Il decreto legislativo, approvato in consiglio dei ministri, amplia i tempi di pagamento: 120 rate in 10 anni per i debiti superiori a 120mila euro e consente la cancellazione delle cartelle non riscosse entro cinque anni. L’opposizione attacca: «Incentivo a non pagare»
La destra lo chiama fisco amico e nei fatti è un regalo a chi non ha versato il dovuto. Fornendo una specie di incentivo a rinviare il pagamento. Perché, nel dubbio, poi si vede. In perfetta continuità con la politiche del governo Meloni. Il nuovo decreto legislativo, approvato in consiglio dei ministri per dare attuazione alla riforma fiscale, garantisce una maggiore spalmatura del debito. I tempi per saldare i conti con l’erario vengono aumentati. Nel dettaglio: chi deve versare al fisco una somma superiore a 120mila euro potrà chiedere, dal 2031, una dilazione di dieci anni, in 120 rate mensili.
Attualmente le tranche previste sono al massimo di 72. L’aumento sarà comunque graduale biennio per biennio: nel 2025 e 2026, fino a 84 rate mensili; nel 2027 e 2028, fino a 96 rate mensili; nel 2029 e 2030, fino a 108 rate mensili. E dal 2031, appunto, si arriva a quota 120. Per ottenere il beneficio, basterà produrre la documentazione di uno stato di difficoltà.
La spiegazione del governo
«Questa operazione si rende necessaria perché al 31 dicembre 2023 il “magazzino” della riscossione ammonta a più di 1.200 miliardi. Svuotare questo abnorme mole riferita anche a persone defunte, nullatenenti, e non più reperibili, è molto importante per razionalizzare la riscossione», spiegano fonti di governo. che aggiungono: «Il “fisco amico” passa anche dalla rateizzazione dei debiti tributari, dando la possibilità ai contribuenti di poter pagare, tutto, ma in tempi congrui».
C’è poi un’altra operazione messa in campo dal governo, che va nella stessa direzione: le cartelle, notificate dal primo gennaio del 2025, saranno cancellate nel caso in cui non venissero riscosse entro cinque anni. Dal governo spiegano che decorsi cinque anni, i debiti potranno essere automaticamente scaricate dal cosiddetto “magazzino della riscossione”.
Per le somme non stralciate, invece, l’ente creditore potrà mettere in campo tre differenti soluzioni: gestire in proprio la riscossione coattiva delle somme discaricate; affidarla in concessione a soggetti privati mediante gara pubblica; riaffidarla all’AdER (Agenzia entrate e riscossione) per 2 anni nel caso in cui l’ente creditore venga a conoscenza di nuovi e significati elementi reddituali del debitore.
Incentivo a non pagare
«Prevedere la cancellazione automatica delle cartelle non riscosse entro 5 anni rappresenta un incentivo al mancato pagamento», attacca il deputato di Alleanza verdi-sinistra, Angelo Bonelli, che evidenzia come il meccanismo inneschi «una profonda ingiustizia nei confronti di chi, nonostante le difficoltà, sceglie di adempiere puntualmente ai propri doveri fiscali».
Infine, sempre dall’inizio del nuovo anno, le cartelle devono essere notificate entro nove mesi, pena la decadenza dell’esigibilità: l’Agenzia delle Entrate non potrà chiedere più nulla.
«Il governo continuerà a lottare contro i furbetti, mentre c'è tutta la volontà di aiutare chi vuole pagare ma è impossibilitato a saldare per intero il proprio debito con il fisco», ha commentato il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, piazzato da Giorgia Meloni a gestire la partita della riforma.
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