- Come è stato detto da molti, la Costituzione italiana è antifascista e i membri del governo in carica su essa hanno giurato e a essa hanno l’obbligo di essere fedeli.
- Anche per questa ragione, per questa percepita incoerenza, molti esponenti di FdI s’imbarcano in sottili distinguo, fra libertà e liberazione, per esempio, o menzionano ossessivamente le varie svolte, le varie puntualizzazioni, i vari abbandoni degli orrori del fascismo.
- Ma c’è anche l’incoerenza tra comportamenti e pronunciamenti. Non si deve chiedere ai politici una coerenza fra comportamenti e ideali? Può il fatto che la condotta privata di un esponente politico o di un individuo pubblico sia del tutto contraria a ciò che egli professa essere trascurabile?
Il 25 aprile di quest’anno è stato all’insegna del tentativo, da parte di alcuni esponenti del governo, di erodere il significato antifascista di questa e altre ricorrenze e della reazione di molti a questo tentativo. In questo meccanismo di azione e reazione, tuttavia, potrebbe passare inosservato un aspetto egualmente rilevante.
Come è stato detto da molti, la Costituzione italiana è antifascista e i membri del governo in carica su essa hanno giurato e a essa hanno l’obbligo di essere fedeli. Anche per questa ragione, per questa percepita incoerenza, molti esponenti di FdI s’imbarcano in sottili distinguo, fra libertà e liberazione, per esempio, o menzionano ossessivamente le varie svolte, le varie puntualizzazioni, i vari abbandoni degli orrori del fascismo.
Comportamenti e pronunciamenti
Ma forse dovremmo considerare anche questa incoerenza, un’incoerenza percepita e mal tollerata anche da chi se ne macchia, l’incoerenza fra comportamenti e lealtà intime, radicate o anche private (una volta ancora: il busto di Mussolini a casa del presidente del Senato) e valori e principi che si dovrebbero condividere o si afferma di condividere.
Se ci concentriamo su questo, il problema non è più solo l’antifascismo o la lealtà ai valori repubblicani. Conterebbe anche la coerenza fra comportamenti e pronunciamenti.
Non c’è coerenza fra la concezione di famiglia agita nelle loro vite private da molti esponenti politici di questa destra e la visione della famiglia che vorrebbero imporre agli altri. Non c’è coerenza fra la visione della sessualità praticata da molti di loro e quella che vorrebbero sanzionare tramite il diritto. Non c’è coerenza fra la spensierata cittadinanza di chiunque in un mondo sempre più globalizzato, dove la miscela e l’ibridazione sono non solo onnipresenti, ma anche necessari (provate a vivere con prodotti alimentari solo italiani, o senza il lavoro degli immigrati) e il sovranismo nelle sue varie versioni.
Non c’è coerenza fra la misericordia, l’apertura alla vita e l’attenzione alla spiritualità che stanno al centro di molte interpretazioni del cristianesimo e l’ossessiva concentrazione sulla procreazione tradizionale, per via sessuale, l’accanimento non misericordioso contro gli affetti e le storie delle persone concrete di molti cattolici, anche di sinistra.
La coerenza morale
Eppure, nella discussione pubblica queste richieste di coerenza vengono spesso bloccate dalla difesa della vita privata o, dalla concessione del diritto di cambiare idea (un esempio sono i trascorsi radicali di Eugenia Roccella, piuttosto in contrasto con le sue posizioni più recenti). Si pensa che tutto sia character assassination, attacco alla reputazione, e non rimane spazio per il giudizio sull’integrità, intesa come corrispondenza fra azioni e ideali.
Non si deve chiedere ai politici una coerenza fra comportamenti e ideali? Può il fatto che la condotta privata di un esponente politico o di un individuo pubblico sia del tutto contraria a ciò che egli professa essere trascurabile? Qui non sono in questione comprensibili debolezze umane. La richiesta non è che qualsiasi politico eletto sia, o sia stato, irreprensibile. Né si debbono stigmatizzare i processi di maturazione personale, il riconoscimento dei propri errori (come potrebbe essere il caso di Roccella o della cosiddetta svolta di Fiuggi).
Ma, al di là di questo, non ci si dovrebbe aspettare da chi si assume l’impegno di regolare la vita di tutti con i lacci pesanti del diritto che egli stesso non si voglia mantenere al riparo da ciò che vuole dagli altri? Chi rivendica per sé libertà nella vita privata, e magari il riconoscimento pubblico che garantisce la difesa delle scelte sessuali private, non dovrebbe lasciare anche agli altri analoghe libertà? Chi rivendica comprensione per le posizioni libertarie difese nel passato non dovrebbe avere lo stesso atteggiamento per chi a quelle visioni crede ancora? Come non pensare che chi non ha questa coerenza stia semplicemente e brutalmente cercando di imporre ai cittadini un regime di vita da cui vuole rimanere esente? Famiglia monogamica e tradizionale, autarchia e vincoli, legalità e leggi draconiane per i cittadini, libertà di vivere la propria vita, attenuanti e scappatoie per le élite.
I partigiani cattolici
L’essenza della democrazia dovrebbe essere l’eguaglianza di fronte alla legge. Le leggi debbono valere per tutti e chi propone che certi stili di vita siano resi obbligatori o proibiti dovrebbe essere, ed essere stato, disposto a vivere di conseguenza. La coerenza morale garantisce la legittimità democratica.
Il sottotitolo del libro di Claudio Pavone sulla resistenza che sempre si ricorda in questi giorni era Saggio storico sulla moralità della Resistenza. In un capitolo di grande valore anche letterario si ricorda la riflessione dolorosa dei partigiani cattolici sulla liceità della violenza contro il nemico tedesco e fascista. Questo tipo di ricerca di una piena coerenza fra i propri ideali e le esigenze della vita politica concreta è un altro lascito di quella stagione che non dovremmo dimenticare.
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