I quarantenni cresciuti a pane e fiamma, sotto la guida di Meloni, hanno tolto la festa alla giovanile del partito. E infatti Gioventù nazionale ha dovuto creare un evento nuovo di zecca
La generazione Atreju s’è presa tutto, anche la stessa Atreju. È la pattuglia degli attuali quarantenni, Giovanni Donzelli, Andrea Delmastro, ma anche Francesco Lollobrigida e Nicola Procaccini, oltre ovviamente a Giorgia Meloni, cresciuti a “pane e fiamma”, ad aver preso la scena, finendo per relegare i giovani di destra, la next generation dei conservatori italiani, in un angolo. Sono una parte tra tanti, almeno per il momento.
Non è un mistero che la manifestazione, che inizia oggi a Roma, sia cambiata. E anche se resta l’ispirazione al personaggio di La storia infinita, non è più la stessa di un tempo. La festa della componente giovanile della destra post missina, da Alleanza nazionale a Fratelli d’Italia, è stata sostituita da un maxi-evento celebrativo del primo partito del paese che esprime la presidente del Consiglio. E i giovani? Loro possono attendere.
La scalata di Atreju
E dire che la Generazione Atreju – come è intitolato il libro del giornalista Francesco Boezi che racconta per filo e per segno l’ascesa dei meloniani – ha basato tutto sulla capacità di sfidare le leadership consolidate. La stessa Meloni, quando era stata eletta alla guida di Azione giovani, aveva sconfitto il candidato sostenuto dall’establishment del partito, Carlo Fidanza. Del resto Fratelli d’Italia è nato da una scissione nel Popolo delle libertà perché l’attuale premier voleva sfidare alle primarie Silvio Berlusconi, all’epoca intoccabile capo del centrodestra. Ma il fondatore di Forza Italia aveva ovviamente detto di no.
Oggi, però, FdI non sembra più così interessato alla crescita dei giovanissimi, anche se qualcuno è approdato alla Camera, come il presidente di Gioventù nazionale, Fabio Roscani, e Chiara La Porta, dirigente di spicco dell’organizzazione giovanile. Attualmente sono un passo indietro, oscurati dalla generazione Atreju e dalla vecchia guardia, i vari Ignazio La Russa, Alfredo Mantovano e Adolfo Urso, che conservano posti di comando.
Per orientarsi nella mutazione genetica della kermesse basta scorrere il programma: a Castel Sant’Angelo, fino a domenica 17 dicembre, ci sarà un viavai di ministri, non solo di FdI. «Una festa di parte», l’ha definita il responsabile organizzativo del partito di Meloni, Donzelli.
Un’immagine recente sintetizza la centralità dell’attuale classe dirigente del partito. Alla conferenza stampa di presentazione di Atreju 2023, il mattatore è stato proprio Donzelli. Si è preso la scena da consumata star della politica-spettacolo con tanto di suspance per l’annuncio dell’ospite a sorpresa: il «mister X» Elon Musk, laddove la X sta per il nuovo nome di Twitter. Last minute è arrivata pure la conferma della partecipazione del premier britannico, Rishi Sunak, che sabato sarà a palazzo Chigi. Insomma, ci sarà sempre meno spazio per la goliardia dei giovani di destra.
Memorabile lo scherzo fatto a Gianfranco Fini, allora leader intoccabile della destra post Msi, costretto a difendere dalle violenze in Turkmenistan i «kaziri», popolazione immaginaria, inventata dagli organizzatori di Atreju. Cioè Meloni e i suoi fedelissimi.
E i giovani oggi che fanno? Fabio Roscani, 33 anni, è appunto al vertice Gioventù nazionale, eletto per la prima volta alla Camera alle elezioni del 2022. Alla presentazione di Atreju 2023, sotto lo slogan “Bentornato orgoglio italiano”, era uno tra i tanti presenti, al fianco di Donzelli.
I giovani di Fenix
In realtà l’organizzazione giovanile di FdI si occupa dell’organizzazione di Fenix, festa che quest’anno si è celebrata in piena estate. Già da qualche anno c’è stata la scissione degli eventi. I giovani hanno avvertito la necessità di riprendersi uno spazio con un appuntamento organizzato da zero, con un marchio di nuovo conio. Roscani, però, non ne fa un dramma.
«Già dalla locandina è chiaro che Atreju è una festa che attraversa più generazioni», dice a Domani. Nessuna polemica, insomma. Ci mancherebbe. Le nuove leve non appartengono alla nidiata dei Gabbiani cresciuti a Colle Oppio sotto l’ala protettiva di Fabio Rampelli, che deve accontentarsi del ruolo di vicepresidente della Camera nonostante sia stato uno dei padri della generazione Atreju.
Per Gioventù nazionale Meloni è la leader indiscussa e indiscutibile, fino a quando lo vorrà. Roscani interverrà comunque alla kermesse di Castel Sant’Angelo domenica, dopo il discusso leader dell’ultradestra spagnola di Vox, Santiago Abascal, e poco prima della premier. Una collocazione di prestigio, almeno nelle intenzioni. La possibilità di restare schiacciato mediaticamente è d'altra parte molto elevata. Dalle parti di FdI, per il futuro, garantiscono che i nuovi dirigenti troveranno il loro spazio. Nessuno dei quarantenni di Atreju resterà incollato al proprio posto. Bisogna, però, capire quanto lunga sarà l’attesa.
© Riproduzione riservata