La questione morale in politica può generare un effetto boomerang molto potente. La sinistra italiana continua a rifiutarsi di imparare la lezione e pertanto utilizza la moralizzazione della vita pubblica per attaccare i suoi avversari: da Bettino Craxi e Giulio Andreotti fino ai ministri del governo Meloni
La questione morale in politica può generare un effetto boomerang molto potente. La sinistra italiana continua a rifiutarsi di imparare la lezione e pertanto utilizza la moralizzazione della vita pubblica per attaccare i suoi avversari: da Bettino Craxi e Giulio Andreotti fino ai ministri del governo Meloni.
Lo scenario che si sta materializzando in Puglia fa emergere una realtà di clientelismo e illegalità che colpisce il Pd, spesso autoproclamatosi partito campione della vita civile, e che eccita lo spirito moralista, a trazione giustizialista, del Movimento 5 stelle.
Nello stesso campo si creano moralismi nei moralismi alla ricerca di una purezza che nella politica non esiste. Il clientelismo al sud e la corruzione al nord sono malattie di lunghissimo corso in Italia in cui sono incappati tutti i partiti che hanno governato.
Perseverare negli errori
La presunta superiorità morale e civile della sinistra ha sempre potuto poco di fronte a fenomeni profondi e spesso, anzi, il moralismo politico ha generato un rigetto della maggioranza dell’elettorato verso i “maestrini” dell’etica pubblica, soprattutto annidati nell’intellighenzia di sinistra.
Nonostante questo il Pd persevera nei suoi errori: considera una magistratura inquirente debordante spesso dai suoi confini come un potere amico che però molte volte ha colpito anche gli amministratori democratici; alimenta una retorica del sospetto verso chi si trova dall’altra parte politica; dipinge troppo spesso come disonesti gli elettori degli altri partiti.
Sono posture molto pericolose perché nessun partito nell’arena della politica riesce a rimanere puro e morale, soprattutto quando governa. D’altronde vi è da chiedersi se la colpa di voti venduti a 50 euro sia della classe politica che lo propone o di pezzi della società italiana disposti ad accettare di vendere un diritto-dovere civile per così poco. Difficile non rispondere che sia di entrambi e che questo paese presenta dei problemi “civici” più profondi dell’immoralità della sola classe politica.
Eppure la sinistra ha inglobato la questione morale nel suo codice genetico al punto da non riuscire a disfarsene completamente. Quando è il Pd sotto schiaffo per l’illegalità, è il Movimento 5 stelle a divorare l’alleato in nome della morale, seppur Giuseppe Conte ha oggi l’astuzia politica di volersi imporre sull’alleato, il Pd di Michele Emiliano in questo caso, senza volerlo annientare e senza rompere l’alleanza ma guadagnandoci in termini di candidature e peso politico. Ma la storia torna sempre.
Nel Dopoguerra la tesi secondo cui la fragilità politica italiana dipenderebbe dalla sua debolezza etica è stata diffusa e sviluppata soprattutto dalle testate giornalistiche legate agli ambienti della sinistra laica, tanto ricchi di cultura quanto poveri di voti.
Nei primissimi anni Ottanta, nel tentativo di uscire dall’impasse nella quale s’era infilato il suo partito, Enrico Berlinguer ha cominciato a utilizzare la questione morale sul versante comunista, brandendola come un’arma politica contro i partiti di governo. E l’arma s’è rivelata efficace in quelle particolari circostanze.
Sfumature difficili
Anche in questo caso, però, nel medio e lungo periodo se ne sono manifestati numerosi effetti collaterali. Se la cifra di fondo della vita pubblica da politica si fa morale, l’azione si irrigidisce troppo. La mediazione, il compromesso, la gestione della realtà in tutte le sue complessità e sfumature si fanno sempre più difficili.
Lo stigma d’immoralità gettato sugli oppositori politici, poi, si trasferisce rapidamente ai loro elettori: come non pensare che chi vota per un partito immorale sia immorale a sua volta? E se quei partiti continuano insistentemente a raccogliere milioni di voti e a vincere le elezioni, toccherà riconoscere, alla fine, che a essere irrimediabilmente corrotto è l’intero paese.
Col passare degli anni, in conclusione, la questione morale ha contribuito a depoliticizzare la sinistra italiana, aprendo al suo interno un fossato crescente fra i valori e la realtà.
Basta guardare agli ultimi trenta anni di storia politica italiana, del resto. Lo schieramento progressista, politico e culturale, ha utilizzato in abbondanza il linguaggio della legalità e della moralità contro Silvio Berlusconi.
Poiché la sinistra è stata lungamente al potere, però, col tempo i suoi comportamenti reali sono inevitabilmente venuti divergendo sempre di più dai suoi stessi modelli astratti di moralità e legalità. S’è aperto così uno spazio nel quale s’è infilato e ha prosperato il Movimento 5 stelle proprio a danno del Pd a suon di pulizia e di onestà nella classe politica.
La destra, nel frattempo, ha vinto più volte le elezioni. E la sinistra è stata così, ancora una volta, stritolata dalla questione morale che essa stessa ha assolutizzato, ma alle cui pretese s’è rivelata incapace di far fronte.
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