Una sconfitta annunciata, quella del Molise, così annunciata che la notizia diventa il silenzio del Pd. Elly Schlein, prima di volare a Bruxelles, dove ieri sera doveva incontrare la delegazione Pd e stamattina il commissario Paolo Gentiloni e la presidente del parlamento europeo Roberta Metsola, twitta sulla tv pubblica: «Nel contratto di servizio Rai viene tolta la valorizzazione del giornalismo di inchiesta e invece inserita la promozione della natalità. Che significa e come incide sulla programmazione? Un governo di ipocriti che intanto aumenta la precarietà e sta per tagliare il Pnrr sui nidi».

Tutto giusto. Ma nel day after del disastro Molise, un triplete negativo dopo le comunali e le regionali di Lazio e Lombardia, suona fatalmente come parlare d’altro. In Molise è finita con Francesco Roberti, candidato della destra più Italia viva, oltre il 62 per cento, e Roberto Gravina, sostenuto da Pd, M5s e rossoverdi, poco sopra il 36. Il Pd è cresciuto dal 9 al 12 per cento, ma alla fine sembra più sconfitto dei M5s in caduta libera: un tonfo dal 31 per cento al 7 (e invece la questione detona negli interna corporis del Movimento).

Il silenzio

Fra i Cinque stelle il silenzio è di tomba. Ma anche nel Pd quasi tutti tacciono. Quelli lontani alla linea di Schlein lo fanno perché le obiezioni le hanno già avanzate in direzione: in queste ore lo scontro pesante fra governo e opposizioni silenzia la polemica interna.

Quelli più vicini tacciono lo stesso. L’ex ministro Andrea Orlando prova a circoscrivere la botta: «Quella del Molise è una vicenda con caratteristiche proprie», la tendenza da registrare è «il forte astensionismo» che colpisce «di più il centrosinistra e il M5s che non il centrodestra», dice al Quotidiano nazionale.

È vero, l’affluenza è franata dal 52 del 2018 a sotto il 48 per cento. Ed è evidente che colpisce il centrosinistra. Ma perché? «Caratteristiche proprie» aveva anche la sfida di Brindisi, altra persa malamente dal campo giallorosso alla tornata delle comunali; e quella di Pisa. E non è andata meglio in altre competizioni in alleanza con il Terzo polo. Ma quanti indizi ci vogliono, se non per una prova, per fare almeno uno straccio di ipotesi?

In pochi si avventurano in un’analisi. «Il Molise è il Molise», ci si sente rispondere dai più vicini a Schlein. «Non è un campione rappresentativo. Certo, è una sconfitta. Ora dobbiamo metterci al lavoro sulle campagne lanciate dalla segretaria su cui si è registrata l’unità del partito. Né si deve fermare l’idea di costruire un lavoro comune delle opposizioni su alcuni temi». Salario, sanità, Pnrr.

Il Molise

Se il Molise è il Molise, parliamo di Molise con un deputato riformista. «Ma in che mondo vive chi è sul territorio e ha detto di avere sondaggi di risultato in bilico tanto da indurre Conte e Schlein alla limonata in comune?», intende l’ormai famigerato incontro al bar di Campobasso. «Sei sotto di 30 in una regione certo non grande e non ne hai la minima percezione?».

Più in generale: «È evidente che un’alleanza solo Pd-M5s-rossoverdi non è la soluzione. Senza un Pd più attrattivo il campo non si allarga». In tv va Chiara Gribaudo, vicepresidente: «Il Pd ha fatto un atto di generosità nei confronti della composizione di una opposizione larga, ma qualcosa non ha funzionato». La capogruppo alla Camera Chiara Braga: «C’è ancora molto da fare ma non si abbandona la costruzione di un percorso comune con le altre opposizioni. Il Terzo polo ha deciso di fare da stampella al centrodestra, vedremo se questo avrà un esito, speriamo di no». Ma Matteo Renzi vira a destra per incrociare Forza Italia. Anche questo è un indizio.

A dire ruvidamente che c’è un problema è Salvatore Margiotta, riformista che gioca libero: «Ora si minimizzerà la batosta. Il mantra è: conta il voto delle europee, ma nel 2024 si vota alle regionali in Piemonte, Sardegna, Basilicata, Umbria e Abruzzo. La mia Basilicata ha molti punti in comune con il Molise. Far finta di nulla non mi pare la migliore strategia».

Obiettivo europee

La segretaria in effetti sembra puntare solo sulle europee. Ma sulle liste regnano i retroscena, e la confusione tra degli eurodeputati. Confusione che sembra quasi coltivata, a giudicare da certi dettagli: ieri è stata annunciata per martedì a Ventotene la prossima riunione di segreteria. Altra tappa simbolica, dopo il luogo dove fu ritrovato il corpo di Matteotti: è l’isola del confino di Spinelli e Rossi, la culla del manifesto per «un’Europa libera e unita».

A Ventotene Walter Veltroni ha inaugurato la corsa per le primarie nel 2007. E Matteo Renzi nel 2016 ha invitato Merkel e Hollande per un vertice sull’Ue del dopo Brexit. Lì Schlein ha chiamato anche gli europarlamentari, e i rappresentanti istituzionali in Europa Paolo Gentiloni e Pina Picierno. Ma risulta che siano stati invitati a pranzo, non alla discussione. A cui parteciperebbe solo il capodelegazione Brando Benifei, invitato permanente in segreteria, insieme agli omologhi di Camera e Senato.

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