Da PagoPa al Maxxi di Giuli, gli affidamenti diretti con le società statali meloniane hanno fatto decuplicare gli introiti, La premier attacca i Bisignani, ma la società del golden boy di Dell’Utri ha costruito un gran feeling con Chigi
Da PagoPa al Maxxi della gestione Giuli, dall’Istituto poligrafico al centro per il libro e la lettura. C’è una società di lobbying in Italia che nell’era del governo Meloni è diventata sempre più forte. E ricca. È Utopia lab, anche nota con l’abbreviazione Utp, di Giampiero Zurlo, golden boy del lobbismo italico ed ex pupillo di Marcello Dell’Utri. Utopia, soprattutto nell’ultimo biennio, ha infatti aumentato il volume di affari – tra affidamenti diretti e gare vinte – con le partecipate statali e gli enti pubblici.
Un caso eccezionale visto che in pubblico Giorgia Meloni lancia strali nei confronti di «lobbisti e affaristi». Un mucchio indistinto per agitare lo spauracchio dei poteri forti.
Nella lista dei nemici è stato inserito soprattutto Luigi Bisignani, giornalista, lobbista e consigliere abile a muoversi nei palazzi del potere romano. La presidente del Consiglio è ossessionata da possibili complotti e vede ombre di congiure in ogni angolo. E a palazzo Chigi Bisignani viene considerati tra i possibili registi, nonostante sia un amico di vecchia data del ministro della Difesa, Guido Crosetto, co-fondatore di Fratelli d’Italia.
Bisignani ha ribadito l’amicizia in una recente intervista. Ma non basta a risollevare la considerazione nei suoi confronti.
La tela di Zurlo
Agli antipodi di Bisignani c’è quindi Zurlo, 41 anni, che ha saputo costruire una rete tra lobby e comunicazione, investendo – coadiuvato dal socio Ernesto Di Giovanni – anche nell’editoria con l’acquisizione di quote della rivista Formiche e la fondazione del sito Watcher post.
«È uno dei pochi lobbisti capace di dialogare direttamente con il sottosegretario, Giovanbattista Fazzolari», racconta a Domani chi conosce bene il fondatore di Utopia. Il braccio destro di Giorgia Meloni è noto per la sua ritrosia a incontrare portatori di interessi o rappresentanti di poteri forti o presunti tali. A meno che non siano meritevoli della sua fiducia.
Il sottosegretario ha comunque smentito, in un articolo su Repubblica, di avere un canale privilegiato con Zurlo. Ma le entrature di Utopia a palazzo Chigi, a più livelli, non mancano sebbene si eviti di sbandierare il rapporto.
Resta poi la certezza numerica: come ha potuto ricostruire Domani, Utopia nell’ultimo biennio ha visto balzare verso l’alto gli introiti legati ai contratti pubblici. Il grafico ascende di pari passo all’arrivo del governo Meloni. Nel 2020 – nel pieno del governo Conte II – gli affidamenti e l’aggiudicazione di appalti pubblici ammontava a soli 38mila euro, l’anno successivo i ricavi con il pubblico sono incrementati di poco, a 70mila euro, e nel 2022 c’è stato un altro balzo, sempre contenuto, a 95mila euro.
Il primo vero boom si è verificato nel 2023 – quando il governo Meloni era al timone – con 257mila euro di introiti per i rapporti con il pubblico. La scalata non è finita, anzi: la somma ha toccato il picco di 339mila euro nell’anno in corso.
Società melonizzate
L’ultimo contratto, il più sostanzioso, è quello stipulato con PagoPa, la società che garantisce i pagamenti online dei contribuenti, grazie all’aggiudicazione di un bando di gara per un totale di 169mila euro per i «servizi di consulenza strategica in ambito di relazioni istituzionali e stakeholder engagement». Insomma, PagoPa ha ora la sua società di lobby. E si torna laddove si era partiti: a palazzo Chigi.
L’amministratore delegato della società è Alessandro Moricca, uomo di fiducia di Fratelli d’Italia e che vanta un buon feeling proprio con Fazzolari. Moricca è un esperto di turismo e soprattutto di dati: proprio in questa veste, nel 2020, ha partecipato a un evento – fatto in videoconferenza – promosso dai parlamentari di Fratelli d’Italia per raccontare i «veri numeri» del Covid-19. Il cerimoniere dell’evento era proprio Fazzolari, all’epoca solo senatore di FdI, coadiuvato dal suo braccio destro, Francesco Filini, diventato erede al vertice del centro studi del partito meloniano. Moricca è un manager di comprovata fiducia per palazzo Chigi, tanto che è stato tra i primi nomi piazzati nel giro di cambi al timore delle società statali.
Zurlo, comunque, vantava già un certo feeling con PagoPa. A un mese dalla vittoria elettorale del centrodestra, nel 2022, aveva ricevuto un affidamento diretto 80mila euro, stabilito dal precedente consiglio di amministrazione della partecipata pubblica.
Ma a marzo Utopia è passata all’incasso anche altrove. Esattamente con un affidamento diretto da 96mila euro, dell’Istituto poligrafico e zecca dello stato per un «servizio di consulenza strategica per i vertici aziendali». Al vertice dell’Ipzs siede come presidente del cda Paolo Perrone, ex sindaco di Lecce, e dirigente di spicco di Fratelli d’Italia in Puglia.
È un uomo di fiducia del neo-commissario europeo, Raffaele Fitto. Perrone lo ha sempre seguito nelle sue varie avventure, anche quello del partitino Direzione Italia. C’è stato un breve dissidio, poi i due si sono ritrovati dentro FdI.
Non solo. Zurlo può vantare un filo diretto con il nuovo ministro della Cultura, Alessandro Giuli, che da direttore del Maxxi a Roma gli ha affidato un contratto da 30mila per un servizio di supporto alla comunicazione. L’intesa è datata 8 febbraio, quando era impensabile che l’ex editorialista di Libero diventasse ministro.
Da allora le cose sono cambiate in meglio per Giuli che ha preso il posto di Gennaro Sangiuliano al Collegio romano. E con la cultura a Utopia si mangia, a differenza della famosa frase attribuita a Giulio Tremonti (benché l’ex ministro smentisca di averla pronunciata): nel gennaio 2023 la società di Zurlo è stato stipulato un accordo, da 69mila euro in anno, con il Centro per il libro e la lettura (Cepell) per la – «realizzazione di un piano di comunicazione istituzionale esterna e di un piano editoriale per siti web e social». Il Cepell fa riferimento, attraverso la direzione generale biblioteche, che risponde al ministero della Cultura.
Insomma, le entrature di Zurlo nei mondi della destra sono varie e sfaccettate. La spinta alla sua carriera è arrivata con la Fondazione del Buongoverno, creatura di Marcello Dell’Utri lanciata per dare spinta alla coalizione all’epoca capeggiata da Silvio Berlusconi.
Zurlo, all’epoca solo un giovane intraprendente, figurava tra i soci fondatori. Poi, sfruttando le relazioni, ha ramificato la capacità di fare lobbying. Oggi detta la linea della sua società che ha sede in Santa Maria in via, a Roma, alle spalle della galleria Alberto Sordi, proprio a due passi da largo Chigi. Altri uffici hanno aperto a Milano e soprattutto a Bruxelles.
Sforzo editoriale
C’è poi una diramazione di Utopia, il lato editoriale coperto da Zurlo attraverso la società Urania media, che ha acquisito quote della società Base per Altezza, editrice della rivista Formiche, molto influente nel mondo dei lobbisti e del potere.
Urania ha quindi fondato il giornale online Watcher post, garantendosi un avamposto nel mondo dell’informazione digitale grazie all’investimento previsto fino a un milione di euro. Ma Urania consente lo spin off di ulteriori introiti grazie ai rapporti con il pubblico.
Un esempio? Da Ismea, ente che fa capo al ministero dell’Agricoltura di Francesco Lollobrigida, sono stati erogati 20mila euro per la pubblicità dei servizi dell’istituto agricolo sulla rivista Formiche.
Stessa cifra è arrivata dall’Agenzia spaziale italiana, la cui nomina ai vertici spetta al Comint, il comitato per le politiche aerospaziali, presieduto dal ministro delle Imprese di Adolfo Urso. E ancora: 30mila euro sono stati erogati dall’Enac, ente di aviazione civile, per la realizzazione di una campagna di advertising di un evento istituzionale. Affari conclusi nell’ultimo anno e mezzo, in piena era Meloni.
Oggi, insomma, con le sue società Zurlo riesce a dialogare con tutte le articolazioni di Fratelli d’Italia. Qualche difficoltà maggiore arriva sul fronte della Lega. Un caso emblematico è la Sogin, società che gestisce lo smantellamento delle centrali nucleari, in cui il partito di Matteo Salvini sta prendendo il sopravvento in asse con Forza Italia.
Nel 2023 Utopia si è aggiudicata un bando di gara per il monitoraggio sui temi di interessi e la gestione di crisis management per una somma totale di 188mila euro in due anni. Solo che a inizio 2024 è cambiato qualcosa, la società guidata dall’amministrazione delegato, Gian Luca Artizzu, ha puntato sulla Vento associati, estrazione leghista con trascorsi vicini all’ex sindaca di Milano, Letizia Moratti.
In questo caso si tratta di un affidamento diretto da 139mila euro sotto la soglia, dunque senza un bando pubblico. Poco male, comunque. Utopia, a dispetto del nome, ha una base di realtà solida. Grazie anche a FdI.
Diritto di replica
Egregio Direttore,
in relazione all’articolo a firma di Stefano Iannaccone del 22 settembre dal titolo “Il lobbista più amato da FdI. La destra e gli appalti a Zurlo. L’ascesa di Utopia e il legame con i fedelissimi di Meloni” devo precisarle che si tratta di ricostruzioni erronee, prive di fondamento, che presentano gravi elementi diffamatori e denigratori verso la mia persona e verso UTOPIA, la società che presiedo.
In primo luogo, i numeri che vengono assunti a base del teorema dell’articolo sono completamente errati. Non risponde al vero, infatti, che nel 2020 la società fatturasse solo 38mila euro con contratti pubblici: già quell’anno la mia società fatturava con le società pubbliche controllate dallo Stato oltre 300 mila euro. Preciso inoltre che quell’anno il gruppo UTOPIA fatturava complessivamente circa cinque milioni di euro. Non corrisponde dunque a verità, ed anzi è puramente diffamatorio, ritenere che l’ascesa della società sia dovuta al legame con l’attuale Governo, né tantomeno ha alcuna base oggettiva dire che «le società meloniane hanno fatto decuplicare gli introiti».
Non solo non vi è stato un incremento del fatturato legato alle società di Stato, ma la percentuale di fatturato derivante dalle suddette società è sensibilmente diminuita nel corsodegli anni, attestandosi a poco più del 3 per cento del valore rispetto al fatturato complessivo di UTOPIA, pari a circa otto milioni nel 2023. Inoltre, in questi ultimi anni alcune società di Stato, precedentemente nostri clienti, non hanno rinnovato i relativi contratti. Si tratta di normali dinamiche di mercato, dove le scelte – tanto delle società di Stato, quanto delle più importanti multinazionali che operano in Italia e che siamo onorati di annoverare tra i nostri clienti – vengono fatte in base a gare pubbliche o selezioni tra concorrenti, e dove la scelta –almeno per quanto ci riguarda – non è mai influenzata da rapporti politico-istituzionali, ma dalla qualità del servizio e dal prezzo offerto.
Dal 2013 al 2023 si sono succeduti sette diversi Governi e, come dimostrano i numeri, il costante successo e l’ascesa di UTOPIA – che già nel 2018 veniva inserita dal Financial Times tra le Fastest Growing Companies in Europe per i risultati del triennio precedente – non dipendono né dalle società di Stato, né dal Governo pro tempore alla guida del paese, ma dalle persone che ci lavorano.
Diritto di replica
Gentile Direttore,
Con riferimento all’articolo pubblicato ieri sul Suo giornale a pagina 3 ("La destra e gli appalti a Zurlo), l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato nel confermare di aver effettivamente in corso un contratto con la società Utopia con l’obiettivo di rinforzare la presenza dell’Istituto nell’ambito istituzionale europeo, precisa quanto segue: 1) la selezione è avvenuta a seguito di una procedura pubblica di manifestazione di interesse.
2) tale procedura è stata svolta dagli uffici in totale autonomia, senza alcun intervento dei vertici aziendali e in particolare – a differenza di quanto lasciato intendere nell’articolo – del Presidente Paolo Perrone il quale non ha mai avuto occasione di conoscere il dottor Giampiero Zurlo.
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