Il manager che nel 2017 firmò una consulenza da 166mila euro a Fazzolari era terzo nel punteggio della commissione. Ma il cda della 3-i ha puntato su di lui «fiduciariamente»
Stefano Acanfora, il manager che aveva firmato alla regione Lazio il via libera per una consulenza da 166mila euro all’attuale sottosegretario, Giovanbattista Fazzolari, è diventato direttore generale della società pubblica 3-i spa anche grazie all’azzeramento dei punteggi, attribuiti dall’apposita commissione esterna, costituita per valutare le candidature arrivate. Una procedura che ha dato forza ai mugugni degli altri partecipanti, che sospettano un possibile conflitto di interessi visto che Acanfora è considerato un nome gradito da Fazzolari.
Dunque l’assegnazione dell’incarico è avvenuta alla fine su base discrezionale, in seguito a dei colloqui svolti con il cda (nominato dal governo). Il nome di Acanfora era finito terzo nella rosa degli idonei, selezionati per i titoli richiesti dal bando, ma poi è balzato in testa. Con la benedizione del ministero del Lavoro di Marina Elvira Calderone e di Palazzo Chigi, dove Fazzolari è uno dei più potenti consiglieri di Meloni.
Graduatoria azzerata
Ma procediamo con ordine. La commissione, presieduta dalla magistrata cassazionista Antonella Ciriello (non da Angelo Borrelli come da noi erroneamente riportato in precedenza) aveva selezionato una rosa di sette nomi, una short list, da inviare al consiglio di amministrazione della 3-i.
Nella graduatoria, in testa erano due candidati che avevano ottenuto un punteggio superiore, e altri erano appaiati, in terza posizione, ad Acanfora. Cioè i manager Stefano D’Arbora e Serafino Sorrenti. Il cda non ha però tenuto presente l’ordine. Ha infatti «considerato tutti alla pari», dice interpellato da Domani Gennaro Terracciano, presidente della società che dovrà gestire i servizi digitali per Inail, Inps e Istat.
«Abbiamo voluto una commissione totalmente autonoma. I direttori generali di qualunque amministrazione vengono indicati senza alcuna selezione concorsuale», precisa Terracciano, rivendicando la «piena trasparenza». Fatto sta che dall’elenco approdato nel cda è stata selezionata una terna di candidati attraverso delle audizioni.
Quindi c’è stata una valutazione discrezionale dell’organismo di amministrazione della 3-i. Nel tris di nomi individuato, figuravano i due più titolati, secondo la valutazione della commissione di Ciriello, più Acanfora, preferito agli altri che avevano ottenuto il suo stesso punteggio.
Ok ad Acanfora
Dopo i colloqui con il consiglio di amministrazione – composto da rappresentanti di Inps, Inail, Istat più altri due indicati da Palazzo Chigi e dal ministero del Lavoro – il nome di Acanfora è stato quello proposto alla presidenza del Consiglio e al ministero del Lavoro, a cui per statuto spetta l’avallo. Nessuno ha avuto da ridire.
Ma come c’è stata la decisione finale? «Si valuta l’elemento fiduciario», ammette Terracciano. A quel punto il passaggio per l’investitura ufficiale era quello nell’assemblea dei soci di lunedì scorso. Sembrava una formalità, ma l’articolo di Domani sul vecchio legame tra Acanfora e Fazzolari ha fatto sollevare dei dubbi sulla nomina.
Il sottosegretario ha minacciato querele, ammettendo comunque di aver lavorato nella struttura del manager. In assemblea c’è stato un confronto serrato e teso, ma Acanfora è approdato alla poltrona, come peraltro aveva previsto il Giornale d’Italia, quotidiano online ben informato sulla destra di governo. In un articolo sul portale aveva raccontato della volontà di Palazzo Chigi, «sempre zona Fazzolari» (testuale), di caldeggiare il nome di Acanfora.
Il contratto di Fazzolari
E che tra i due ci fosse un rapporto è scritto nel contratto firmato nel 2017 per «prestazione di opera intellettuale» dall’attuale sottosegretario, all’epoca libero professionista e dirigente di primo piano di Fratelli d’Italia in virtù della stima che Giorgia Meloni nutre nei suoi confronti.
Ma Fazzolari era di casa alla regione Lazio: fino ad aprile 2017 era stato dirigente dell’ente. Poi ha iniziato la carriera da libero professionista, trovando subito un’opportunità nella stessa regione, da consulente della centrale acquisti, appunto. E come è arrivato a ottenere il contratto da 166mila euro per 24 mesi?
La selezione per un profilo esterno è scattata dopo aver constatato l’assenza di figure adatte al compito di supporto del «soggetto attuatore». La direzione guidata da Acanfora ha quindi provveduto ad avviare la selezione, attingendo 6 curriculum di candidati dall’apposita banca dati di esperti. La scelta finale della commissione facente capo alla direzione è caduta su Fazzolari. Così è partito l’iter per il contratto da 166mila euro per 24 mesi, interrotto a marzo 2018 quando il fedelissimo di Meloni è stato eletto per la prima volta al Senato.
Da allora sono passati un po’ di anni. Acanfora si trova a compiere il salto più importante di una carriera con alti e bassi. Dopo la chiusura del rapporto con Sogei, dove da direttore amministrazione e controllo era finito al centro di una polemica proprio per l’incarico in regione per un presunto conflitto di interessi. Tema che potrebbe riproporsi: il manager, fino a maggio scorso, risultava titolare di quote di 6 società e in 11 imprese era titolare di almeno una carica.
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