«Domani, martedì alle 11.03, collegatevi sul mio Blog, sul mio canale Youtube e sulla mia Pagina Facebook. Ho un delicato messaggio da annunciare». L’annuncio del lunedì mattino arriva inaspettato solo nella forma. 

Che Beppe Grillo stesse organizzando la sua vendetta nei confronti di Giuseppe Conte, l’avvocato che non ha mai tollerato, era nell’aria. Intanto, aveva ottenuto la ripetizione del voto sulle questioni statutarie tra cui il quesito che aveva cancellato il suo ruolo, in programma per la seconda metà della settimana, con l’annuncio dei risultati nel weekend. Il post condiviso su Twitter, invece, ha più l’aria di un attacco diretto di quelli che caratterizzano lo stile di Grillo fin dagli esordi: «Probabile che annunci che ha deciso di togliere il simbolo del M5s a Conte» dice chi conosce bene il Movimento e il suo fondatore. 

La prospettiva del fondatore

Effettivamente, Grillo avrebbe deciso di utilizzare la rivelazione del patto che gli garantiva la manleva in cambio del suo silenzio su simbolo e nome a proprio vantaggio. Alla fine della scorsa settimana erano filtrati i dettagli di un accordo tra partito e fondatore più volte evocato negli ultimi mesi da Conte e dal notaio Alfonso Colucci. Nel documento, si certifica che Grillo rinunci a sollevare obiezioni sul simbolo in cambio della garanzia di assistenza legale da parte del partito: nella lettura del fondatore, quella è la certificazione del fatto che nome e contrassegno fanno capo a lui (o meglio, all’associazione fondata da lui e Enrico Maria Nadasi, suo amico stretto e commercialista).

Di conseguenza, dal suo punto di vista, si tratta della certificazione che gli consente di muovere in tribunale contro Conte. O almeno, questo è quanto sospetta chi lo conosce da tanti anni. 

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