Il nuovo gruppo si dà le prime strutture, in arrivo altri fuoriusciti nelle prossime ore. Resta il dubbio sulla collocazione politica
Il nuovo partito di Luigi Di Maio, Insieme per il futuro, fa i suoi primi passi e sceglie i propri capigruppo. Al Senato, dove il ministro degli Esteri ha ricevuto il consenso di Bruno Tabacci per utilizzare il suo simbolo di Centro democratico, è stato eletto come capo Primo Di Nicola. Alla Camera eletta Iolanda Di Stasio, mentre il nuovo tesoriere sarà Gianluca Vacca. Inizialmente era dato in corsa anche l’ex ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, uno dei volti più noti del nuovo partito del capo della Farnesina, ma Spadafora stesso ha smentito nelle ultime ore questa voce. L’ex ministro sarà invece coordinatore politico, mentre Giuseppe L’Abbate della commissione Agricoltura sarà coordinatore per il manifesto politico.
Sia Di Nicola che Di Stasio sono tra gli sherpa che hanno orientato il voto dei Cinque stelle sulla rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale. Dopo il fallimento della candidatura di Elisabetta Belloni, la capo del Dis lanciata da Giuseppe Conte insieme a Matteo Salvini, i dimaiani avevano lavorato per far convergere i gruppi parlamentari sul nome del presidente della Repubblica uscente.
Nuovi ingressi
Soprattutto Di Nicola è considerato vicinissimo al titolare della Farnesina. Attraverso i due nuovi capigruppo, Di Maio avrà un saldo controllo sugli eletti che hanno deciso di seguirlo: il numero di parlamentari di Ipf potrebbe aumentare ulteriormente nelle prossime ore. Sono dati in uscita dal Movimento anche membri di peso come Alfonso Bonafede e Lucia Azzolina.
La collocazione
Intanto, resta sul tavolo la questione della collocazione politica del nuovo partito. Il punto fermo è il posizionamento centrista: secondo fonti interne, l’orizzonte rimarrebbe però il campo largo del centrosinistra, più che altre formazioni minori che oggi popolano il centro. Di Maio è poi in attesa di una risposta anche da parte di Beppe Sala. Che i dimaiani siano interessati a creare un canale con il sindaco di Milano non è un segreto: «C’è uno come Beppe Sala con cui ci piacerebbe dialogare» ha detto oggi Spadafora a Rai Radio1.
Il Pd per il momento non si espone. Il segretario Enrico Letta dice che «L'obiettivo principale che abbiamo è costruire un'idea di Italia che convinca gli italiani nel 2023. Questo è l'impegno principale, costruire un'idea d'Italia per il futuro. Attorno a questo costruiremo le alleanze e faremo i ragionamenti con i nostri interlocutori» e non esclude di discutere anche con i dimaiani, assicurando che la scissione «non ha indebolito il governo».
Di Maio lavora già da tempo a una solida alleanza con i dem: oltre ai rapporti personali che Di Maio ha tessuto coi colleghi di governo, primo fra tutti Lorenzo Guerini, il ministro degli Esteri ha lavorato anche a livello territoriale. Prova tangibile del suo impegno sono le ultime amministrative in Campania. Nella sua regione, Di Maio ha lavorato per creare un canale diretto con Vincenzo De Luca. Il rapporto alternativo alla linea contiana, portata sul territorio campano da Roberto Fico e Gaetano Manfredi, ha portato la vittoria ai candidati dem che Di Maio ha spalleggiato: è esemplare il caso di Portici, dove Vincenzo Cuomo del Pd aveva attirato l’ostilità dei Cinque stelle locali ma era stato sostenuto dal ministro in un evento pubblico. Cuomo ha vinto al primo turno con l’81 per cento delle preferenze.
La via del Movimento
Mentre Ipf fa i primi passi, nella riunione degli eletti di ieri sera Giuseppe Conte ha spiegato ai suoi che la nuova condizione permetterà al Movimento di avere più libertà nel sostenere le proprie scelte, anche minacciando lo strappo, visto che ormai la maggioranza al governo Draghi è assicurata dai 60 parlamentari dimaiani.
I Cinque stelle cercano di riorganizzare il loro lavoro in parlamento con una serie di scambi di membri delle commissioni: alla Camera, per esempio, passeranno da circa 11 deputati a soli 7-8. La comunicazione del Movimento intanto cerca di spostare l’attenzione dalla perdita della maggioranza relativa: in un post pubblicato nel pomeriggio, Conte scrive infatti che «essere i “primi” nel palazzo non è tutto. Per me l’importante è essere i primi a tendere la mano nel paese alle famiglie in difficoltà, ai giovani precari, a chi lotta contro l'inquinamento nella propria città, alle imprese che non vogliono chiudere i battenti nei loro territori».
© Riproduzione riservata