurare la conclusione dei procedimenti volti all'esame delle predette istanze di condono, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto». Il testo era rivolto alle istanze presentate in virtù delle regole definite dai condoni del 1985 (all’epoca di Craxi) e dei governi Berlusconi, del 1994 e del 2003.
A diventare il volto della misura era stato soprattutto l’allora ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio, che di fronte all’accusa di avallare un condono aveva risposto: «Noi stiamo parlando di persone terremotate che devono ricostruire la propria casa e basta!»
Il dibattito sul testo
Già al tempo dell’approvazione il decreto Genova aveva provocato un ampio dibattito. All’epoca, durante un voto di martedì sera delle commissioni riunite Ambiente e Lavori Pubblici il governo gialloverde era stato battuto su un emendamento della minoranza relativo al condono a Ischia, per effetto della decisione dei senatori allora grillini dissidenti Gregorio De Falco e Paola Nugnes di votare contro le indicazioni del Movimento.
L’emendamento della senatrice di Forza Italia Urania Papatheu che cambiava le norme che avrebbero regolato il condono era stato poi superato in aula. Alla fine, il decreto era stato approvato con i voti favorevoli di M5s, Lega e FdI. Contrari Pd e Leu, mentre Forza Italia si astenne.
Alla Camera, il Pd aveva contestato la sanatoria con il coro “Onestà, onestà” e mostrando cartelli che recitavano “No al condono di Di Maio”.
Nel dibattito sul voto finale al Senato, l’ex premier Matteo Renzi, che oggi è tra i primi critici di Conte, già all’epoca era stato molto aggressivo sul tema. All’epoca aveva attaccato il M5s accusandolo di aver «cancellato la parola onestà in nome del condono a Ischia».
Contrari anche i Verdi Angelo Bonelli e Claudia Mannino che avevano definito la norma incostituzionale «con tanto di contributi concessi dallo Stato a chi ha edificato abusivamente» e che ha spinto Legambiente a lanciare un appello al parlamento.
Tra l’altro, nel testo era stata inserita anche un’ulteriore sanatoria, stavolta rivolta a chi aveva subito danni durante il sisma del Centro Italia del 2016 con una tolleranza sul 20 per cento della cubatura, applicabile nei 140 comuni coinvolti nel terremoto.
Lo scontro nel governo
Il condono di Ischia ha segnato una delle prime crepe tra M5s e Lega, almeno sulla carta. Mentre il Movimento spingeva per l’inserimento della sanatoria, il Carroccio ne respingeva la paternità. La Lega alla fine aveva votato il provvedimento in aula, ma nei giorni in cui si discuteva del condono il segretario Matteo Salvini si mostrava critico: «Anche noi riteniamo che alcune norme, come ad esempio il condono edilizio per Ischia, non sia una buona cosa. Non è un bel segnale».
Dieci giorni prima dell’approvazione definitiva, la Lega minacciava addirittura di presentare un emendamento per modificare il provvedimento. «L'emendamento che presenteremo come Lega è una misura di buon senso che evita regali a migliaia di abusi edilizi commessi a Ischia. Pertanto siamo certi che possa trovare il sostegno anche dei colleghi dei Cinque stelle» diceva all’epoca Edoardo Rixi.
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