La tenacia non fa difetto a Roberto Calderoli, che infatti non frena e anzi rilancia sull’autonomia differenziata: resta una delle sue sfide, a dispetto della freddezza degli alleati, da Giorgia Meloni ad Antonio Tajani. Un altro fronte aperto, provando a trainare un Matteo Salvini distratto dalle vicende internazionali, che prende l’abbrivio con la nuova bozza del disegno di legge a cui il leghista sta lavorando. Ed è sicuramente utile per fare un po’ di propaganda al Nord dove sta montando la frustrazione per l’abbandono della riforma.

Lo scopo, sulla carta, è quello di assegnare al governo la delega necessaria a ridisegnare il meccanismo dei livelli essenziali delle prestazioni, i Lep necessari all’attuazione dell’autonomia differenziata. «Il ministro Calderoli non si arrende: vuole portare avanti un’autonomia differenziata che nemmeno i suoi alleati vogliono più», dice a Domani il deputato del Pd, Marco Sarracino.

Il ministro per gli Affari regionali si è comunque messo all’opera: 41 articoli e oltre 50 pagine, che spaziano dall’ordinamento sportivo ai porti e agli aeroporti civili, passando per tante altre materie. Per poi arrivare all’epilogo di sempre, almeno stando alla bozza che circola da qualche giorno: non ci saranno risorse aggiuntive.

La formula prevista è la solita: «Non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica né incremento della pressione fiscale rispetto a quella risultante dall’applicazione della legislazione vigente».

La riforma viene immaginata, ancora una volta a costo zero, sbattendo contro lo scoglio principale della sua realizzazione senza allargare i divari tra Nord e Sud: la necessità di mettere a disposizione degli stanziamenti a favore delle aree più svantaggiate, quelle del Mezzogiorno.

«Per fare una vera autonomia servono più fondi al Sud per ridurre i divari», è la posizione messa gli atti dalla Svimez con una serie di dichiarazioni del direttore Luca Bianchi. Un principio ripreso in uno dei dossier preparati dall’Upb, l’Ufficio parlamentare di bilancio: «L’introduzione di nuovi Lep è stata generalmente associata allo stanziamento di apposite risorse principalmente destinate agli enti che necessitano di potenziare i propri servizi e prevedendo un percorso di graduale convergenza».

Cosa prevede il nuovo testo di Calderoli? Entro 9 mesi dall’approvazione della delega, il governo deve emanare i decreti legislativi. Nelle intenzioni leghiste, dovrebbe avvenire prima della fine dell’anno in modo da mettere sul piatto delle prossime regionali l’accelerazione sulla «madre di tutte le riforme». Almeno per i vecchi fan della Lega.

Ddl di battaglia

Ma questo significa che il provvedimento dovrebbe passare al vaglio nelle prossime sedute del Consiglio dei ministri. Più che un testo per rimodulare l’autonomia differenziata, il Calderoli-bis è un inno di battaglia interno alla maggioranza e forse anche alla Lega.

Il ministro vuole l’operazione rilancio, benché Salvini sia concentrato su altri temi, dalla pace in Ucraina in salsa trumpiana alla pace fiscale, tradotto con il condono della rottamazione delle cartelle.

Certo, tra gli obiettivi del ddl sui Lep c’è quello di prevedere un maggior coinvolgimento del parlamento, uno dei limiti rilevati dalla Corte costituzionale nella prima formulazione dell’autonomia. Ma nella bozza del ddl si notano più le mancanze che i contenuti.

Non c’è alcuna menzione ai livelli per le prestazioni sociosanitarie. Vengono dati come assunti quelli di otto anni fa, risalenti al 2017, a un mondo prima del Covid.

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