- Dopo aver deciso un’altra generosa perequazione delle pensioni e la modifica delle aliquote Irpef il governo ha annunciato l’estensione della no tax area dei pensionati da 8.145 euro a 8.500 euro.
- La combinazione di queste misure porterà un sostanziale beneficio alla generazione anziana che vedrà aumentare gli importi pensionistici a seconda dei casi anche di oltre il 6 per cento.
- Uno sguardo di insieme dovrebbe suscitare perplessità perché queste misure aggravano il conflitto generazionale in atto in Italia.
Questi sono giorni ricchi di soddisfazioni per la old generation Italy. Dopo aver portato a casa un’altra generosa perequazione delle pensioni e la modifica delle aliquote Irpef – che riguardano i redditi delle persone fisiche – il governo ha annunciato l’estensione della no tax area dei pensionati che sale da 8.145 euro a 8.500 euro.
La combinazione di queste misure porterà un sostanziale beneficio alla generazione anziana che vedrà aumentare gli importi pensionistici a seconda dei casi anche di oltre il 6 per cento.
La soddisfazione dei pensionati è comprensibile e tuttavia uno sguardo di insieme dovrebbe suscitare perplessità perché queste misure aggravano il conflitto generazionale in atto in Italia.
Dov’è la giustizia
Secondo un rapporto del 2019 della fondazione Bertelsmann Stiftung sulla giustizia sociale nei paesi Ocse, l’Italia si colloca al quarantesimo posto sui quarantuno paesi considerati, nell’indice della giustizia intergenerazionale.
Questo indice considera la generosità delle pensioni in rapporto al resto della spesa sociale per i giovani, la qualità delle politiche familiari, il debito pubblico che pesa sulle future generazioni e le politiche ambientali. E l’Italia spende tanto in pensioni e sanità, ma poco in istruzione e politiche familiari. Ha un enorme debito pubblico e un pessimo bilancio demografico.
Come ricordano Banca d’Italia e Censis, il divario in termini di ricchezza tra nord e sud del paese non è più grave del divario che esiste tra la popolazione anziana che ha accumulato ricchezza da capitale e gode di salari e pensioni generose e quella giovane con salari bassi e precari che di rado consentono l’acquisto della casa.
L’attuale generazione anziana prende più di quello che ha dato. Le pensioni di cui vive sono pagate (almeno in parte, a seconda dell’anzianità) con il metodo retributivo che elargisce pensioni troppo generose rispetto ai contributi versati: la differenza è coperta dai contributi della generazione che oggi lavora che riceverà pensioni avare rispetto ai contributi versati. Anche la spesa sociale è concentrata sugli anziani, a cominciare dalla spesa sanitaria.
Un debito per il futuro
In questi due anni le generazioni giovani hanno accettato di buon grado i sacrifici enormi imposte dalle misure di contenimento per proteggere soprattutto le persone più a rischio Covid, cioè gli anziani: bambini e adolescenti hanno trascorso mesi chiusi in casa con tutte le ripercussioni che questo ha comportato in termini di salute psicofisica; molti giovani hanno avuto le loro già fragili carriere lavorative scombussolate.
Le cose sono andate meglio a chi ha potuto godere di salari e pensioni sicure, ma le misure adottate per salvare le vite e l’economia sono state fatte tutte sostanzialmente a debito che dovrà essere ripagato dalle generazioni future; il debito pubblico italiano è aumentato nel 2021 al 154 per cento del Pil ed è stato creato nuovo debito a livello europeo per finanziare il Pnrr.
È in questo contesto che dobbiamo valutare i cospicui aumenti delle pensioni che si verificheranno presto per il combinato disposto di perequazione, taglio delle aliquote ed aumento della no tax area.
Il governo, su pressione dei sindacati, ha deciso di spendere parte delle risorse rese disponibili grazie ai fondi Next generation Eu per aumentare le pensioni. Un principio di equità intergenerazionale avrebbe suggerito di fare l’opposto: ovvero di richiedere alla generazione più anziana (almeno alla sua parte più ricca) di farsi maggior carico delle spese eccezionali della pandemia.
A chi l’assegno?
Gli eventuali aiuti, comunque, avrebbero dovuto concentrarsi solo sulla fascia più povera dei pensionati, ad esempio attraverso l’istituzione di un’aliquota negativa, oppure attraverso un trasferimento commisurato all’Isee, l’Indicatore della situazione economica equivalente.
Considerare l’Isee, strumento amato dai sindacati e dai loro Caf, ci avrebbe aiutato a distinguere tra pensionati realmente poveri e pensionati che oltre a una magra pensione ricevono redditi addizionali da proprietà. Invece gli aumenti degli importi riguarderanno tutte le fasce di pensione.
Un’altra misura introdotta in queste settimane, l’assegno unico e universale, è invece caratterizzata da una forte selettività commisurata proprio all’Isee. Questa è stata una scelta politica – criticata da esperti e disallineata dalla prassi internazionale – dettata anche dall’insufficienza delle risorse destinate a questo scopo.
La politica ha deciso quasi in contemporanea che non ci sono risorse sufficienti per fare un assegno per i figli davvero universale ma ci sono invece per aumentare in maniera significativa tutte le pensioni, anche quelle ricche.
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