Tommaso Cerno, giornalista e senatore che siede tra i banchi del Pd, nonostante si definisca un “indipendente”, si muove fuori dall’aula in attesa di vedere come si evolve la giornata: riceve messaggi, chiacchiera con i colleghi e analizza una giornata surreale per il Senato.

Cosa sta succedendo in aula?
In aula non c’è nessuno, cosa già di per se emblematica. Mentre il parlamento sta discutendo della fiducia al governo che potrebbe essere l’ultima, tutti sono a fare chiacchiere e capannelli nei sottoscala del Senato. Anche questo dimostra che questa legislatura è al canto del cigno.

Il ministro D’Incà ha proposto di togliere la fiducia. 

Tecnicamente avrebbe creato una miriade di problemi ma poteva anche funzionare. Sarebbe stato un precedente curioso e anche l’ammissione che questa grande trattativa tra Giuseppe Conte, Mario Draghi, i ministri e i segretari dei partiti è stato qualcosa che nessuno a capito. Noi ci troviamo davanti a una crisi di un governo che ha i numeri per restare in carica. Quindi l’atto politico più forte lo fa incredibilmente Draghi: lui, che è uomo di numeri, dice che i numeri non gli bastano e vuole fiducia. È interessante questa metamorfosi.

Il segretario Enrico Letta durante l'assemblea congiunta dei gruppi parlamentari del Pd / Foto LaPresse

Chi ne esce peggio?

Ne esce male la maggioranza. Draghi non è il capo di un governo che vorrei rivedere, ne comprendo il curriculum ma l’operazione poteva andare bene in un momento in cui c’era solo la pandemia. Appena il quadro di è complicato è servito un governo autentico e questo non è riuscito ad esserlo. Per questo mi auguro che finisca qui.

Il M5s però ha creato la ragione concreta della crisi.

In realtà anche il Pd non fa una grande figura. Si vanta di essere il responsabile ma, se andiamo a vedere, l’incidente nasce tutto in casa Pd. Se facciamo cadere il governo per il combinato disposto di un regolamento del Senato che non abbiamo letto bene e un inceneritore regalato al sindaco di Roma Roberto Gualteri, forse è più colpa del Pd che dei Cinque stelle.

Andare a votare con la pandemia, la guerra in Ucraina e a pochi mesi dalla legge di Bilancio: non è un azzardo?

La sensazione che il paese ha è che il parlamento manda le armi in Ucraina per salvare la democrazia, ma a casa sua si occupa di convalidare con il voto parlamentare decisioni prese da altri. L’Italia deve pensare più a se stessa, ora. invece questo parlamento, nel nome dell’allineamento a qualcosa più grande, ha dimenticato il paese. Forse le elezioni potranno dare il paese qualcuno di meno tecnico ma che ama l’Italia.

L’esito del voto sarà la vittoria del centrodestra?

Può vincere chiunque. Il centrodestra è avvantaggiato anche se ha problemi di leadership, non ho capito quale è il centrosinistra visto che ieri Letta era più vicino alle posizioni di Salvini che a quelle di Conte. Se si vota in autunno forse le cose cambieranno e non solo in peggio, perché salterà qualche provvedimento e ci sarà la speculazione dei mercati internazionali, ma anche in meglio.

Ovvero?

Forse troveremo qualcuno che porta l’Italia un passo avanti senza doverlo cercare ricorrendo ai curriculum delle grandi banche. Forse diventeremo un paese come gli altri, che esprime classe dirigente politica con il voto popolare.

Il centro che sembra in costruzione sarà la vera sorpresa?

Il centro è un effetto ottico. Quando finisce un sistema tutti dicono che il centro sarà il futuro. Invece io penso che il sistema si possa rifondare. Vedo tanti piccoli partiti di centro che hanno l’illusione di spaventare i grandi, ma questa è una operazione di palazzo. Non vedo un paese che invoca il centro nel senso storico del termine, ma un paese che chiede una via nuova e di sapere dove si sta andando. Ecco, non mi sembra che il centro lo sappia.

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