- Attese migliaia di persone nella capitale. Dal palco parleranno il segretario Cgil Landini, don Luigi Ciotti e Andrea Riccardi. Verrà letto un messaggio del Cardinale Zuppi.
- Anche i partiti della sinistra in piazza: rossoverdi, Art.1, Unione popolare. Ma anche Giuseppe Conte in piazza. Lo attacca il ministro della difesa Crosetto: «Squallido, ha votato i cinque decreti e ora dice no a “scellerate corse al riarmo”»
- Il Pd si fa in due, Letta a Roma, Quartapelle e Alfieri a Milano con Calenda, che accusa i pacifisti di «equidistanza» fra Kiev e Mosca. Ci saranno anche Letizia Moratti e Carlo Cottarelli.
Imponente, soleggiata e benedetta dall’Altissimo. Così si preannuncia la manifestazione per la pace di oggi a Roma (appuntamento alle 13 a piazza della Repubblica, gli interventi dal palco di piazza San Giovanni inizieranno alle 15). Imponente, a sentire gli organizzatori riuniti nel cartello Europe for peace, perché sono attese decine tra treni speciali e autobus. Soleggiata perché nella capitale farà bel tempo: il meteorologo Filippo Thiery, volto del meteo del programma tv Geo, ha regalato una previsione del tempo «nonviolenta» ai pacifisti, che ieri la rilanciavano sui social.
Miracolo di Francesco
Ma il corteo sarà benedetto dall’Altissimo: sarà pacificamente invaso dalle parrocchie, dalle suore, dalle associazioni laiche e confessionali. Lo striscione di apertura sarà portato dagli scout dell’Agesci, dal palco verrà letto un messaggio del Cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza dei Episcopale, e poi oltre al segretario Cgil Maurizio Landini parleranno don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele, e Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio.
Stavolta Europe for peace, cui aderiscono fra le altre sigle la Rete pace e Disarmo, Arci e Acli, rischia di riuscire in un miracolo, con l’aiuto del Vaticano e di papa Francesco, ad oggi il capo di governo che più spinge per un tavolo di pace fra Russia e Ucraina. Il miracolo è aver messo tutti insieme su una piattaforma che otto mesi fa, all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina, aveva creato fratture, soprattutto fra il mondo associativo e la sinistra politica, leggi Pd. Le parole d’ordine: l’immediato cessate il fuoco, la richiesta all’Italia, all’Ue e all’Onu di «assumersi la responsabilità del negoziato per fermare l’escalation» e convocare «una Conferenza per la Pace, per ristabilire il rispetto del diritto internazionale» e «per garantire la sicurezza reciproca» (passaggio che dovrebbe scoraggiare chi, fra i pacifisti, chiede «pace a tutti i costi», cioè anche a costo della resa di Kiev; ma anche chi, fra i filoucraini vorrebbe Kiev più vicina all’Ue), e infine «impegnare tutti gli Stati ad eliminare le armi nucleari, ridurre la spesa militare in favore di investimenti per combattere le povertà».
M5s e Pd
I pacifisti, fin qui spesso accusati di essere filoputiniani, hanno fatto le cose talmente in grande che stavolta i maggiori partiti del centrosinistra hanno fatto a gara per esserci, accanto ai frequentatori assidui come Sinistra Italiana, Verdi, Art.1, e agli “extraparlamentari” (nel senso che non hanno acciuffato eletti alle ultime politiche) dell’Unione popolare di Luigi De Magistris.
Ci sarà dunque Giuseppe Conte, il presidente M5s. Ha provato persino a giocare di anticipo nella convocazione della piazza, ma è stato subito ridimensionato dai promotori. Ieri ha salutato la manifestazione per la pace come il segno di «un ritorno in campo della società». Poi ha litigato con il ministro della Difesa Guido Crosetto che, nel giorno della festa delle Forze Armate, si è preso il gusto di ricordare all’ex premier oggi neodisarmista il suo curriculum: «Conte ha votato quei cinque decreti e ora dice no a “scellerate corse al riarmo”. Questa squallida propaganda politica su un tema così decisivo mi provoca solo tanta rabbia e tanta tristezza». «Una squallida provocazione», gli risponde piccato Conte.
A casa Pd le cose sono più complicate, perché invece Enrico Letta non ha cambiato idea sull’invio delle armi. In ogni caso la sapiente misura della piattaforma pacifista è potabile, anzi «compatibile con le nostre parole d’ordine», ha spiegato Enrico Letta. Che dunque sarà in piazza, scortato da una buona parte del gruppo dirigente. Che mette in conto qualche fischio, anche se gli stessi organizzatori hanno fatto circolare la consapevolezza che ogni fischio in più rischia di rubare la scena mediatica al popolo della pace.
Ma il Pd, neanche a dirlo, si è diviso: un drappello sarà a Milano, all’Arco della Pace, all’appuntamento lanciato da Carlo Calenda in polemica contro la presunta «equidistanza» fra Kiev e Mosca dei marciatori romani. Qui saranno Lia Quartapelle, Pina Picierno, Alessandro Alfieri (che però alla partenza sarà anche a Roma) e Carlo Cottarelli. «Il Pd sarà a Roma e nelle piazze che manifestano per la pace, in solidarietà con il popolo ucraino, per il cessate il fuoco e chiedere il ritiro delle truppe di Putin. Saremo con il popolo della pace, che non si farà dividere da polemiche politiciste», butta acqua sul fuoco Marco Furfaro. Il fatto è che a Milano rischia pure di fare notizia: ci sarà anche Letizia Moratti, ex vicepresidente della regione alla sua prima uscita pubblica dopo aver sbattuto la porta. Ci sarà ma «non per vicinanza a nessun partito», dice Calenda, che però si appresta a sostenerla alla corsa per la presidenza della Lombardia. Il Pd no. Ma ieri il leade di Azione l’ha buttata là: proponendo un ticket con Cottarelli, il probabile candidato del Pd.
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