Le nuove intercettazioni della ministra del Turismo. Da deputata cercava pubblicità dalle aziende pubbliche. Ai giornalisti: «Io faccio scrivere tutti i collaboratori gratis. Ferragni è una sfigata, ma oggi vanno gli influencer»
Per comprendere appieno l’impianto ideologico della classe dirigente della destra di governo bisogna rileggere pensieri, parole e opere di Daniela Santanchè in versione manager. Un compendio di furbizie, approssimazione, conflitti d’interesse e il consueto “amichettismo”, utile per elemosinare qualche spiccio presso le aziende più importanti del paese.
Gli incontri
Il tutto è contenuto nelle 700 pagine nelle quali sono verbalizzati i suoi incontri con direttore e dipendenti di Pc professional, rivista di Visibilia, creatura dell’attuale ministra, gestita con il compagno Dimitri Kunz.
I sette appuntamenti, avvenuti tra il 2019 e il 2022, sono stati registrati e depositati agli atti del procedimento che la vede imputata per truffa aggravata ai danni dell’Inps, visto che dipendenti in cassa integrazione straordinaria per il Covid continuavano a lavorare.
A proposito di furbizie bisogna partire dalla fine quando, ormai quasi esaurito il “saccheggio” degli ammortizzatori sociali, Kunz discuteva di come abbattere il monte ferie, semmai trasformando alcuni giorni in rimborsi spesa. E mentre facevano i calcoli si premurava di evitare errori: «Perché se tu togli il 50 e lì lasci il 50, e poi gli paghi 50 (...)Ti rimane il costo 50 e l’abbiamo presa nel culo due volte (Risatina)», diceva nell’incontro svoltosi nel febbraio 2022. Il problema era sempre lo stesso, la crisi dell’editoria e l’assenza di soluzioni per restare a galla.
Così Santanchè e compagno utilizzavano prima la solidarietà e poi la cassa integrazione in deroga, mentre i giornalisti continuavano a lavorare, per tenere in piedi la baracca. «Perché io non sono abituata né a essere diplomatica, né le mezze misure. O voi avete un’idea per questo giornale o questo giornale io lo chiudo», diceva. Il compagno le rispondeva che ai giornalisti spettava scrivere non trovare soluzioni, ma l’amica di Giorgia Meloni obiettava: «Io lo dico, io così il giornale lo chiudo, perché basta vedere i conti, questo giornale è in perdita di qualche centinaia di migliaia di euro. Quindi... Io quante volte, direttore, gliel’ho detto, quante volte? volte? No, no, quante volte gliel’ho detto: “Cambiate”? E voi siete, scusate, dei paracarri, io ve lo dico con tutta franchezza».
Tra le idee brillanti di Santanché se ne contano diverse, la prima è quella di utilizzare ogni aiuto di stato, idea leggermente in controtendenza rispetto al motto, ripetuto ossessivamente in ogni salotto comodo della tv, dell’imprenditore che «rischia in proprio». L’altra idea è quella di favorire l’organizzazione di convegni, tipo sul 5G, cassata in pochi minuti dai dipendenti alla stregua di una boutade. Un’altra, invece, della quale Domani aveva già in parte parlato, è un grande classico: trovare pubblicità. Santanchè ha perfino chiesto una mano in questa direzione ai giornalisti che le hanno ricordato il rischio radiazione dall’ordine. «Noi dobbiamo fare la rivista o dobbiamo fare dell’altro?», si chiedeva il direttore del magazine. Santanché li rassicurava e poi rispondeva al direttore così: «No, dovete fare tutto».
Dopo la ramanzina elencava la lunga lista di manager e aziende che aveva già scomodato. In pratica l’attuale ministra del Turismo, inamovibile nonostante i fatti emersi, cercava investitori pubblicitari per evitare il tracollo, l’obiettivo era trovarne dieci con un budget da 30 mila euro. La sua ricerca pone, ancora una volta, una questione di conflitto d’interessi con il suo ruolo politico, all’epoca era deputata di opposizione. Il perché è presto detto, gli incontri, i rapporti con i grandi manager, con le aziende partecipate sono possibili grazie alle sue abilità di imprenditrice o per il ruolo politico ricoperto? È lei stessa, quando parla di cassa integrazione e di aiuti di stato, a ricordare il doppio ruolo, lo chiama cappello.
«Io so quel... io so dall’altro mio cappello che in Commissione si sta dialogando e di farla... ma loro parlano dei 6 mesi da gennaio a giugno (...) Sì, infatti per quello, dico, molto probabilmente ci sarà sino al 30 di giugno. A oggi però non ci sono ancora conferme», diceva il primo febbraio 2021.
E grazie ai mille cappelli, l’attuale ministra ha raccontato i tentativi fatti per conquistare fiducia e pubblicità delle aziende italiane a partecipazione pubblica e non solo.
Elemosiniera
Un’attività incessante, «mi arrampico sugli specchi, è la mia materia», diceva. E quali sono queste aziende? Si tratta di lecite interlocuzioni che non hanno prodotto per forza inserzioni pubblicitarie, ma raccontano contatti e rapporti di chi conta. «Sì. Enel è un nostro cliente pazzesco. C’avete delle idee? Ci seguono. Partono delle campagne. Avete delle idee per Enel? Abbiamo un ottimo rapporto. Eni, ci seguono. Avete delle idee per Eni? Benissimo, mi siedo al tavolo, se mi date un progetto lo... lo… lo... penso che riusciamo a farlo», diceva Santanchè prima di entrare nei dettagli anche dei rapporti con spa private.
Così raccontava dei rapporti con Enel: «Con Enel parte la campagna digitale l’11 di febbraio. Io oggi ho parlato col capo di Enel, mi ha detto: “Guarda Daniela, noi ti diamo il digitale” (inc. Pronuncia non chiara) perfetto, adesso devono vedere i budget e tutto, “Mi va bene tutto... tutto il tuo circuito, meno Novella 2000”. Perfetto. Io faccio una proposta, due settimane 7mila euro, adesso dico per dire», spiegava.
Non solo Enel, ma anche Eni. «Io sono andata a parlare con l’amministratore delegato Descalzi, m’ha detto: “No, guarda, Pc mi interessa come mezzo”. Tra tutti i nostri mezzi Eni mi ha detto che gli interessava più Pc. Allora, anche lì, siamo in grado di studiare qualcosa, che io mi possa presentare al massimo dei vertici e dire: “Noi possiamo fare questo?”».
Ferragni e tutto gratis
Per mantenere aperta la rivista servono soldi e anche i contatti di rilievo non bastano. Così Santanchè sferzava i suoi ipotizzando un passaggio al regime delle partita iva. «Volete il 100 di quello che avete avuto? Non è possibile. Non faccio nessuna trattativa, zero trattative. Se voi pensate che oggi potete portare a casa i soldi che avete portato ieri la trattativa è chiusa», diceva. «A me mi è rimasto Pc, l’unico giornale vecchia organizzazione, non c’ho nessun giornale con i giornalisti assunti, non ce l’ho nessuno, nessuno», ribadiva. Ma davanti all’intransigenza dei dipendenti, che volevano unicamente lavorare ed essere pagati, l’attuale responsabile del Turismo nel governo Meloni imbastiva un’analisi sul ruolo del giornalista e dell’influencer. «Adesso vi dico la Ferragni, ma ce ne sono altre trenta...(...) Che la sfilata di moda non gli interessa più che vada la Fedi del Giornale, ma gli interessa che vada questa qua, che per me è una sfigata, ma invece ha 2 milioni di follower. Il mondo è quella roba lì. Una volta erano i giornalisti, adesso sono gli influencer», spiegava.
Prima di concludere evidenziando la nuova frontiera del giornalista-collaboratore, quella a costo zero. «Quanti ne abbiamo che ci chiedono di scrivere gratis per poter mettere la firma, per poter ancora esistere, perché gente dice: “Se mi vedono su Novella 2000 che firmo, poi riesco magari a fare un altro lavoretto, un’altra cosa”. (...) Io potrei avere il direttore e tutti gratis, tant’è che il nostro borderò di Novella 2000 di fatto non esiste più, perché c’abbiamo tutti i collaboratori che scrivono gratis», diceva prima di riconoscere una diversità ai giornalisti di Pc «voi siete degli specialisti».
Chiudeva con la solita richiesta: «Ognuno di noi elenca nel corso della giornata tutto quello che fa è ovvio che si lavora di più e si guadagna di meno, su questo non ci sono dubbi, per tutti, per tutti. Per tutti. Quindi sappiamo che dobbiamo tutti lavorare di più, questo è innegabile, questo è innegabile», ammoniva Santanché. Non è bastato.
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