La composizione del cda dell’istituto è ormai definito. Ma il leader di Italia viva prova a fare il guastafeste. Mentre Lollobrigida non arretra sul suo fedelissimo Vitale
Uno degli ultimi capitoli del lungo romanzo Inps e Inail è pronto alla chiusura. Le nomine dei consigli di amministrazione sono attese presto, forse già nella giornata di oggi. Resterà quindi da scrivere l’ultimo atto di questa storia: l’indicazione dei direttori generali. Solo che, dopo gli slittamenti della settimana scorsa, i tempi per i cda non sono così certi e rischiano di allungarsi ulteriormente. Perché ci sono due ostacoli all’Inps, uno politico e l’altro tecnico.
Il primo è quello più insidioso. I consiglieri che hanno depositato la documentazione necessaria sono Micaela Gelera, attuale commissaria che ha beneficiato del supporto della ministra Marina Elvira Calderone, e Antonio Di Matteo, sponsorizzato dalla Cisl.
Tentazione Renzi
Il terzo profilo, quello di Maria Luisa Gnecchi, ex deputata del Pd a cui spetta il posto riservato all’opposizione, è al centro di una battaglia sotterranea. Sulla sua strada c’è l’estremo tentativo di Italia viva di inserirsi nell’accordo. Matteo Renzi aveva avanzato il nome di Teresa Bellanova, ex ministra delle Politiche agricole ma con un lungo cursus honorum nell’ambito delle politiche sociali e del lavoro. Un profilo spendibile per l’Inps.
Il disegno è prima di tutto politico.
L’eventuale stop a Gnecchi spezzerebbe la catena della suddivisione degli incarichi, con il Movimento 5 stelle che è pronto a prendersi il ruolo nel cda di Inail con un’altra ex ministra, Nunzia Catalfo, la madrina del Reddito di cittadinanza. Elly Schlein e Giuseppe Conte riuscirebbero a condurre in porto l’intesa con la supervisione di Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps e già in campo per le europee con il M5s.
Renzi ritiene di avere le carte in regola per ottenere il posto nel consiglio, in quanto rappresentante dell’opposizione. Per questo un eventuale secondo rinvio, dopo quello della scorsa settimana, sarebbe un segnale: si scavallerebbe al day after delle elezioni in Abruzzo, che possono segnare uno spartiacque nello scenario politico.
Quella di Renzi non è solo un’azione di disturbo dell’asse giallorosso, ma è anche un modo per misurare la temperatura dei rapporti con Fratelli d’Italia. Nelle ultime settimane ha lanciato qualche amo, provando a blandire i big del partito meloniano, dal ministro della Difesa Guido Crosetto in giù.
La risposta alle lusinghe deve giungere con un gesto concreto. Se dovesse davvero passare Gnecchi, il leader di Iv prenderà atto del “no” di Giorgia Meloni, seppur per interposta persona. Arrivando a un irrigidimento sui dossier politici più caldi. A cominciare dalla riforma del premierato. Il presidente dell’Inps, Gabriele Fava (voluto dalla Lega), spinge per una chiusura ordinata sulla composizione del cda. Senza sorprese last minute.
Spazio Vitale
Ma al di là della vicenda politica c’è una questione tecnica e di opportunità sul nome di Fabio Vitale, attuale direttore di Agea (l’agenzia che gestisce le risorse in agricoltura), l’ultimo nome del quartetto da inserire nel consiglio di amministrazione. Contattato da Domani nelle scorse settimane, aveva smentito di voler tornare all’Inps, dove è stato già dirigente, subendo due pesanti sanzioni interne. Una questione che ha alimentato delle resistenze sul suo ritorno nell’istituto. C’è stato un supplemento di riflessione sul suo profilo, anche per una certa ostilità interna agli uffici.
Ma la spinta politica è stata decisiva: Vitale è vicinissimo al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, con cui ha cementato il proprio legame negli ultimi anni. Più semplice, invece, la suddivisione dei posti all’Inail: Maurizio Millico e Caterina Grillone sono in quota Fratelli d’Italia, mentre Danilo Battista proviene dall’area sindacale, estrazione Cisl. Il quarto nome è Catalfo, a meno che non riesca il blitz di Renzi.
Se dovesse saltare il banco si rimescolerebbero le carte e il Pd dovrebbe trovare un nome per l’Inail facendo uno sgarbo a Conte o accettare di restare senza rappresentanza. Le caselle dei cda non appongono il sigillo al lungo cammino delle nomine negli istituti. Restano da decidere i direttori generali. All’Inps è favorita Valeria Vittimberga, forte di una storia legata alla destra post missina, gradita al sottosegretario Giovanbattista Fazzolari e ben vista all’interno dell’istituto.
L’unico intoppo è la posizione di Calderone, che vorrebbe puntare su Vincenzo Caridi, dg uscente. In calo le quotazioni di Antonio Pone, altro nome in auge al ministero del Lavoro, e di Vincenzo Damato, che potrebbe creare una catena di trasmissione con Vitale. I due vantano una conoscenza di vecchia data.
All’Inail Forza Italia, invece, sta resistendo agli assalti degli alleati: il candidato favorito resta Marcello Fiori, capo dipartimento e punto di riferimento fondamentale alla Funzione pubblica di Paolo Zangrillo. Disposto a perdere un valido collaboratore per portare a casa una poltrona di peso.
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