Nella manovra ci sono tagli ai fondi per l’inclusione dei disabili, mentre la riforma per le persone non autosufficienti in età avanzata attende stanziamenti e i decreti attuativi sono ancora in elaborazione
Un governo debole con i forti, come testimonia la pantomima della tassa sugli extra profitti bancari, e di sicuro si dimostra forte, o quantomeno incurante, verso i più deboli. Ne sanno qualcosa gli anziani, i disabili e anche i lavoratori fragili, tutt'altro che in cima alle priorità di questo governo. La testimonianza diretta arriva dalla manovra economica, che o taglia sul sostegno a queste categorie oppure non mette risorse aggiuntive per attuare le norme già previste.
Niente soldi agli anziani
Un caso di scuola è il disegno di legge Anziani, uno dei primi provvedimenti approvati nella legislatura, anche perché ereditato dal precedente governo. La riforma era pronta per essere approvata, poi c’è stata la crisi e Mario Draghi ha lasciato Palazzo Chigi. Il ddl ha avuto una corsia preferenziale, ma ora attende i decreti attuativi, che devono arrivare entro il 31 gennaio del prossimo anno. Pena la scadenza. Mancano appena due mesi. I testi sono in fase di elaborazione, ma non ci sono ancora bozze ufficiose. E soprattutto la finanziaria non ha messo un euro per garantire l’attuazione delle norme. La ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, ha confermato la volontà di rispettare i termini: «È una riforma non procrastinabile», ha detto alla Camera rispondendo a un’interrogazione della deputata di Azione-Per, Elena Bonetti, che da ministra dell’esecutivo guidato da Draghi ha seguito il provvedimento. E dove si recuperano gli stanziamenti necessari? «L’impegno è di individuare risorse adeguate a far partire, sin dal 2024, la sperimentazione di queste misure».
Bene che vada il provvedimento sarà in vigore in fase sperimentale e solo per determinate fasce d’età, con finanziamenti tutti da scovare. La delega è nelle mani della viceministra, Maria Teresa Bellucci (Fratelli d’Italia), che secondo quanto apprende Domani è al lavoro per sbloccare vari fondi incagliati, da anni su altri provvedimenti. L’obiettivo, al ministero, è quello di ridisegnare il meccanismo del supporto alle persone anziane, scrivendo una nuova cornice normativa. Bellucci ce la sta mettendo tutta, ma alle sue spalle non c’è un governo proprio determinato a esaudire le richieste. «Ora è importante che il governo mantenga l’impegno, mettendoci le risorse necessarie che mancano nella legge di Bilancio. Per questo abbiamo presentato emendamenti per rifinanziare le misure», dice a Domani Bonetti. Ma è storia nota la fine che faranno le proposte presentate dalle forze di opposizione.
E se la manovra non prende in carico le istanze degli anziani, fa ancora peggio per la disabilità, tema da sempre caro alla Lega di Matteo Salvini. Nella partita di giro, tra tagli di fondi e istituzioni di nuovi capitolo di spesa, le opposizioni denunciano un «taglio di 400 milioni di euro». Numeri alla mano, per il 2024 ci sono meno risorse a disposizione, nonostante la ministra della Disabilità, Alessandra Locatelli, respinga la tesi. Eppure, il punto di partenza è nel decreto Anticipi, che ha congelato 350 milioni di euro nell'ambito del riordino sull'assegnazione dei fondi. Queste risorse, sostengono dal dipartimento di Palazzo Chigi, «non potevano essere utilizzate per via del fatto che i decreti attuativi della legge delega acquisiranno efficacia a partire dal primo gennaio 2025, in modo graduale», spiega il dipartimento. Così, per Locatelli non c'è una riduzione, ma uno «slittamento» propedeutico a un «incremento strutturale», che sarà tangibile solo dal 2026.
Tagli alla disabilità
Fatto sta che i 350 milioni di euro non sono spendibili per l’anno prossimo e non c'è stato alcun impegno per cambiare la situazione. A questo si aggiunge il taglio di 50 milioni di euro stanziati, fino al 2023, per l’inclusione di persone con disabilità. Restano intatti, invece, i 200 milioni per gli alunni disabili a cui si sommano il totale dei 32 milioni di euro per caregiver e investimenti per le persone sorde. La dotazione scende così da 282 a 232 milioni di euro. Dal ministero della Disabilità, respingono l’accusa di taglio, sostenendo che le responsabilità sono del governo Draghi. Il solito giochino, che tace un aspetto: l'esecutivo in carica avrebbe potuto immaginare degli intervent correttivi. Il totale della riduzione, come mette in evidenza il Pd, ammonta di 400 milioni di euro per il 2024, che dovrebbe essere bilanciato di nuovo solo dal 2025.
Del resto le associazioni che rappresentano le persone disabili hanno fin dal primo momento espresso «contrarietà e preoccupazione», rispetto alle misure intraprese. «Per costituire il fondo unico il Governo ne sopprime quattro», hanno denunciato in un appello congiunto. A nulla è servita la mobilitazione in parlamento. «“I monopattini sono più importanti dei disabili”, diceva proprio Giorgia Meloni all’opposizione. Per lei le persone con disabilità sono talmente importanti che ha tolto loro 400 milioni di euro», attacca Marco Furfaro, deputato del Pd, che sta seguendo il dossier. «In questi mesi», insiste il parlamentare dem, «hanno trovato il tempo per premiare gli evasori fiscali, di fare sanatorie e condoni per oltre un milione di euro. Per i rave, la farina di insetti, la carne coltivata. Ma non per dare un supporto concreto a chi ha una disabilità».
Fragili e isolati
A chiudere il cerchio delle fasce deboli abbandonate dal governo, ci sono i lavoratori fragili che fin dall’insediamento di Meloni a Palazzo Chigi stanno chiedendo maggiore attenzione. Con il recente aumento di casi di Covid, il problema si ripresenta aggravato: il 31 dicembre scade la concessione di lavoro agile alle persone con seri problemi di salute, tra cui pazienti oncologi, persone con malattie autoimmuni, trapiantati. La richiesta minima, avanzata in una lettera inviata alle istituzioni, è quella di estendere la misura di tutela per un altro anno, introducendo una serie di «interventi strutturali». Ricordando che Fratelli d’Italia «nel programma elettorale si era impegnato a tutelare lavoratrici e lavoratori fragili, gli invalidi e i caregivers». Quando sventolava la bandiera del sostegno ai più deboli.
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