«Non è un bel momento», risponde Sergio Costa, deputato campano del Movimento 5 stelle, ex ministro dell’Ambiente e generale dei carabinieri con una storia nel corpo forestale. Il bilancio della frana di Casamicciola Terme, che si è abbattuta sul versante nord dell’isola di Ischia, è arrivato a otto morti accertate, tre bambini. Ischia è stata colpita dalle piogge e dagli smottamenti, e resta l’immagine di una delle case sospesa sul burrone sabato, accerchiata dal fango. In un’area che prima ancora aveva vissuto il terremoto del 2017.

Onorevole Costa, lei lì ci ha lavorato.
Dal 1990 fino al 2016. Mi ricordo che ci ho lavorato molto da investigatore forestale, mi ricordo il sequestro del versante del monte Epomeo. C’è una serie di abusi edilizi, strade abusive, piste sterrate abusive, svellimento di alberature.

Abbiamo attuato il sequestro con la procuratrice Daniela Della Pietra perché si stavano aprendo una serie di percorsi per auto fino in cima al monte, sarebbe stato molto molto grave. In quegli anni sull’isolotto che sta di fronte al borgo Sant’Angelo si volevano aprire degli alberghi.

Ma che la zona potesse franare si sapeva già prima.
Abbiamo nella zona di Casamicciola immagini di una frana del 1910, guardiamo le foto di adesso: è la stessa zona. All’epoca era solo molto meno urbanizzata. Si sa da sempre, tanto è vero nei colloqui ischitani si chiama “zona fango”, zona soggetta a movimento di fango.

Com’è possibile che ci siano delle case allora?
Perché non sono autorizzate, sono abusive. I numeri ci dicono che 27mila case fuori legge, nella metà dei casi si tratta di aggiunte di verande e piccole modifiche, ma c’è un’altissima percentuale di edifici abusivi.

Però non è possibile che li abbiano costruiti in segreto.
Si costruiscono anche in 48 ore. In segreto no, ma un grezzo in cemento armato si fa veramente in un tempo compreso tra le 48 e le 36 ore, lo cominci venerdì e lo finisci di domenica mattina. Poi è chiaro che interviene la pattuglia, ma il danno lo hai fatto e ci vogliono anni per fare l’abbattimento. Adesso ci sta lavorando la procura di Napoli, una delle più attive sugli abusi edilizi. Non è facile quando ne hai 27mila.

Perché nessuno è intervenuto?
A Casamicciola non c’è il piano regolatore ed è facile agire in mala fede. A quel punto vale il principio di prossimità, la Regione Campania avrebbe dovuto commissariare, e avviare il piano regolatore. Per una legge dello stato che io stesso ho firmato, i presidenti sono i commissari straordinari.

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Ce l’ha con il presidente Vincenzo De Luca?
Dico solo che se è il momento di intervenire, che il piano venga fatto. Il commissario ha tutti gli strumenti per intervenire, i soldi ci sono. Adesso si può partire per fare in modo che queste morti e questi danni non si ripetano. Restano solo alcune cose che possono essere messe a punto.

Quali?
Un altro passaggio che manca, richiesto dai comuni e dalle regioni, a giusta ragione, è semplificare gli appalti per intervenire. Il 93 per cento dei comuni italiani è a rischio idrogeologico, quando si tratta di gestire l’appaltistica è necessaria una procedura semplificata per essere veloci. Ho proposto in aggiunta anche la lite temeraria per chi faceva ricorso immotivato. Questo tipo di appalto dà un impatto positivo, stavo lavorando al progetto di legge “Cantieri verdi”. Di fronte a queste cose non ci sono colori, in conferenza stato-regioni era stato approvato all’unanimità, ma non sono riuscito a portarlo avanti. Lo ripresenterò adesso.

Quello che è passato invece è l’articolo 25 del decreto Genova del 2018 che riguardava proprio i condoni a Ischia.
La genesi dell’articolo 25 all’inizio era meno tutelante, l’ho confermato. Io in pre-consiglio dei ministri ho spiegato gli indirizzi politici e tecnico giuridici. La composizione iniziale era diversa, mi sono appellato a Giuseppe Conte, lui ha accolto i miei dubbi, così alla fine l’articolo 25 ha previsto che, per tutti coloro che hanno avuto danni da sisma e che hanno depositato istanza di condono, entro sei mesi bisognasse rispondere se il condono è assegnato o rigettato. Il tema era mettere una data. Gli immobili a Casamicciola sono 751, coloro che hanno avuto soddisfazione senza rigetto sono 40-45.

Il titolo dice esplicitamente “Definizione delle procedure di condono”.
Il titolo è un cazzotto nell’occhio, ha ragione, ma poi bisogna leggerlo. Così come il resto della legge: il comma 2 lettera d dell’articolo 26, delega il commissario Giovanni Legnini, il commissario per il terremoto a fare il piano sul dissesto idrogeologico.

Un piano che non è stato fatto.
Questo è un altro discorso. Si va dal mancato piano sul dissesto alla mancanza del piano regolatore del Comune.

L’avvocato ischitano Bruno Molinaro, specializzato nella difesa di chi ha costruito immobili abusivi, ha dichiarato di avere lavorato all’articolo 25 e di aver fatto arrivare il testo ai sindaci in contatto con Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Come mai? Non ritiene che servirebbe più trasparenza?
Per me ha lavorato il mio ufficio legislativo. Sicuramente non ha lavorato sul testo l’allora presidente Giuseppe Conte. Io uno dei primi atti che ho fatto è il decreto per regolamentare i rapporti pubblici di tutto il ministero, ma al ministero dell’Ambiente.

Oltre al problema organizzativo per la gestione della crisi, non trova che ci siano altri interessi in ballo in questa storia?
Che ci siano interessi nell’edilizia è la scoperta dell’acqua calda, sta alla pubblica amministrazione rendersi indipendente. Poi il governo deve rimanere autonomo. La tracciabilità degli atti di tutti i dipendenti dello stato, tracciabilità e rintracciabilità, per dare trasparenza all’azione parlamentare è necessaria.

Sul resto interviene la procura della repubblica. Per me è inaccettabile pensare che qualcuno abbia ceduto a qualcosa del genere.

Com’è nata la prima versione dell’articolo sul condono?
Quando ti metti attorno al tavolo nascono decine di idee, non si deve giudicare dal brain storming ma dall’atto. Io Le dico oggi che non è un condono.

Invece cosa avrebbe dovuto fare il governo, anche quando lei era ministro?
Una norma organica, ma si sarebbe impantanata in parlamento. Serve il testo unico che deve essere abbinato alla seconda norma sul consumo di suolo. Ogni volta si ferma alla fine della legislatura. Qui ci sono stati morti, ora basta.

Cosa non ha funzionato?
Differenza di vedute su chi doveva gestire le cose. Dal comune ai ministeri coinvolti.

Perché allora il suo governo ha ritenuto che non fosse utile la struttura di missione che ha istituito Matteo Renzi a palazzo Chigi, l’agenzia Casa Italia?
Nell’ambito della questione dissesto idrogeologico per prima cosa ho deciso di spacchettare le direzioni bonifiche e dissesto per fare sì che intanto nascesse un unico punto di riferimento al ministero per il dissesto. Quando c’era la struttura a palazzo Chigi il processo si allungava: le regioni e i comuni facevano il progetto e le segnalazioni, mandavano alla struttura di missione alla presidenza del Consiglio che mandava al ministero dell’Ambiente, poi rimandava alla struttura di missione per un controllo e rimandava al ministero dell’Ambiente per il finanziamento.

Così ho detto risparmiamo soldi, ma principalmente tempo, ho tagliato 12 mesi di palleggiamento. Volendo pensar bene, la scelta di Renzi era per avere un soggetto centrale. Non riesco a pensare ad altro motivo.

E a pensar male? Ogni volta che nasce una struttura si teme sempre il poltronificio.
Se un premier vuole sistemare qualcheduno non usa questi mezzi.

Il ministro Gilberto Pichetto Fratin dice che bisogna mettere in galera il sindaco e tutti quelli che lasciano costruire. Lei è d’accordo?
Credo ci voglia il dolo specifico, ma si deve dimostrare. Questa è un’affermazione di pancia, io sarei più cauto.

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Sbaglia ad accusare chi ritiene colpevole?
C’è il mainstream, si cercano le colpe. Le colpe le devono cercare i magistrati. Più che le colpe bisogna cercare le soluzioni. Dal 1985 si sono succeduti tre condoni. Ma quando le richieste di ottenerlo ricevono risposta negativa bisogna abbattere e ad andare a vedere il 99 per cento risultano incapienti.

Bisogna intervenire prima: bisogna fare in modo che il sistema di intervento arrivi prima, perché l’abuso emerga; poi assicurarsi che ci sia il piano regolatore, infine lo stato può intervenire con Cassa depositi e prestiti perché dia garanzia ai comuni. Il 25 per cento delle costruzioni italiane sono abusive. In tutta Italia si tratta di 4 miliardi di cui un miliardo è potenzialmente da abbattere.

Qualcuno ha sbagliato?
La ricerca delle responsabilità ha anche un sapore politico. La responsabilità politica è che nessuno ha tirato per le orecchie chi doveva fare il suo dovere.

Il comune non ha un ruolo in tutto questo?
Il sindaco è l’uomo di frontiera di politica e non va lasciato solo, gli si deve mettere al fianco una struttura tecnica perché sennò non ce la fa. Io ho fatto cambiare la norma e ho messo la società in house Sogesid la possibilità di aiutare i comuni. Io difendo il sindaco che fa il suo dovere, o altrimenti ha una comodità elettorale a non farlo.

I sindaci di Casamicciola avevano una comodità elettorale?
Questa è una bella domanda, dovranno stabilirlo le procure.

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