Martedì 27 dicembre è arrivata dal Pd la richiesta di dimissioni da presidente del Senato di Ignazio Benito Maria La Russa, le sue nostalgie fasciste sono troppe. Già prima dell’elezione del politico di Fratelli d’Italia giravano i video della sua casa con i busti di Mussolini, dopo è stato un crescendo tra dichiarazioni per allontanarsi dal 25 aprile, giorno in cui si festeggia la liberazione dal nazifascismo, e da ultimo il suo post su Facebook per festeggiare la nascita del Movimento sociale italiano (Msi) nato dalle ceneri della Repubblica sociale italiana, ovvero la repubblica fascista e filonazista di Salò.

La sottosegretaria Rauti

LaPresse

La prima a ricordare l’evento è stata la sottosegretaria alla Difesa, Isabella Rauti, figlia di uno dei segretari, Pino Rauti. Il 26 dicembre ha pubblicato un post per «rendere onore» ai fondatori e i militanti. Oltre ad essere tra i fondatori e aderire all’Msi, Pino Rauti aveva fondato il Centro studi Ordine nuovo, che, dopo la separazione di Rauti e il suo rientro tra i missini, evolverà nel movimento omonimo di estrema destra colpevole di attentati terroristici. Ordine nuovo sarà sciolto nel 1973 con l’accusa di ricostituzione del partito fascista.

La reazione

La presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni, non ha apprezzato l’atteggiamento di La Russa: «È grave» che le alte cariche istituzionali esaltino la storia del Msi, un partito «in continuità ideologica e politica con la Rsi».

Subito dopo si è espressa la comunità ebraica romana, attraverso la presidente Ruth Dureghello: «Quando si ricoprono ruoli istituzionali il nostalgismo assume contemporaneamente contorni gravi e ridicoli. Non sono accettabili passi indietro, soprattutto dalla seconda carica dello stato». La Repubblica italiana «è antifascista e quando si giura sulla Costituzione lo si dovrebbe fare sapendo che non possono più esistere ambiguità o incoerenze in merito».

Per l'Anpi, associazione dei partigiani, il post di La Russa è «uno sfregio alle istituzioni democratiche». Il presidente Gianfranco Pagliarulo ha commentato: «Con tutto il rispetto per i suoi affetti familiari La Russa non ha ancora capito che è il presidente del Senato della Repubblica antifascista e non il responsabile dell'organizzazione giovanile del Msi».

Il 25 aprile

L’associazione mantiene la guardia alta in attesa del 25 aprile, la festa della liberazione dal nazifascismo, che per La Russa non sarà una data facile. Lui stesso ha ripetuto più volte che «non sfilerò nei cortei». A ottobre in un’intervista alla Stampa ha detto che «lì non si celebra una festa della libertà e della democrazia ma qualcosa di completamente diverso, appannaggio di una certa sinistra». Al momento ha promesso un mazzo di fiori.

A questo si aggiunge il video circolato prima che venisse eletto presidente del Senato. In quell’occasione ironizzava sul comunismo e mostrava a un giornalista del Corriere tutti i cimeli del fascismo nella sua casa di Milano.

Meloni e gli altri

Dopo l’ultima uscita, in serata è arrivata la dimostrazione di solidarietà a La Russa della sua area politica, in una nota firmata da Domenico Gramazio. Coordinatore del Forum delle Associazioni di Destra, e noto per aver aderito all’Msi e frequentato i genitori di Massimo Carminati, il nero di Mafia Capitale. In tempi più recenti per aver portato spumante e mortadella in Aula per festeggiare la sfiducia al governo Prodi nel 2008: «Prima di parlare dovrebbero studiare la storia dei partiti, anziché vaneggiare su luoghi comuni», su legge nel comunicato.

Il Secolo d’Italia, giornale di destra, ha difeso il diritto di celebrare l’evento. Ma anche in parlamento La Russa non è solo. Si sono esposti Andrea De Priamo, deputato vicino a Giorgia Meloni, e Alberto Balboni, presidente della commissione Affari Costituzionali. «Il Movimento Sociale è stato un partito nato nell'Italia Repubblicana che ha caratterizzato la sua intera esistenza nell'ottica di una pacificazione nazionale, per il rispetto dei valori costituzionali e delle dinamiche parlamentari», ha detto il primo.

Per Balboni «qualche nostalgico della guerra civile nega ad Isabella Rauti, Ignazio La Russa e con loro ad una intera comunità politica, il diritto di ricordare la fondazione del Msi e l'importanza che essa ebbe per la democrazia italiana».

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni tuttavia non ha commentato, e secondo alcuni retroscena non sarebbe per niente contenta. Il 19 dicembre si era commossa al Museo ebraico di Roma, nel Tempio maggiore della Capitale, dopo aver partecipato all'accensione del candelabro in occasione della cerimonia della Chanukkià con la presidente della comunità ebraica Dureghello. Per Dureghello era stata una partecipazione che avrebbe cominciato a porre fine alle ambiguità, che però sono ripartite subito.

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