Anche in Umbria, a tre settimane dal voto, irrompe una notizia di cronaca giudiziaria che riguarda la presidente uscente e ricandidata alla guida della Regione, la leghista Donatella Tesei. Giovedì 31 ottobre, infatti, la procura di Perugia ha chiesto l’archiviazione per Tesei e per la sua assessora al Bilancio, Paola Agabiti, accolta dal gip. Entrambe erano indagate per abuso d’ufficio in relazione all’utilizzo di fondi europei per lo sviluppo rurale, con finanziamenti ad una azienda agricola in cui, secondo fonti inquirenti, lavorerebbe anche il figlio della governatrice e di proprietà del marito dell’assessora.

Secondo l'avvocato Nicola Di Mario, difensore dell’assessora, «laddove non fosse stata disposta l'abrogazione dell'abuso d'ufficio, la originaria e provvisoria contestazione di reato sarebbe risultata del tutto infondata sul piano giuridico».

La richiesta della procura infatti non ha riguardato il merito dell’inchiesta, ma è giustificata dal fatto che il governo Meloni ha da poco approvato l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, impedendo dunque ulteriori accertamenti su eventuali comportamenti illeciti. Proprio per abuso d’ufficio nell’ambito di un’inchiesta su fondi alla sanità, cinque anni fa, era stata condannata in primo grado l’ex presidente della Regione Catiuscia Marini, del Pd, che si era dimessa nel 2019.

le reazioni

Per questo le opposizioni hanno chiesto comunque spiegazioni a Tesei dei suoi comportamenti: «Tesei faccia chiarezza sui contenuti dell’indagine e spieghi anche i motivi per cui non ha comunicato nulla in Regione sul procedimento»; ha chiesto il coordinatore regionale del Movimento 5 Stelle, Thomas De Luca e richieste simili sono arrivate anche da Avs. Anche il segretario regionale del Pd, Tommaso Bori, ha detto che «la notizia svela con tutta evidenza un sistema consolidato che si è servito delle istituzioni per finanziare aziende di famiglia» e «sintomatico il fatto che l’indagine venga archiviata solo per l’abrogazione del reato»; si tratta di un fatto grave su cui interrogheremo del dirette interessate».

La presidente uscente si è difesa dicendo di «aver saputo solo oggi dell’indagine a mio carico archiviata» e «mi risulta che l'indagine era iniziata da tempo e già questo dimostra ancora una volta la correttezza dell'operato della mia amministrazione». Ha poi aggiunto una considerazione politica rispetto agli attacchi delle opposizioni: «Assisto alla consueta attività di strumentalizzazione e mistificazione, con argomenti di ignobile livello, amplificata dalla vicinanza della scadenza elettorale».

Il contrattacco di Tesei, dunque, punta tutto sul ritenere che gli avversari utilizzino un’inchiesta quasi archiviata per avvantaggiarsi in campagna elettorale. In realtà, come le elezioni liguri hanno mostrato (e con un’inchiesta di ben altra portata, oltre che con esiti diversi) come l’elettorato sia poco influenzabile dalle controversie giudiziarie nell’orientamento del proprio voto. 

Questa anche la lettura dell’avversaria, la candidata civica di centrosinistra Stefania Proietti, «Credo che non cambi molto in quella che è la corsa elettorale», ha detto, ma «lascia molto l'amaro in bocca una questione in cui al di là dell'abuso di ufficio e del reato c'è sicuramente un motivo di inopportunità politica, oltre alla questione familiare della Tesei, visto che nella sua Giunta ci sono delle persone legate a questa filiera». Ha aggiunto che «la buona politica avrebbe evitato di trovarsi proprio per ragioni di conflitto di interessi» e ha ricordato come, in merito allo stato della sanità umbra, Tesei si sia sempre fatta forte del fatto che «il problema arriva dalle vicende giudiziarie che la fecero vincere alle elezioni», ovvero l’inchiesta a carico di Marini. Intanto, i sondaggi a tre settimane dal voto del 17 e 18 novembre danno un testa a testa .

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