Sentimenti violenti, stracci che volano e insulti. L’ultimo atto della saga del M5s continua con lo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. «Sembra un divorzio tra coniugi», dice qualcuno.

Le scene rimandano più alla fine di una passione clandestina, in un film di terz’ordine. «Io sono qui (in politica, ndr) perché mi ha pregato Beppe Grillo» sottolinea Conte, intervistato a Sky Tg24. Per poi scrivere in serata sui social: «Il Movimento 5 stelle non è la casa di una persona sola, è la casa di tutti gli iscritti! Il voto e la passione di ognuno qui contano. Nessuno può calpestare questa comunità».

Lo scontro tra leader

Furibondo l’ex comico ha tentato di coinvolgere nella diatriba tra i due anche il Pd con una lettera indirizzata alla sede di via del Nazareno e “alla cortese attenzione di Elly Schlein”: «Conte? Prendetevelo voi». L’ex Premier prima quasi si dispiace per questo momento «del livore, del sarcasmo, delle offese, delle ingiurie. Io non posso competere su questo livello». Poi affonda: «Se vuole provare a fare una nuova iniziativa politica, una fondazione. Lì può dire: mi succederà mio figlio, mio nipote. Una forza politica invece deve essere democratica».

La fine di questa storia la scriveranno gli iscritti al Movimento che hanno tempo fino alle 22 di questa domenica per pronunciarsi sul referendum online per la modifica del simbolo, sugli organismi di garanzia e sul ruolo del garante. Una nuova votazione imposta da Grillo a norma di statuto che non ha gradito l'esito della Costituente chiusa due settimane fa e delle modifiche già approvate in prima lettura al termine del "processo costituente" avviato la scorsa estate dall’avvocato di Volturara Appula. Anche stavolta, come nel primo voto, affinché la consultazione sia valida, dovrà partecipare almeno la metà degli iscritti: cioè 44.467 votanti sui circa 89mila aventi diritto.

Le carte bollate

Da qui l'invito di Grillo ad andare a far funghi. Consiglio subito accolto l'ex ministro Danilo Toninelli, probiviro M5s e vicino al garante, che ha postato un video mentre, camminando in un bosco, commenta: «Andate voi avanti a votare, voi che avete deciso di cancellare l'identità del Movimento 5 stelle. Io continuo a cercare i funghi». Gli ha risposto la deputata del M5s Gilda Sportiello: «Andate pure a funghi. Noi intanto continuiamo a lavorare per il paese». Toninelli ha poi spiegato: «Il quorum lo raggiungeranno ma il simbolo se lo riprende Beppe. La roba in tribunale non sarà né veloce né piacevole».

Un esito che molti danno per scontato come il deputato Alfonso Colucci fedelissimo di Conte: «Quando gli iscritti avranno votato anche domenica, politicamente il discorso sarà chiuso. Se ci saranno delle appendici legali ce la sbrigheremo in tribunale».

Lo stesso Conte ci ha tenuto a ricordare più volte la genesi: «Il simbolo è stato registrato da Di Maio prima che io arrivassi, per i partiti vale l'uso in maniera consolidata e dal Movimento è stato utilizzato in modo consolidato; quindi, non è di Grillo, ma non è neppure di Conte».

La strategia è tracciata: qualora l'ex comico ligure dovesse intentare una causa: «Sarebbe una mossa temeraria, rischierebbe di farsi male sul serio», riferisce un “big”. Non è un caso che Conte, proprio durante l'assemblea del gruppo del Movimento 5 stelle qualche giorno fa abbia ricordato come i dissidenti che hanno portato avanti una battaglia contro il vecchio statuto al tribunale di Napoli siano stati chiamati a pagare le spese processuali e si è evitato pure di chiedere i danni di immagine. E poi ci sono i contenuti del contratto stilato: la copertura legale a patto di una non rivendicazione sul simbolo.

I timori del Pd

In silenzio il Partito democratico osserva lo scontro, sguardo appeso sui risultati che porterà a casa l’alleato Conte che proprio su questa alleanza continua a fare dei distinguo: «Sì alleanze ma sulla base di un accordo ben preciso» e a provocare: «Il Pd si è ritrovato in Europa a votare con Meloni, noi no. Noi non stiamo dicendo che vogliamo fare l'alternativa da soli. Vogliamo essere progressisti indipendenti».

Progressisti, ma non di sinistra. Una precisazione chiara anche dall’altra parte, il fondatore del Pd Romano Prodi qualche giorno fa aveva liquidato così la questione: «Definire di sinistra il Movimento? Mi sembra difficile». E gli elettori? «Se il Movimento 5 stelle implode e si lacera con problemi sul simbolo», ragiona un alto dirigente dem, «dove vanno i suoi elettori? Pensiamo davvero che il Pd che vota per le armi all’Ucraina e che vota la commissione von der Leyen possa davvero assorbire l’elettorato in uscita fomentati da Grillo?».

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