Parere negativo all’emendamento al disegno di legge di Bilancio firmato Matteo Orfini (Pd) e Nicola Fratoianni (LeU). No del governo e dei relatori, Stefano Fassina e Maria Luisa Faro. Fassina: «Né la maggioranza né l’opposizione la volevano». Fratoianni aveva parlato con Conte. Ora ci sarà un altro tentativo in aula e al Senato
Non è bastato neanche l’endorsement di Beppe Grillo che apriva a un appoggio dei cinquestelle. Governo e maggioranza hanno rispedito al mittente la patrimoniale firmata da Matteo Orfini (Pd) e Nicola Fratoianni (LeU). Stefano Fassina, relatore del disegno della legge di Bilancio in cui i due speravano di inserire l’emendamento, dice a Domani: «Non è condiviso dalla maggioranza, come noto, oltre che dalle opposizioni».
Di fronte a questo muro, l’emendamento è stato ritirato. I due parlamentari però sono pronti a ritentare prima in Aula e poi al Senato, anche se in questo secondo caso è difficile che ci saranno modifiche al testo del disegno di legge per carenza di tempo, il disegno di legge deve essere approvato entro il 31 dicembre.
Discussione aperta
Il testo in un primo momento era stato ritenuto ammissibile, dopo il ricorso invece è finito nel fascicolo dei segnalati in commissione Bilancio alla Camera e per questo è arrivato al voto, «altrimenti non sarebbe stato né discusso e votato», dice Fassina. Il no però ha messo d’accordo l’esecutivo e i relatori, Fassina e Maria Luisa Faro (M5s), che oggi hanno espresso il pare negativo: «Perché non ha copertura, determina una perdita di gettito», esordisce Fassina – un motivo che ricalca quello dell’inammissibilità - ma anche perché «aumentava l’imposta su una prima abitazione di 500.000 euro e la riduceva per patrimoni immobiliari fino a 5 milioni di euro».
Per Fassina (compagno di gruppo di Fratoianni), «la proposta affronta un problema vero: il riordino della tassazione patrimoniale per correggerne iniquità e aumentarne il gettito» ma, prosegue: «È improprio continuare a ripetere che introduceva la patrimoniale: modificava quelle che già ci sono». Il testo presentato, dice, non funzionava anche perché «eliminava l’unica fonte di autonomia finanziaria dei Comuni». Inoltre «non teneva conto della fase, segnata da carenza o assenza di liquidità» andando a gravare anche sugli eventuali contribuenti di fascia più bassa.
Fassina ha concluso: «Dobbiamo riordinare le imposte patrimoniali ma con una proposta adeguata». Il testo per lui è stato improvvisato: «Non si improvvisa, sia sul piano tecnico che politico. In particolare in una fase dove, insisto, non c’è liquidità e diamo contributi a fondo perduto». Il ritiro ha precluso ulteriori passaggi: «Sarebbe stata bocciata e avremmo aggravato gli ostacoli per una proposta adeguata».
Fratoianni ha parlato con Conte
Anche se hanno ceduto al ritiro per evitare il voto contrario, i due firmatari hanno già detto che sono pronti a tornare in gioco nei prossimi passaggi del disegno di legge. Ieri Fratoianni era andato a Palazzo Chigi a parlare al presidente del Consiglio Giuseppe Conte: «Ho ribadito la proposta perché siamo convinti che farebbe bene al Paese. Conte ha ascoltato». Oggi Orfini e Fratoianni con un comunicato congiunto prendono atto: «Ovviamente ripresenteremo l'emendamento in aula e poi al Senato». I due firmatari sono pronti a ridiscutere il testo: «In questi giorni molti, anche nella maggioranza,- proseguono i due parlamentari - hanno aperto all'idea di una patrimoniale, pur criticando la nostra proposta. Siamo ovviamente disponibili a riformularlo insieme in modo da trovare un testo condiviso, ma invitiamo tutte le forze di maggioranza a trovare il coraggio di fare una scelta giusta».
L’appello resta quello di riflettere: «Chiediamo al governo di riflettere sul proprio parere contrario, ancor più in questa fase drammatica c'è bisogno di dare alle nostre azioni il segno della giustizia sociale e dell'uguaglianza».
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