L’emendamento dei senatori leghisti Borghesi e Garavaglia potrebbe favorire Igor De Biasio, il manager fedelissimo del vicepremier. Su retroattività delle detrazioni edilizie e sugar tax c’è ancora alta tensione nella maggioranza
Mano libera per la società Arexpo con lo sforamento dei limiti di spesa e l’aumento degli stipendi dei vertici aziendali. Fino a concedere la possibilità di superare il tetto dei 240mila all’anno stabilito per i manager di controllate pubbliche. Almeno questi sono i progetti della Lega.
L’emendamento, infilato nel decreto agevolazioni fiscali, noto come Superbonus, ha un obiettivo chiaro: fornire delle deroghe alla società chiamata a gestire e valorizzare le aree in cui si è svolto l’Expo di Milano nel 2015.
Così viene alimentato il sospetto di un’operazione ad personam, cucita addosso all’amministratore delegato di Arexpo, Igor De Biasio, già consigliere Rai (prossimo alla scadenza) e presidente di Terna e manager vicinissimo ai leghisti. Nel 2019 il dirigente ha voluto che Matteo Salvini celebrasse il suo matrimonio civile.
Cnel bis
Lo stesso De Biasio era stato al centro di un caso simile: il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, aveva sottoposto alla Corte dei conti la possibilità di cumulare, oltre i 240mila euro, le remunerazioni da componente del cda Rai e da amministratore delegato di Arexpo. I magistrati contabili hanno dato parere negativo. Ora il ruolo a viale Mazzini sta per terminare e non c’è possibilità di rielezione. Da qui i dubbi su un’iniziativa fatta su misura del manager salviniano.
Certo, l’approvazione della norma non farebbe scattare l’aumento degli emolumenti, ma darebbe l’occasione di farlo in futuro. Un bis in salsa meneghina della manina che, nel decreto Pnrr, ha ridato lo stipendio al presidente del Cnel, Renato Brunetta.
La storia ruota intorno all’emendamento, presentato al Senato dal leghista Stefano Borghesi e sottoscritto da un nome di spicco del partito, come il fedelissimo di Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia, ex ministro del Turismo e attuale presidente della commissione Finanze a palazzo Madama. Il testo prevede, nello specifico, che ad Arexpo e alle sue controllate «non si applicano i vincoli, i divieti e gli obblighi in materia di contenimento della spesa pubblica» e non ci sia il tetto indicato «ai fini della determinazione degli emolumenti».
Una bella spinta per la società, controllata in maggioranza dal ministero dell’Economia e delle finanze (che detiene il 39,2 per cento delle quote), insieme a comune di Milano e regione Lombardia (entrambe al 21 per cento), alla Fondazione fiera di Milano (16,8 per cento) e alla città metropolitana di Milano e al comune di Rho (che hanno in tutto il 2 per cento).
I senatori leghisti hanno trovato l’aggancio con il Superbonus, illustrando la proposta come utile alla «realizzazione di interventi di rigenerazione urbana, di contenimento del consumo del suolo, recupero sociale, urbano ed ambientale concernenti immobili pubblici».
L’emendamento Borghesi-Garavaglia ha però sollevato perplessità di merito durante l’esame al Senato. La capogruppo del Pd in commissione Finanze, Cristina Tajani, ha espresso i «dubbi sull’opportunità che venga concessa ad Arexpo una deroga ai vincoli di contenimento della spesa pubblica, che peraltro potrebbe prefigurarsi come un ingiustificato e inutile trattamento preferenziale».
Ha chiesto quindi chiarimenti a Garavaglia, che da presidente della commissione e co-proponente era nella doppia veste di arbitro e giocatore. Alla fine, è stato disposto il momentaneo accantonamento.
Ma nelle prossime ore è atteso il voto con buone occasioni di approvazione. Il governo è infatti favorevole. Il sottosegretario all’Economia, l’altro leghista Federico Freni, ha difeso la logica della proposta proveniente dal suo partito perché segue «quanto già previsto per altre società, come Invimit, al fine di poter assumere più personale, superando i vincoli legali e far così fronte al considerevole aumento delle funzioni». Nulla risulta agli atti sullo sforamento del tetto degli stipendi.
«Le spiegazioni di Garavaglia e Freni sulla ratio dell’emendamento sono insufficienti», ribadisce a Domani Cristina Tajani. Secondo quanto risulta a Domani, peraltro, l’iniziativa della Lega non è stata nemmeno concordata o annunciata ai soci di Arexpo.
Tensioni multiple
Il decreto Superbonus, però, è destinato a creare altre tensioni su più livelli. L’Arera, l’Autorità di regolazione delle tariffe per l’accesso all’energia, ha denunciato ulteriori storture contenute in un emendamento, firmato questa volta dai due senatori di Forza Italia, Claudio Fazzone e Claudio Lotito.
La misura di fatto sottrae il ruolo dell’Authority di vigilanza sulle tariffe dei rifiuti. «Prima di smontare le regole attuali bisogna valutarne l’effetto», ha messo nero su bianco l’Arera.
Sullo sfondo c’è, poi, lo scontro principale tra Lega e Forza Italia. I pontieri hanno lavorato tutta la giornata di lunedì per trovare un compromesso dopo gli affondi incrociati del ministro dell’Economia Giorgetti e del vicepremier Antonio Tajani. Il provvedimento è atteso in aula per domani.
I forzisti vogliono evitare la retroattività della norma che spalma le detrazioni su 10 anni e hanno presentato dei subemendamenti che vanno in questa direzione. Di mezzo ci sono i numeri ballerini sulle coperture per lo stop alla plastic tax, che senza interventi normativi entrerà in vigore il prossimo luglio.
Il Mef ha studiato una soluzione per un rinvio al 2026. Ma resta intricato il nodo della sugar tax, che dall’1° luglio potrebbe scattare svelando la debolezza della propaganda meloniana. «Non c’è un solo motivo per non fare in modo di sterilizzarla», ha attaccato Giorgio Mulè di Forza Italia.
E a fatica dovrebbe essere accontentato con uno slittamento di un anno. A conferma che un provvedimento in apparenza secondario, come il decreto Superbonus, sia diventato il detonatore dei malumori tra alleati.
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