La commissione: rimodulare le mobilitazioni. E il ministro prepara le ingiunzioni ai lavoratori. Landini e Bombardieri disobbediscono: «Forzano la mano per ledere un diritto costituzionale»
Da una parte Matteo Salvini esulta: «Il Garante mette in castigo il capriccioso Landini». Appresso al ministro si scatena un ampio codazzo di leghisti e, meno numerosi, di Fratelli d’Italia. Dall’altra parte ci sono Cgil e Uil, che hanno indetto lo sciopero generale per il prossimo 17 novembre contro «la legge di bilancio e le politiche economiche e sociali messe in campo dal governo e a sostegno delle piattaforme sindacali unitarie».
Schierati con loro Pd, M5s e rossoverdi e le associazioni scese in piazza con la Cgil lo scorso 7 ottobre, in una manifestazione che ha portato a Roma più di centomila persone. Cgil e Uil contestano il Garante: «La precettazione non ha alcuna valenza giuridica e non può impedire l’esercizio del diritto di sciopero. La Cgil e le altre organizzazioni sindacali confermano lo sciopero».
Finisce insomma a sportellate l’ultima puntata dello scontro fra il ministro dei Trasporti e i sindacati. In serata fonti del ministero fanno sapere che Salvini è pronto a inviare una lettera ai promotori dello sciopero del prossimo 17 novembre per chiedere un ripensamento anche alla luce delle indicazioni del Garante.
Al Tg3 il segretario della Cgil Maurizio Landini già risponde picche: «Il Garante sta forzando la mano e Salvini dovrebbe avere rispetto per le lavoratrici e i lavoratori che ci rimettono soldi. Salvini e la Lega dovrebbero parlare delle cose che non hanno fatto, invece stanno cercando di parlare d’altro»
Generale o plurisettoriale
A mettere nei guai il sindacato è la “Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali”. In mattinata si confronta con i sindacalisti. Già l’8 novembre aveva avanzato rilievi alla modalità delle astensioni. Una convocazione in effetti articolata.
Venerdì 17 per 8 ore o un’intero turno di sciopero per le lavoratrici e i lavoratori delle regioni del centro. Nella stessa giornata scioperano le categorie del trasporto, del pubblico impiego e della conoscenza, ma di tutto il territorio nazionale. Il 20 novembre sciopera la Sicilia, il 27 la Sardegna, venerdì 24 le regioni del nord. Infine, venerdì 1° dicembre toccherà quelle del sud.
Dopo l’incontro la commissione ha confermato la richiesta già avanzate in precedenza: una rimodulazione dello sciopero del settore dei trasporti, dei vigili del fuoco e del trasporto aereo. Ma quella che pone il Garante è una questione di fondo, e che decide quali regole vanno applicate: l’autorità garante non riconosce la definizione di «sciopero generale nazionale», benché «articolato», che usano i sindacati – il precedente è quello del 16 dicembre 2021 contro la finanziaria del governo Draghi – e quindi applica la disciplina per quello che invece definisce «uno sciopero plurisettoriale».
In sostanza dice no all’astensione dal lavoro per 8 ore, cioè il turno intero, e chiede che lo sciopero si “restringa” a sole 4 ore.
La commissione cerca di smarcarsi dallo scontro politico, e sottolinea che «non intende in alcun modo mettere in discussione l’esercizio del diritto di sciopero, ma continuare ad assicurare l’osservanza delle regole».
Cgil e Uil sorvegliati speciali
Ma non convince tutti. Non convince per esempio il rossoverde Angelo Bonelli, che chiede chiarimenti: «Visto che la commissione ha consentito quest’anno ben sette scioperi generali, proclamati da sigle non confederali, sembrerebbe quasi un accanimento nei confronti dei sindacati principali. I casi sono due: o il ministro Salvini lo sapeva prima e ha creato una finta polemica per poi avere ragione, oppure la commissione si è fatta convincere dal governo e questo sarebbe ancora più grave».
In ogni caso Cgil e Uil annunciano disobbedienza. Confermano lo «sciopero generale e le sue modalità di svolgimento per la giornata del 17 novembre», dichiarano ufficialmente di «non condividere» l’interpretazione giuridica della commissione che, accusano, «mette in discussione nei fatti l’effettivo esercizio del diritto di sciopero sancito dalla Costituzione».
Confermano però la disponibilità «ad aderire alle indicazioni della commissione per il settore dei vigili fuoco e quello del trasporto aereo». Ora però bisognerà capire se gli attacchi di Salvini forniranno un motivo in più per scioperare, o invece spaventano i lavoratori.
Ora la commissione potrebbe decidere di aprire un «procedimento di valutazione», che può arrivare a decidere una sanzione fino a 100mila euro di multa per ciascuna organizzazione sindacale. Ma non è questo che temono davvero i sindacati: il punto è che Salvini da giorni minaccia la precettazione dei lavoratori. Difficile che non lo faccia.
Del resto i toni usati negli scorsi giorni contro Landini, fino a lunedì, sono stati pesanti: «Bocciata la pretesa del leader della Cgil di trascorrere un weekend lungo il prossimo 17 novembre sulla pelle di milioni di italiani», è la dichiarazione a caldo, dopo la decisione della commissione. In realtà è affidata a una nota della Lega, ma la mano pesante del ministro si sente: «I troppi anni a servizio del Pd al governo nazionale hanno arrugginito la Cgil che evidentemente ha dimenticato l’abc».
Il leader Uil Pierpaolo Bombardieri risponde colpo su colpo: «Succede regolarmente con Cgil, Cisl e Uil: ogni volta che noi proclamiamo gli scioperi nel settore del trasporto aereo e nel trasporto pubblico locale arriva il ministro Salvini e dice: “Li precetto”. Con le altre sigle no quelle sono brave.
Bisogna vedere gli scioperi di ottobre delle sigle autonome e vedere quanto interventi ha fatto il ministro Salvini e la Commissione di garanzia: zero». Si riferisce, come Bonelli, agli scioperi generali nazionali convocati negli scorsi mesi da Cub, Sicobas, Adl, Sgb e Usb. Ma dalla commissione respingono l’accusa di doppiopesismo: il punto giuridico, viene spiegato, è che quelli erano «veri» scioperi generali, al di là del peso (leggero) delle singole sigle.
Ma il punto vero è politico, secondo la segretaria Pd Elly Schlein: «Giorgia Meloni ha aumentato la precarietà e in manovra taglia i servizi alle pensioni. Le taglia anche a medici e infermieri mentre smantellano la sanità pubblica e intanto umilia i lavoratori calpestando i loro diritti di sciopero. È un assaggio del premierato forte, forte con i deboli e debole con i forti».
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