Gli allevamenti intensivi costituiscono il 75 per cento di tutte le emissioni di ammoniaca in Italia. Sono la seconda fonte di formazione di polveri sottili nel paese, e causano ogni anno circa 50 mila morti premature in Italia, in particolare in pianura padana, una zona che vede una massiccia presenza di questo tipo di allevamenti.

Oggi a Roma al il Centro Congressi Cavour di Roma, le cinque associazioni che a febbraio avevano presentato la proposta di legge per la regolazione degli allevamenti intensivi, hanno discusso insieme a esponenti della politica e del terzo settore del futuro del settore della zootecnia intensiva.

La proposta di legge era accompagnata da un manifesto per cambiare il sistema degli allevamenti intensivi. Non si proponeva la chiusura immediata di tutti loro, bensì una moratoria sull’apertura di nuovi e sull’aumento del numero di animali in quelli già esistenti. Tutto ciò in attesa «dell’implementazione di un piano nazionale di riconversione dei modelli di allevamento più impattanti che dedicasse adeguate risorse economiche a sostegno della transizione ecologica delle aziende». L’obiettivo è cercare di premiare le piccole e medie imprese, il cui numero si è dimezzato negli ultimi vent’anni, e riconvertire la scala dell’economia. 

La pdl è poi passata al vaglio degli uffici legislativi ed è stata pubblicata sul sito della Camera dei deputati il 23 luglio scorso, con le firme di 21 parlamentari di cinque diversi gruppi politici, con prime firmatarie Eleonora Evi (Pd) e Michela Brambilla (Noi Moderati).

Una proposta rilevante anche per la transizione agro-ecologica. A marzo il parlamento Ue ha approvato una nuova normativa che equipara gli allevamenti intensivi agli impianti industriali a causa delle emissioni di metano e ammoniaca. Mentre nel documento presentato lo scorso quattro settembre dalla presidente della Commissione Ursula Von der Leyen “Dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura nell’Ue” sono indicate le linee guida che segneranno il lavoro della Commissione europea nella definizione di una nuova visione per l’agricoltura e l’alimentazione nei 27 Paesi membri. 

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