Con 22 seggi i dem italiani sono il partito più rappresentato nel gruppo dei socialisti europei. Segue il Psoe di Pedro Sanchez con 20 europarlamentari eletti
Elly Schlein ha motivo di gioire in Italia e in Europa. Mentre a Roma ha potuto confermare il fatto che sarà lei a guidare l’opposizione negli ultimi tre anni di legislatura, a Bruxelles porta a casa la primazia nel gruppo dei Socialisti europei. Il Partito democratico porta infatti il numero più alto di europarlamentari al gruppo, 22. Il Psoe spagnolo, che in un primo momento sembrava essere andato meglio, si ferma a 20.
Lontanissima la Spd tedesca, che ne manderà all’europarlamento appena 14, uno in più dei 13 socialisti francesi. Insomma, Schlein detterà la linea anche in Europa, dove i socialisti saranno decisivi nella formazione del nuovo esecutivo continentale. Nonostante i popolari siano infatti prima forza europea, non è detto che la presidente uscente della Commissione europea Ursula von der Leyen sia confermata. I voti non bastano per formare una maggioranza tutta di destra con Ecr di Giorgia Meloni e Id di Matteo Salvini e Marine Le Pen.
Potrebbe invece bastare il sostegno della maggioranza Ursula: popolari, socialisti e liberali avrebbero i voti necessari, ma von der Leyen raccoglie i frutti della sua spericolata campagna elettorale. I flirt con l’estrema destra le hanno inimicato Renew Europe ma anche i socialisti, che ora diventati determinanti potrebbero puntare i piedi su un nome meno compromesso di quello della presidente uscente. Von der Leyen si porta dietro anche le inchieste giudiziarie e una gestione della questione dei migranti piuttosto vicina agli standard di Meloni che non tutto il Pse è pronto a sostenere.
Le prospettive in Italia
In Italia Schlein conquista in maniera incontestabile la guida dell’opposizione. Al meridione il Pd è addirittura primo partito oltre Fratelli d’Italia con il 24,4 per cento delle preferenze. La segretaria ha detto comunque di voler continuare a proporsi come «testardamente unitaria»: certo, adesso lo può fare in condizioni diverse. Le altre voci dell’opposizione sono state spazzate via o hanno subito un drastico ridimensionamento: il primo caso è quello dei centristi, il secondo quello del Movimento 5 stelle.
Matteo Renzi, Più Europa e Carlo Calenda non sono nemmeno riusciti a superare la soglia di sbarramento, Giuseppe Conte si trova di fronte al peggior risultato della storia dei grillini. Al contrario, può gioire Avs: un risultato che sfiora il 7 per cento fa aumentare il peso specifico della formazione di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli nel novero delle forze d’opposizione. Gli ottimi rapporti con il Pd di Schlein, che ha anche fatto rientrare nel partito una parte degli ex fuoriusciti di Articolo 1, sembrano favorire una cooperazione stabile.
Tengono anche i comuni: la vittoria al primo turno è a un passo a Cagliari, Bergamo e Perugia, che sarebbe una riconquista. Si va al ballottaggio con centrosinistra avanti anche a Firenze e Bari: entrambe erano partite rischiose. Nel capoluogo toscano i dem dovevano fare i conti con la concorrenza interna della candidata renziana Stefania Saccardi mentre in Puglia il Pd era insidiato sia dalle inchieste giudiziarie sulla gestione Decaro che dal fatto di correre anche contro il candidato del M5s Michele Laforgia.
Le analisi
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- Europee: preferenze boom per Meloni, Salis sopra 150mila
- Tajani vince il derby con la Lega e diventa il principale interlocutore di Meloni
- Il Pd è la delegazione più forte nel Pse, secondi gli spagnoli del Psoe
- Il voto dei fuorisede premia Avs e Partito democratico. Male i partiti di governo
- L’astensionismo al sud punisce Conte. Che ora rischia il posto
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- Renzi batte Calenda con le preferenze, ma perdono entrambi
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