- Ministero della Cultura e servizio pubblico hanno deciso di patrocinare e diventare media partner di un evento organizzato da una realtà con saldi principi sovranisti.
- Il direttore di Rainews24 Paolo Petrecca è un habitué di feste di partito riconducibili all’estrema destra, ma una media partnership coinvolge anche il servizio pubblico, che dovrebbe avere il pluralismo tra i suoi principi fondanti.
- Il festival del mensile – che su Instagram conta appena 8mila follower – ha ricevuto ampissima copertura da parte del servizio pubblico, che oltre a Rainews ha coinvolto anche la TgR Basilicata e addirittura Rai Italia. Ora, è in arrivo un’interrogazione del Pd.
«Identità e cultura vanno di pari passo e sono il sale della nostra vita». Sembra un esponente della maggioranza di Giorgia Meloni a parlare, e invece è Paolo Petrecca, direttore di Rainews24 a margine della presentazione del Festival delle città identitarie al ministero della Cultura. Il festival, che da Potenza migrerà a Tirno e Loano, ha ottenuto il patrocinio. Il ministro Gennaro Sangiuliano parla dell’unicità della provincia italiana, Petrecca si dice felice di essere con la sua rete media partner dell’evento. Una situazione come ne capitano tante, tra ministeri e servizio pubblico. Se non fosse per il fatto che a organizzare il festival è Cultura identità, l’associazione di Edoardo Sylos Labini, direttore artistico dell’evento.
Un nome che non suona nuovo a chi segue il panorama culturale a cui fa riferimento la destra meloniana. Labini è stato un attore di teatro, televisione e cinema, tra le sue apparizioni si trovano ruoli in Commediasexi, Don Matteo, Incantesimo e Un posto al sole. Negli ultimi anni, però, ha deciso di affiancare la recitazione con un nuovo impegno politico. Il colore politico della sua passione si intuisce dalle ultime opere che ha portato a teatro: Italo Balbo cavaliere del cielo, Gabriele d'Annunzio, tra amori e battaglie, D'Annunzio segreto, Fiume 1919, città d'arte, di vita. Per completare il quadro, nel 2018 ha fondato il mensile Cultura e identità.
Le priorità
Il manifesto parla chiaro (se ci fossero ancora dubbi). «Liberiamo la cultura dal regime di menzogne del politicamente corretto, dalle soggezioni conformiste della lobby radical chic e dalla globalizzazione dei cervelli. Restituiamo la propria storia a ogni gente, lottiamo per la sovranità di tutti i popoli senza divario di stirpe, di lingua, di classe, di religione». In ogni caso, scrive ancora Labini, bisogna ricominciare «dall’ovvio, dal normale, dall’ordine naturale delle cose. Rifiutiamo il finto umanitarismo livellatore, eterofobico». Su Facebook i follower della pagina sono 33mila, su Instagram appena 8mila. Nonostante questo, la Rai sovranista ha scelto di garantire all’evento una copertura ampissima. Oltre a Rainews24 – dove Labini è regolarmente ospite – sono state coinvolte anche la TgR Basilicata, Rai Italia, l’emittente che trasmette una programmazione pensata per i connazionali all’estero, e perfino il Tg1.
Nel dubbio, Viale Mazzini ha addirittura scelto di presidiare la scena con «due importanti esponenti della Rai», come si legge su Cultura identità: Petrecca stesso e il direttore del Daytime Angelo Mellone, che tra l’altro è anche presidente della Fondazione Lucana Film Commission. Entrambi appaiono in gran parte dei servizi dedicati alla copertura del festival: «Noi siamo quello che viviamo, soprattutto la cultura, che non è istruzione ma è qualcosa che fa parte di noi, del posto in cui siamo cresciuti, dove viviamo» dice Petrecca alla TgR. Mellone alza il livello con riferimenti d’autore: bisogna «raccontare il modo in cui le nostre differenze all’interno della nazione si fondono in quello che Galli della Loggia definiva il motivo ispiratore dell’identità italiana, la bellezza».
E così il festival è andato in scena lo scorso weekend, tra piazza Duca della Verdura, un piccolo spiazzo nel centro storico di Potenza, e il Piccolo teatro Cesam, meno di trecento posti in tutto. In programma appuntamenti con l’attore Giancarlo Giannini, Arianna e Roberto Boninsegna, ma anche «un omaggio speciale a Claudia Cardinale, con la partecipazione della giovane e talentuosa attrice Francesca Cardinale, nipote della diva».Tra gli ospiti anche il vignettista Osho, un posto fisso nella striscia mattutina del Tg1 di Gian Marco Chiocci. E poi, gli interventi di Petrecca e Mellone sul «nuovo immaginario della tv di stato», come si legge sui social del mensile.
Petrecca e Mellone non sono i primi dipendenti Rai a partecipare a manifestazioni di partito. Negli ultimi anni nei programmi di convention e feste di Lega e Fratelli d’Italia si ritrovavano facilmente i nomi di quelli che sarebbero poi diventati punti di riferimento in campo culturale per il governo Meloni. Dal futuro ministro Sangiuliano, che frequentava i palchi del Carroccio e dei meloniani con disinvoltura quando era ancora direttore del Tg2, allo stesso Petrecca, che ha partecipato anche all’ultima festa di Fratelli d’Italia lo scorso dicembre. All’epoca, comitato di redazione di Rainews24 e Usigrai avevano sollevato questioni di opportunità.
Anche in questa occasione, la scelta di Petrecca potrebbe avere conseguenze: il Pd sta presentando un’interrogazione in commissione di Vigilanza Rai. Petrecca aveva fatto parlar di sé anche alla vigilia delle ultime elezioni amministrative, quando aveva mandato in onda in maniera pressoché integrale il comizio di Giorgia Meloni da Catania. Ora, rischia di imbarazzarlo il suo sostegno a Labini, che l’aveva già ospitato all’edizione del 2022 del festival Cultura Identità, stavolta a Senigallia. Di Labini si parlava anche per una partecipazione in un programma. Finora non se n’è fatto niente, ma senza dubbio i suoi amici a Viale Mazzini non l’hanno dimenticato.
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