L’istituto di ricerca previsto è fermo da un anno e mezzo. Prima lo stop ai regolamenti poi il taglio di 135 milioni del ministro Orazio Schillaci provocano tensioni con la collega Anna Maria Bernini
Una strizzata d’occhio ai No-vax da parte del governo, la volontà di mettere le mani sulla dirigenza del ministro della Salute, Orazio Schillaci, e l’intenzione dell’intera destra di scatenare uno scontro in Toscana. Per una serie di concause, il governo non ha ancora messo in moto la macchina del biotecnopolo e del centro anti pandemico di Siena, immaginata dal governo Draghi come una struttura d’eccellenza per la ricerca. Impantanata da oltre un anno e mezzo.
E per tutta risposta il progetto ha subito un taglio di 135 milioni di euro rispetto alla dotazione di circa 400 milioni. Un segnale della scarsa attenzione, se non l’avversione della destra verso un’iniziativa nata dopo la pandemia per rilanciare la ricerca in Italia. Da qui il coinvolgimento di profili come Rino Rappuoli e il premio Nobel Giorgio Parisi, inserito nel cda della fondazione biotecnopolo.
La nobiltà delle intenzioni si è però infranta contro le beghe e gli appetiti politici, che hanno alimentato nervosismi e divergenze nello stesso esecutivo. La ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, ci aveva messo la faccia, garantendo lo sblocco dello stallo già a dicembre e quindi l’emanazione dei regolamenti mancanti e necessari all’avvio del centro anti pandemico.
I suoi uffici avevano provveduto a completare la documentazione, inviata agli altri ministeri competenti. Questione risolta? Macché. La pratica si è impantanata al ministero della Salute, dove Schillaci sta giocando la propria partita politica e di potere. Bernini non ha preso bene lo stop, chiedendo in via informale chiarimenti e sollecitando un’accelerazione.
Favore ai No-vax
Il sospetto delle opposizioni è che Fratelli d’Italia e Lega vogliano tenere buono l’elettorato No-vax, che sulla nascita del polo di ricerca è scatenato. Una crepa aperta con Forza Italia, che invece ha sempre tenuto una posizione favorevole ai vaccini. L’ordine è di muoversi con circospezione sul dossier: il tema è sensibile.
Giorgia Meloni è stata sostenitrice della commissione parlamentare di inchiesta sul Covid, che al suo interno prevede di investigare sulla campagna vaccinale.
E appena qualche giorno fa la presidente del Consiglio ha ribadito: «Sugli effetti avversi dei vaccini, il governo andrà fino in fondo». Ambiguità condivisa con la Lega di Matteo Salvini: per una volta tra i due leader c’è una sintonia totale. «Ci sono legami tra pezzi della destra e anche segmenti del mondo No-vax. A mio avviso c’è anche proprio un tema di avversità politico-culturale», ha denunciato l’assessore alla Salute della regione Toscana, Simone Bezzini.
La galassia anti vaccini si è scatenata sul centro di ricerca senese, adombrando svariati rischi immaginari. Il caso è arrivato anche in parlamento, il Partito democratico ha presentato un’interrogazione. «Quello che sta accadendo sul futuro del biotecnopolo e dell’hub anti pandemico di Siena è incredibile», dice Marco Sarracino, deputato del Pd e primo firmatario dell’interrogazione che si sofferma sul taglio annunciato da Schillaci.
«Il governo deve spiegare i motivi di questa scelta, che purtroppo rientra in un disegno più ampio che la destra sta compiendo dall’inizio di questa legislatura: colpire la sanità, fare l’occhiolino ai No-vax, tagliare le risorse per la scienza» aggiunge Sarracino. Per tenere alta l’attenzione, a Siena è stata organizzata ieri una mobilitazione a cui ha aderito anche il presidente della regione Toscana, Eugenio Giani.
Fedeli alla linea
La decisione del taglio delle risorse è irrecuperabile. Il deputato toscano di Fratelli d’Italia, Francesco Michelotti, ha difeso a spada tratta la riduzione dello stanziamento. «È finita la stagione dei soldi a pioggia», ha attaccato in un’intervista alla Nazione, lasciando trasparire il fastidio verso la quantità di risorse destinata al centro di ricerca.
Non è comunque solo una questione di No-vax e soldi da mettere altrove. Il problema è anche di gestione del potere. Se proprio deve esserci il centro anti pandemico, Schillaci lo vuole a propria immagine e somiglianza. Al ministro non piaceva la struttura organizzativa prevista e ha chiesto una modifica.
Secondo le nuove bozze dei documenti, il ministero della Salute avrà il potere di indicare il direttore amministrativo, aumentando la propria sfera di influenza sul biotecnopolo e mettendo le mani sull’aspetto organizzativo.
Sul punto è arrivato il via libera di Bernini, mentre si attende il giudizio positivo del ministero dell’Economia di Giancarlo Giorgetti, e del Mimit di Adolfo Urso, che comunque sono rimasti defilati limitandosi a osservare l’operato dei colleghi. In attesa che finiscano di litigare. E di flirtare con il mondo No-vax.
© Riproduzione riservata