Nel caso di “Anna” per la prima volta il suicidio assistito è avvenuto con il supporto del Sistema sanitario nazionale. E’ la terza persona che nel 2023 ha ottenuto l’accesso al fine vita in Italia, mentre altri tre italiani hanno ottenuto il fine vita in Svizzera. «Il diritto di scelta alla fine della vita si sta faticosamente affermando, nonostante ostruzionismi e resistenze ideologiche che sono sempre più lontane dal sentire popolare», dicono Filomena Gallo e Marco Cappato, Segretaria nazionale e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni. 

Che il tema stia diventando centrale nel dibattito pubblico lo dimostra l’aumento del numero di attivisti pronti ad autodenunciarsi per la causa: 13 nel 2023.

Il rapporto

Per la prima volta il Servizio sanitario nazionale ha assistito il caso di morte volontaria di Anna, una donna di Trieste affetta da sclerosi multipla. Dopo la sua richiesta di verifica dei requisiti nel novembre 2022, il tribunale di Trieste ha confermato il suo diritto a essere sottoposta alla procedura ad agosto 2022. Oltre un anno dopo, nel novembre 2023 ha ottenuto dal Ssn il farmaco letale e gli strumenti per l’autosomministrazione. Per questo l’associazione torna a sollecitare una norma che consenta di abbreviare i tempi.

Già a luglio, Gloria aveva posto fine alla propria vita appellandosi alla sentenza della Corte costituzionale 242/2019 sul caso Cappato Antoniani. Dopo l’attesa di alcuni mesi e l’impossibilità dell’azienda sanitaria, la donna affetta da un tumore è riuscita a ottenere la somministrazione del farmaco con l’assistenza del medico Mario Riccio, consigliere generale dell’associazione. 

Il caso di Laura è, invece, ancora pendente a causa del no della regione Umbria. Il tribunale non ha riconosciuto il quattro delle condizioni di salute richieste secondo la sentenza Cappato/Antoniani del 2019.

Il richiedente deve essere capace di autodeterminarsi, essere affetto da una patologia irreversibile, deve ritenere intollerabili le sofferenze fisiche o psicologiche e deve essere dipendente da trattamenti di sostegno vitale. Proprio l’ultimo punto è quello che crea di solito più problemi per la sua natura molto generica. Non è stato specificato, infatti, quali siano i trattamenti per il sostegno vitale e se la definizione si applichi anche al caso di Laura. 

Per il recente caso avvenuto a Piombino, l’associazione non ha informazioni poiché non era in contatto con la persona coinvolta, che ha ottenuto l’aiuto alla morte volontaria in applicazione della sentenza “Cappato - Dj Fabo”.

L’associazione afferma che nel 2023 le richieste di informazioni al numero bianco sono aumentate del 23,8 per cento in confronto all’anno precedente: 13.977 richieste di informazioni sul fine vita tramite il Numero Bianco coordinato dalla compagna di Dj Fabo Valeria Imbrogno e le email dirette all’Associazione Luca Coscioni. Si tratta di una media di 38 richieste al giorno, di cui circa 7 al giorno riguardano il suicidio medicalmente assistito e l’eutanasia. 

Continuano anche le denunce ai sostenitori di questa pratica. Primo fra tutti, Marco Cappato è indagato in tre città. Ma non è l’unico. Trentasette sono le persone che si sono iscritte al soccorso civile, l’associazione che offre assistenza alle persone che chiedono informazioni sul fine vita. Chi ne fa parte è consapevole di correre rischi sul piano penale, 13 di loro si sono autodenunciate. Questo dimostra che la consapevolezza si sta allargando. 

Gli autodenunciati sono i responsabili di Soccorso Civile Marco Cappato, Mina Welby e Gustavo Fraticelli; i parlamentari Riccardo Magi, Ivan Scalfarotto e gli ex senatori Luigi Manconi e Marco Perduca. La giornalista e bioeticista Chiara Lalli, la pensionata Felicetta Maltese, l’attivista Virginia Fiume, e Cinzia Fornero Guardia parco. Tra i famigliari delle persone malate figurano il figlio di Sibilla Barbieri, Vittorio Parpaglioni e il fratello di Margherita Botto, Paolo.

La campagna Liberi Subito 

Nonostante la sentenza Cappato Antoniani del 2019 abbia legalizzato la morte volontaria assistita, l’Italia non si è ancora dotata di una legge nazionale che disciplini le tempistiche ancora molto lunghe. Anna ha aspettato un anno, mentre Gloria due. I tempi sono troppo lunghi e i richiedenti non possono permetterselo. Per questo molti scelgono di seguire il percorso in Svizzera. 

L’associazione Luca Coscioni ha avviato una campagna dal nome “Liberi Subito” che ha l’obiettivo di prevedere delle leggi regionali per garantire dei tempi adeguati e definiti. Ad oggi le regioni pronte ad un passo in avanti sono dodici. Il Veneto e il Friuli Venezia Giulia hanno già avviato le discussioni nei Consigli regionali. 

Il Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo ritengono invece che le norme rientrino nelle competenze regionali e che siano in linea con i principi della Costituzione italiana. Anche in Sardegna, Basilicata e Lazio è  stata deposita una proposta di legge. 

L’associazione 

Fondata nel 2002 da Luca Coscioni, docente universitario e leader Radicale malato di sclerosi laterale amiotrofica, morto nel 2006, l’associazione promuove le libertà civili e i diritti umani correlati soprattutto alla scienza, come per l’assistenza personale autogestita, scelte di fine vita e la legalizzazione dell’eutanasia. Il fondatore scomparve nel 2006 ma l’Aps ha continuato a agire seguendo il motto «dal corpo dei malati al cuore della politica». Le azioni sono state promosse sia a livello nazionale, come il referendum del 2005 per abrogare la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, sia a livello internazionale promuovendo la libertà di ricerca scientifica nell’Organizzazione delle Nazioni Unite. 

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