- «Comanda Carlo Calenda», è la ragione per cui il partito di Fratoianni della regione rompe con il Pd e si prepara
- ad entrare in una civica in sostegno di M5s.
- In realtà il leader di Azione sul dossier Lazio tace da settimane, e c’è chi assicura che ha promesso il silenzio al candidato presidente fino a che non saranno messe in sicurezza tutte le alleanze.
- Fibrilla l’asse rossoverde nazionale. In realtà gli ecologisti non hanno ancora deciso. Non ufficialmente, almeno. Potrebbero farlo stasera, nella riunione del loro esecutivo. O rimandare la decisione definitiva: «Abbiamo ancora una interlocuzione con Sinistra italiana al livello nazionale».
Dall’inizio, ma anche prima dell’inizio, la corsa di Alessio D’Amato verso la presidenza della regione Lazio non si annunciava come una passeggiata di salute. Ma da ieri si fa più complicata. E se non dal punto di vista dei numeri, sicuramente dal punto di vista politico. La segreteria regionale di Sinistra italiana rompe con gli alleati e annuncia che non farà parte del centrosinistra. «Non staremo con il Pd e Calenda. Per un’incompatibilità su elementi portanti e un profilo politico a guida Calenda. Siamo per l’ecosostenibilità nei trasporti e per gli investimenti nella sanità pubblica. In questo campo non possiamo esserci», spiega il segretario Massimo Cervellini.
Grava sulla scelta, che manda in fibrillazione l’alleanza rossoverde da Roma fino alle aule parlamentari, la questione del termovalorizzatore romano, che nulla c’entra con il programma della regione ma che è considerato un totem neanche criticabile, tanto dal leader di Azione quanto dal Campidoglio, che dovrà realizzarlo e che ha già aperto il bando. E il Campidoglio, con il sindaco Roberto Gualtieri, è uno di quelli che hanno spinto di più per la candidatura di D’Amato, insieme a Calenda e a Enrico Letta.
Ma la questione, per la segreteria regionale di Si, è più complessiva, e ha a che vedere con qualche freddezza anche verso Europa verde, considerata troppo remissiva nei confronti del programma di D’Amato: anzi già di fatto accasata. Poi, poi si fa per dire, c’è la presenza di Carlo Calenda e, più defilato, di Matteo Renzi nell’alleanza: da questa parte i due vengono considerati una guida sostanziale dell’ex assessore. Cervellini spiega che in queste ore cercherà «di verificare se c’è la possibilità di mantenere l’alleanza con i verdi ma li vediamo ancora “attratti” da questo campo con il Pd. E visto che non c’è un tempo infinito, partiremo presto con le interlocuzioni con il Movimento Cinque stelle e con le altre forze di sinistra».
Per i Verdi allarme rosso
In realtà gli ecologisti di Europa Verde non hanno ancora deciso. Non ufficialmente, almeno. Potrebbero farlo stasera, nella riunione del loro esecutivo. Ma potrebbero anche rimandare la decisione definitiva perché, viene spiegato, «abbiamo ancora una interlocuzione con Sinistra italiana al livello nazionale».
Il fatto è che se rottura dell’alleanza rossoverde ci sarà, dovrà essere gestita con molta cautela per evitare che abbia ripercussioni sul cartello nazionale che ha portato all’elezione dei gruppi parlamentari meno di tre mesi fa. Ma c’è anche la questione di pesi: senza Si, Europa verde non ha affatto la certezza di acciuffare quel due per cento che serve a eleggere almeno un consigliere. Alle scorse comunali di Roma, per esempio, ha portato a casa uno scarso 0,9 per cento.
La rottura può portare conseguenze a catena anche a casa Si: il partito regionale di Nicola Fratoianni, attraversato dalle contestazioni al segretario per il “caso” di Aboubakar Soumahoro, sta effettivamente valutando la possibilità di cambiare di fronte. E spostarsi nella coalizione guidata dal M5s, che ancora cerca il suo candidato, o meglio la sua candidata – sarà una donna, viene assicurato – ma va comunque forte nei sondaggi. Cero non tanto da vincere, ma più forte del Pd.
Potrebbe dunque succedere che alcuni singoli esponenti di Sinistra italiana vadano a rimpolpare la lista civica in appoggio a quella pentastellata, nata da un’assemblea organizzata da ex centrosinistra (fra i promotori Stefano Fassina, Paolo Cento, Alfonso Pecoraro Scanio) e sfociata nel Coordinamento 2050, pronto a costruire un polo progressista guidato da Giuseppe Conte e alternativo a quello del Pd. Non ci sarà il simbolo di Sinistra italiana, «ma se faremo un percorso collettivo, e se matureranno le condizioni», dice Cervellini, «ci potrebbero essere nostre candidature riconoscibili».
Si verso M5s
Le tappe di avvicinamento sono già stabilite: all’inizio della prossima settimana Si incontrerà i rappresentanti del Coordinamento 2050. Il 17 dicembre è il giorno di un’assemblea con il presidente M5s: per quella data i giochi dovrebbero essere fatti.
Sul fronte del centrosinistra si evitano commenti. In realtà Carlo Calenda tace sul dossier Lazio ormai da settimane, e c’è chi assicura che ha promesso il silenzio al candidato presidente fino a che non saranno messe in sicurezza tutte le alleanze.
Per D’Amato è una grana. Il lato sinistro della sua alleanza frana. Ma non fa polemica: «Abbiamo condiviso un impianto programmatico con tutti», spiega a Domani. Per puntellare quel lato, potrebbe chiedere all’europarlamentare Massimiliano Smeriglio, regista della lista Sinistra civica ed ecologista (che si è presentata a Roma, dentro c’erano anche esponenti di Si, ha preso il 2 per cento) e quotato nei sondaggi, di mettersi a capo del suo comitato elettorale.
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