Roberto Fico, ex presidente della Camera oggi presidente del Comitato di garanzia del Movimento 5 stelle, continua a fare politica: «Come potrei fare altrimenti con tutti gli impegni che ho?».  Non è stato più candidato perché ha raggiunto il limite grillino dei due mandati, ma partecipa ai comizi e si vede spesso alla Camera dove ha le porte sempre aperte in quanto ex parlamentare.

Ovviamente è in contatto con Beppe Grillo: «Ci sentiamo al telefono molto spesso, parliamo di transizione ecologica, reddito universale. Beppe è sempre pieno di idee e offre spunti di riflessione».

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La settimana prossima, il 20 settembre, il presidente Giuseppe Conte sarà a Lampedusa, nonostante da ex presidente del Consiglio in passato abbia battezzato i decreti sicurezza con il segretario della Lega Matteo Salvini, e l’allora pentastellato Luigi Di Maio (poi scissionista).

Fico però, dice, non è mai stato d’accordo: «Ho avuto degli scontri enormi con Di Maio. La sua politica andava su alcune questioni a braccetto con quella di Salvini, la mia andava esattamente nella direzione opposta. Oggi possiamo dire che quella battaglia politica è stata vinta dalle idee che io e tanti altri nel M5S portavamo avanti».

Che messaggio volete lanciare con questa visita di Conte?
La politica di Giorgia Meloni e della destra è sotto gli occhi di tutti: è un fallimento totale. Lavorano molto male in Europa. Perché se fai asse con i paesi sovranisti come Ungheria e Polonia, che non vogliono la ridistribuzione dei migranti, diventa facile per Francia e Germania – anche se sbagliano totalmente - , non venire incontro all’Italia.

Mentre adesso abbiamo una sofferenza a Lampedusa gigante, con un numero di sbarchi incredibile, e un alto numero di partenze dalla Tunisia nonostante gli accordi. Giuseppe Conte a Lampedusa darà un segnale forte di critica a una politica sbagliata. Ribadiamo la necessità dei salvataggi in mare. Il primo compito che abbiamo è salvare le vite, e nessuno deve dare colpe alle Ong.

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C’era un periodo in cui il suo partito con Di Maio chiamava le Ong «i taxi del mare».
Come le dicevo non ho mai accettato l’espressione “taxi del mare”, non ho accettato di andare dietro alla Lega, il contratto di governo non parlava dei decreti sicurezza, che successivamente sono stati modificati anche grazie a Conte.

Il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, in passato era vicino al Movimento 5 stelle, oggi non più.
Quello che mi interessa adesso è dare sostegno a un sindaco e a una comunità che ha dichiarato lo stato di emergenza. Ciò che vale sempre e comunque è che bisogna essere vicini ai sindaci soprattutto nei comuni di frontiera.

E in parlamento?
Dobbiamo sicuramente cambiare la legge Bossi-Fini e superare un’impostazione antistorica. Mi immagino cosa avrebbe detto Giorgia Meloni se fosse stata all’opposizione: «Gli sbarchi stanno aumentando, non sapete gestire...». Quelle cose le possono dire guardandosi allo specchio.

Una cosa su cui lavorerete con le altre opposizioni?
Io penso che sia doveroso lavorare con le altre opposizioni sempre dove ci sono temi e obiettivi comuni. Lavorare come abbiamo fatto sul salario minimo è praticabile senza dubbio. Oltre a questo ci sono tanti punti: con il Partito democratico possiamo combattere contro l’autonomia differenziata.

Il disegno di legge del ministro Roberto Calderoli è il più criticato durante le audizioni nelle storia delle istituzioni. Per me mina le fondamenta della nostra Repubblica. Lo ha portato avanti Calderoli ma non piace nemmeno ai patrioti di Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, che per rimanere al governo rinnegano ogni cosa.

Non sono d’accordo tra di loro secondo lei?
Non solo, fanno anche moltissima confusione e dimostrano incompetenza nel gestire le cose. Pensi al passaggio dal Reddito di cittadinanza, al nulla, alla card del ministro Lollobrigida.

Ma dove è finita la destra sociale di Fratelli d’Italia? Non c’è quando si colpisce il popolo. Sono questioni che si pagano dal punto di vista elettorale. Quello che sta facendo il governo è un disastro totale, possiamo metterli in fila. Aggiungo il superbonus. Per quanto male ne possano dire, ci sono tanti imprenditori che subiranno l’impatto di questa impostazione dello stato. Saranno costretti a prorogare qualcosa.

Parliamo di un altro tema di attualità: Caivano. Lei è napoletano. Meloni ha detto che risponderà colpo su colpo alla criminalità. Ci sono blitz frequenti. Sbaglia?
È doveroso intervenire, ma con uno stato che lavori con tutte le sue funzioni. Dalle forze dell’ordine alla magistratura, come anche il tempo pieno per gli studenti, gli assistenti sociali, la formazione e lo sport. Ma va fatto con una grande volontà nel tempo.

Cosa ne pensa del decreto baby gang? Ci sono misure come il carcere per i genitori che non mandano i figli a scuola.
Le misure servono tutte, repressive ed educative. Ma mi sembra più propaganda che un fatto reale. Identificare le famiglie dove i figli non vanno a scuola ci serve per avere una relazione forte con loro tramite i tribunali dei minori, le scuole e i comuni. Presenteremo proposte di modifica in parlamento.

Lei parla da politico che fa politica, ma con il limite dei due mandati è rimasto in panchina.
Io continuo a fare politica a 360 gradi, collaboro alle campagne elettorali, sarò alla festa di Sinistra Italiana. In questi giorni sono nelle Marche per incontri sull’autonomia differenziata: questa non è panchina, è avere ancora più la libertà di girare sui territori e dare un grandissimo contributo.

E perché non in parlamento? In Italia o fuori? Avere volti più conosciuti potrebbe aiutarvi elettoralmente.
Per adesso abbiamo la regola dei due mandati e io la rispetto. Inoltre siamo cresciuti nei sondaggi, se lavoriamo costantemente i risultati arrivano.

E domani la regola potrebbe cambiare?
Non me ne occupo io.

Beppe Grillo sembra irremovibile. Che rapporti ci sono tra Conte e il fondatore?
I rapporti sono sereni. Grillo è il garante del Movimento e si occupa degli aspetti inerenti il suo ruolo, come per esempio anche la costituzione degli organi del M5S, e non solo. Dà idee importanti sulla comunicazione.

Ci può fare un esempio? Il suo contratto, ha detto Conte, è stato rinnovato.
E giustamente rinnovato! Un grande lavoro di idee e comunicazione come è nella specifica professionalità di Beppe tra le più importanti d’Italia. Un esempio? Qualsiasi campagna elettorale fatta nel Movimento.

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Passiamo alle alleanze. Il presidente del Movimento ha detto che non ci possono essere alleanze strutturali con il Pd per le regioni. Come mai?
Il concetto è che si fanno le alleanze lì dove ci sono le condizioni per poterle fare. diverso di farle dove possibile. Alle comunali di Napoli abbiamo trovato un terreno dove era possibile, e lo abbiamo fatto. Ma a prescindere non serve: sarebbero accozzaglie. Dove si possono portare avanti ci siamo, altrimenti no.

Anche con Matteo Renzi?
Non è una persona affidabile. Va per la sua strada, come dimostra anche il salario minimo.

Lei è stato il primo del M5s ad andare alla festa dell’Unità nel 2018. Con chi si confronta oggi? Che opinione ha di Elly Schlein?
Parlo spesso con vari esponenti, tra cui Marco Sarracino, responsabile per il Sud del Pd (scelto da Schlein e parte della sua corrente, ndr). Credo che la segretaria faccia la sua strada nel Pd, è stata molto caparbia, con un percorso chiaro e netto. Ha voluto una forte discontinuità e sta provando a portarla avanti. Non voglio dare giudizi sui leader degli altri partiti, ma ci sono cose comuni che possono essere sviluppate.

Il Movimento è uscito con un comunicato molto tiepido su Cappato, poi Conte ha specificato che ci sarà il vostro appoggio. Come mai questo cambio di comunicazione?
Non è cambiato nulla, la nostra linea è di non frammentare un’alternativa alla destra e abbiamo deciso così di concentrare le forze.

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