In vista della sfida per le regionali in Umbria il centrodestra in affanno fa salire a bordo il sindaco di Terni e leader di Alternativa popolare. Da Roma si aspettano un atteggiamento meno pirotecnico, ma questo dipende solo da lui
«Se uno lo provoca, lui “scapoccia”. Però in fondo fa parte del Ppe». La notizia che arriva da Terni è succosa, ma rischia di rivelarsi un azzardo: l’ingresso di Stefano Bandecchi nella coalizione di centrodestra è un investimento che a Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia regalerà una manciata di punti percentuali, ma offre un palcoscenico nazionale a un politico dall’indole imprevedibile.
Guardati dagli amici
Neanche la fascia tricolore lo trattiene dalle sue prodezze. L’ultima, un confronto di acqua «soffiata» (dice lui) in faccia a un contestatore politico, poi indicato ai vigili presenti nei pressi della sede del comune, palazzo Spada. Niente di troppo grave per i nuovi alleati.
L’accordo dovrebbe essere perfezionato la prossima settimana, ma a grandi linee l’intesa c’è già, vale a livello nazionale con ricadute su tutto il territorio.
In primis ovviamente in Umbria, dove i sondaggi riservati che circolano in vista della sfida per le regionali danno il centrodestra diversi punti dietro il campo larghissimo. Alternativa popolare – il partito che fu di Alfano e ora è di Bandecchi – viene quotato intorno al 4-5 per cento. Oro per il centrodestra che si prepara alla sfida in programma verosimilmente per metà novembre (anche se la data non è ancora stata definita).
E allora vale tutto. Anche scendere a patti con il sindaco e il suo partito, che a Terni governa con un monocolore e aggredisce regolarmente a parole (a volte anche con i pugni) i consiglieri d’opposizione, in particolare quelli di centrodestra.
«Non hanno digerito che gli sia stata portata via Terni», dice Bandecchi. Effettivamente, i consiglieri del centrodestra pare non abbiano accolto proprio benissimo la notizia della nuova alleanza con chi li ha presi a male parole, ha rivolto loro versi di animali e ha promesso a uno di loro di fargli «saltare i denti». «Sono noto per fare lo stupido con gli stupidi», si limita a rispondere il sindaco.
Da Roma ora si aspettano un atteggiamento più rilassato da parte sua, e il sindaco sembra essere pronto a fare un passo in quella direzione, aggiungendo però sempre una minaccia velata: «Non ci capiamo come possono non capirsi i cugini o i fratelli. Spero che i rapporti migliorino e che a destra abbiano la consapevolezza della responsabilità nazionale che deriva dal loro atteggiamento».
A sentire Bandecchi, infatti, un’alleanza vale l’altra. Avrebbe potuto cercare anche il Pd: «Posso lavorare con il Pd, anche se Elly Schlein non mi vuole. Ma non potrei mai allearmi con i Verdi o i Cinque stelle». E poi c’è il centro da presidiare. «Renzi l’ha abbandonato, Calenda non c’è. Non entriamo in coalizione per fare i portaborse, ma noi degasperiani equilibrati vogliamo occupare uno spazio che nessuno ha colto, finora».
Nella speranza che la corsa non si fermi qui: «Nel centrodestra vige la regola che chi ha più voti propone il presidente del Consiglio». Ma guai a paragonare la sua traiettoria – che il sindaco intende come una staffetta da raccogliere dalle mani di Silvio Berlusconi nel 2027 – a quella del generale Vannacci: «Tra me e lui c’è qualche milione, io non sono un improvvisato come lui e abbiamo opinioni molto distanti». Per il momento, però, Bandecchi si accontenta di partecipare ai vertici di governo: «Se non mi fanno sedere al tavolo che mi alleo a fare?»
Direzione Roma
Poco importa se i suoi nuovi alleati cercano di non rispondere direttamente, ma fanno capire che l’alleanza nasce obtorto collo. «In Alternativa popolare ci sono tante anime diverse», filtra per esempio dalla Lega. Tradotto: non ci si allea con Bandecchi, ma con la formazione che lo circonda. Le sue trasgressioni? «Non è il nostro stile, se ne assumerà lui le responsabilità».
La speranza è che, per una volta, in politica valga l’algebra, e la manciata di punti percentuali possa fare la differenza per la presidente uscente della regione, la leghista Donatella Tesei.
Anche da Forza Italia provano a minimizzare: «A noi non interessa lui, ma la linea del suo partito. Che culturalmente si incastona perfettamente nella nostra coalizione. Poi col voto utile finirebbe per aiutare indirettamente la sinistra, e se n’è reso conto ed è venuto da noi».
Ma Bandecchi non è il tipo di persona da lasciarsi mettere da parte. Promette prima un impegno per Marco Bucci in Liguria. «Mi sta simpatico e mi piace che abbia accettato questa sfida per rilassarsi dalla vera battaglia che sta affrontando come uomo», dice riferendosi alla malattia raccontata nei giorni scorsi dal sindaco di Genova. «E poi, appena sarà ufficializzato l’accordo, vedrà che interverrò su tutti i temi nazionali. Al prossimo vertice di governo ci sarò anch’io».
© Riproduzione riservata