Una spesa di 4 milioni di euro per le assunzioni a chiamata, su base esclusivamente fiduciaria, a Montecitorio. L’ufficio di presidenza (udp) della Camera, con la firma di Lorenzo Fontana, a ottobre ha dato il via libera a un’infornata negli staff dei componenti dello stesso ufficio di presidenza, che già di base conta su una sostanziosa dote per il reclutamento dei “decretati” (definiti così perché formalmente contrattualizzati con un decreto presidenziale). Un auto-regalo prenatalizio che si sono concessi i quattro vicepresidenti, i tre questori e i vari segretari dell’aula di Montecitorio, che insieme al presidente compongono l’organismo.

Milioni di corsa

L’operazione costerà, a regime, alla Camera – e quindi alle casse pubbliche – la bellezza di 4 milioni di euro all’anno, comprese le spese previdenziali. Negli uffici, però, c’era fretta. La novità è infatti entrata in vigore già dal primo novembre, senza nemmeno attendere il 2024. Così in questo scorcio di anno, è stato messo in conto un esborso di 670mila euro per garantire in questi due mesi gli stipendi, il pagamento dei contributi e delle imposte per i nuovi innesti.

Lontano dai riflettori, dunque, è stata condotta l’operazione per infarcire gli staff di nuovi profili. Dal punto di vista pratico è stata riscritta da zero la normativa sul funzionamento dell’organismo, abrogando tutte le precedenti deliberazioni. L’iniziativa, secondo le indiscrezioni, sarebbe stata caldeggiata dal deputato-questore di Fratelli d’Italia, Paolo Trancassini, in asse con il vicepresidente dell’aula e collega di partito, Fabio Rampelli, e con l’assenso di Lorenzo Fontana. La delibera dell’ufficio di presidenza, visionata da Domani, risale a quasi due mesi fa, esattamente al 18 ottobre, quando si è tenuta la riunione dell’organismo. Il testo è stato tenuto coperto per mesi con il “favore delle tenebre”. Il motivo? I bollettini con i resoconti degli organi collegiali vengono resi noti talvolta anche cinque-sei mesi dopo la discussione.

Distacco a Montecitorio

La storia, però, è iniziata già una settimana prima. La proposta originaria è stata formulata il 12 ottobre dal collegio dei questori, composto da tre deputati: due di maggioranza, Trancassini per Fdi, Alessandro Manuel Benvenuto per la Lega, e uno dell’opposizione, Filippo Scerra del Movimento 5 stelle. Per regolamento interno il collegio è chiamato a dare indicazioni sulle spese, sottoponendo poi la documentazione all’ufficio di presidenza. «L’approvazione è stata unanime», dice Trancassini a Domani. Una versione che però viene smentita da Scerra, che sostiene di aver votato contro. Di sicuro, comunque, le opposizioni non hanno fatto le barricate. Ogni gruppo sia di maggioranza che di opposizione può contare un rappresentante nell’organismo, beneficiando di conseguenza della misura introdotta dalla delibera in base alla rappresentanza.

Nel dettaglio il testo prevede che possono essere assunti, per l’intera durata del mandato parlamentare, «dipendenti della Pubblica amministrazione o di organismi a totale o parziale partecipazione pubblica, diretta o indiretta, in posizione di comando o di distacco», si legge nel documento. Cosa significa? Per esempio un dirigente di un comune, dell’Inps o di qualsiasi amministrazione può entrare a Montecitorio da collaboratore esterno, con una serie di vantaggi, a cominciare dagli orari di lavoro senza vincolo e dall’accesso al palazzo istituzionale. Il contratto prevede una retribuzione di circa 74mila euro lordi all’anno, che si può peraltro sommare alla remunerazione dell’amministrazione di provenienza. Una condizione vantaggiosa per i selezionati, per cui alla Camera è stata individuata una spesa di 4 milioni di euro. Escludendo chi fa di professione il collaboratore parlamentare.

Fratelli di staff

Il maggiore beneficio spetta ai quattro vicepresidenti (Rampelli di Fdi, Giorgio Mulè di Forza Italia, Anna Ascani del Pd e Sergio Costa del Movimento 5 stelle) che possono assumere fino a un massimo di tre unità per il loro ufficio. I questori potranno avere invece un’aggiunta di due persone nel loro staff, mentre “solo” uno toccherà ai segretari di presidenza. Il gruppo parlamentare che potrà assumere di più è per forza di cose quello di Fratelli d’Italia, che è il più consistente e conta nell’ufficio di presidenza – oltre a Rampelli e Trancassini – su tre segretari d’aula, Giovanni Donzelli, Carolina Varchi e Riccardo Zucconi. A rendere ancora più favorevole l’operazione c’è la solita scarsa trasparenza sui nomi dei collaboratori dell’ufficio di presidenza: a differenza dei consulenti del governo, Montecitorio non è tenuto a pubblicare la lista dei collaboratori né tantomeno la loro remunerazione.

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