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La candidata del terzo polo punta a rubare al centrodestra i voti degli imprenditori e al Pd quelli delle cooperative. Entro la settimana dovrebbe chiudersi il progetto della campagna elettorale.
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La strategia è quella di spaccare il centrosinistra, ma di rubare volti soprattutto al centrodestra.
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Sul fronte dei partiti, Moratti ha il sostegno del terzo polo di Carlo Calenda, dove determinante è stata Mariastella Gelmini.
L’elenco di appuntamenti nell’agenda di Letizia Moratti è fitto. L’ex sindaca di Milano e candidata alla regione Lombardia punta a vincere e, per farlo, deve essere ben consapevole delle forze a sua disposizione, perché l’avversario parte avvantaggiato.
Il governatore uscente della cui giunta anche lei ha fatto parte, il leghista Attilio Fontana, può contare sull’appoggio formale di tutto il centrodestra e gode della spinta favorevole del governo nazionale appena insediato.
Lei, che nelle ultime interviste ha insistito molto sulla sua anima «civica» e sulle «realtà civiche» pronte a sostenerla, parte da due dati di fatto che tutti le riconoscono. Uno caratteriale ed è l’affidabilità da tutti riconosciuta. Uno sociale, ovvero la conoscenza dei salotti della finanza milanese.
I suoi punti di riferimento sono una galassia divisa in tre categorie: politica, industria e associazioni cattoliche. C’è poi una scadenza. Entro questa settimana si farà il bilancio del giro di incontri per soppesare adesioni, disponibilità di aiuto e candidature. Poi Moratti lancerà la sua campagna e il taglio dipenderà da come i tre mondi saranno dosati.
La politica
La strategia è quella di spaccare il centrosinistra, ma di rubare volti soprattutto al centrodestra. Sul fronte dei partiti, Moratti ha il sostegno del terzo polo di Carlo Calenda, dove determinante è stata Mariastella Gelmini.
L’ex ministra può contare su una rete di conoscenze consolidate e personali nella sua regione, alcune delle quali anche tra le file del centrodestra di Fontana. Proprio questi rapporti le permettono di conoscere e anche prevenire l’avversario e le hanno dato modo di consigliare Moratti nelle sue ultime mosse, tutelandola dagli agguati che la giunta di cui ancora faceva parte le stava preparando.
A lei si starebbero rivolgendo molti ex parlamentari e dirigenti di Forza Italia in Lombardia, interessati a entrare nell’operazione, che portano in dote piccoli pacchetti di voti ma soprattutto contatti ramificati sul territorio. Moratti sa che il suo problema non è Milano, ma la profonda provincia lombarda.
Anche una parte del mondo leghista ed ex leghista guarda a Moratti. Questo è il più prezioso, perché è localizzato soprattutto nelle province di Bergamo e Brescia.
Alcuni esponenti locali sarebbero tentati dall’addio alla Lega per sostenerla, altri sarebbero ormai quasi convinti, come l’ex parlamentare di Pavia, Raffaele Volpi. Addirittura, sul tavolo ci sarebbe la possibilità di una lista composta solo di ex leghisti: il progetto va però ragionato attentamente, per non snaturare il progetto civico.
Più concreta invece è la possibilità di una seconda lista civica accanto a quella della candidata, Lombardia migliore. I candidati già ci sono, ma l’operazione si sta costruendo intorno alla possibilità che aderiscano grossi nomi della società civile. C’è poi l’incognita Beppe Sala. Il sindaco di Milano ha un rapporto di stima con Moratti, ma è prudente per carattere e il timore di chi consiglia la candidata è che all’ultimo decisa di sfilarsi.
Per questo sarebbe in corso un’interlocuzione con il Pd, e in particolare con l’area di Base riformista: il senatore Alessandro Alfieri è stato incrociato a colloquio con Moratti.
Gli industriali
La doppia operazione di Moratti è quella di sostituirsi come interlocutrice. Al centrodestra rispetto al mondo industriale e al centrosinistra rispetto a quello del terzo settore.
Sul fronte imprenditoriale, Moratti ha trovato sponda nelle imprese energivore, a partire dall’industria pesante siderurgica. La richiesta degli imprenditori è quella di occuparsi del tema energetico: il settore è in fibrillazione per l’aumento delle bollette e aspetta di capire cosa accadrà a fine anno, quando finiranno gli aiuti di stato.
Per questo è alla ricerca di contatti politici che siano in grado di rappresentarlo. Il cellulare a squillare più spesso è quello di Gelmini, che con queste realtà ha un rapporto consolidato. «Il sostegno è già incassato. Il punto è capire il grado di intensità», spiega una fonte vicina a Moratti.
Tradotto: un’impresa può sostenere economicamente un candidato d’area ma rimanere sullo sfondo, oppure può spingersi oltre, catechizzando i propri dipendenti e organizzando iniziative.
La variabile per stabilirlo è quanto le imprese si convinceranno del fatto che Moratti possa vincere. Per questo il piano d’attacco deve essere pronto al più presto.
I cattolici
Sul fronte cattolico, i veri riferimenti di Moratti non sono le gerarchie vaticane. Lei ha contatti diretti ma non strutturati e non è quello il mondo a cui mira.
La dimensione con cui la candidata, e anche il suo entourage ristretto, hanno più dimestichezza è quella delle reti associative, soprattutto del capoluogo.
Tradotto: cooperazione e terzo settore, ramificati sul territorio. In particolare, i contatti più solidi sono quelli con le cooperative delle mense, scolastiche e ospedaliere. La sanità, soprattutto privata, infatti, è uno dei settori in cui Moratti sa muoversi meglio.
Lei punta ad approfittare del fatto che nel terzo settore lombardo, che è sempre stato appannaggio del Pd, è in corso una riorganizzazione interna. Per ora si è tradotta nella nascita reti informali parallele a quelle storiche, che hanno lo scopo di trovare nuovi interlocutori politici e il terzo polo.
Soppesare elettoralmente questo appoggio è ancora un azzardo, tuttavia viene considerato un innesto importante nella strategia complessiva. Chi ragiona di numeri parla di «35 per cento come base di partenza». A qualche punto di distanza da Fontana, recuperabile se le realtà civiche decideranno di puntare davvero sul progetto Lombardia migliore.
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