- Il 30 dicembre, alla conferenza stampa di fine anno, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha affermato: se ci sarà un’emergenza Covid «Seguiremo le indicazioni che ci darà la scienza»
- Poi ha aggiunto che «il modello di privazione delle libertà conosciuto in passato non mi è parso così efficace e lo dimostra bene il caso cinese. Ci sono due punti ai quali non torneremo mai: e sono il green pass e il lockdown».
- Quelle della Meloni sono idee pericolose e senza alcun fondamento scientifico. I paesi che le hanno applicate alla lettera, come l’Ungheria di Orban, hanno molti più morti di noi.
Il 30 dicembre, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tenuto la sua prima conferenza stampa di fine d’anno. Visto quel che accade in Cina, uno dei giornalisti presenti le ha chiesto: «Come si comporterà il governo se ci sarà una nuova emergenza Covid?»
Meloni ha risposto: «Seguiremo le indicazioni che ci darà la scienza, così come abbiamo cominciato a fare con gli aeroporti. Prenderemo provvedimenti adeguati all’evoluzione del quadro ma ci sono due punti ai quali non torneremo mai: e sono il green pass e il lockdown. Non ci saranno più, né l’uno né l’altro. Quella storia è finita».
E ha aggiunto: «Credo che la soluzione siano sempre i controlli, quindi tamponi e mascherine, ma il modello di privazione delle libertà conosciuto in passato non mi è parso così efficace e lo dimostra bene il caso cinese».
Cosa? Il caso cinese dimostra esattamente il contrario: i lockdown, che la destra nostrana e mondiale considera “privazioni delle libertà”, sono efficaci, tant’è vero che l’epidemia in Cina è esplosa non durante i lockdown, che il governo cinese aveva adottato sino ad ora, ma proprio quando ha deciso di sospenderli.
Il caso cinese
Fino a inizio dicembre, il governo cinese per contenere l’epidemia aveva adottato la “politica dello Zero Covid dinamica”: non appena in una città si verificavano pochi casi, le autorità sanitarie sottoponevano a tampone gli infetti, tracciavano i loro contatti e tutti i residenti, mettevano i positivi in isolamento in ospedali o in speciali “colonie di confinamento temporaneo”, e chiudevano in lockdown l’intera città.
Privazione delle libertà, misure forse estreme, ma che hanno funzionato.
Così facendo, il governo cinese è riuscito sempre ad interrompere le catene di contagio sul nascere, evitando molti malati e soprattutto molte morti.
Finora in Cina le vittime da Covid ufficialmente sono state 5242, su una popolazione di 1,4 miliardi individui, che equivalgono a 3 morti per milione. In Italia, tanto per fare un confronto, le vittime sono state 3115 per milione. Mille volte di più.
Il consenso scientifico
La stragrande maggioranza degli scienziati del mondo ha raggiunto un consenso pressoché unanime: per combattere il Covid noi possiamo utilizzare interventi non farmacologici - come il lockdown, il distanziamento sociale e le mascherine - che riducono il rischio che il virus si trasmetta da un individuo all’altro; e i vaccini – che ci proteggono dalla malattia grave e dalla morte.
I lockdown, ovviamente, erano l’unico mezzo per contrastare il virus a inizio pandemia, quando non avevamo i vaccini, ma possono essere utili anche adesso, che i vaccini sono disponibili.
E può sembrare controintuitivo, ma i lockdown vanno fatti all’insorgere dei focolai, quando i casi sono pochi, come hanno fatto in Cina.
Come hanno dimostrato molteplici modelli matematici e alcuni esperimenti sul campo, la strategia più giusta per contenere l’epidemia è il cosiddetto metodo del “Test and Trace an Isolate”, ovvero “Testa, Traccia e Isola”.
Che consiste in questo: non appena si verifica un qualche caso di Covid, - mettiamo che siano dieci - bisogna testare, cioè sottoporre a tampone, quegli infetti e i loro contatti, per tracciare tutti gli individui contagiati, e nel frattempo bisogna isolare tutti i possibili positivi, e mettere in lockdown l’area dove vivono.
Perché, dato che il tempo di raddoppio del coronavirus è di 3 giorni, quei 10 casi potrebbero diventare 20 in tre giorni e poi 40 in altri tre. Invece, è molto più arduo contenere un’epidemia quando i casi sono 100mila, che diventano 200mila in tre giorni e 400mila in altri tre, e il lockdown deve essere più ampio e esteso.
La “politica dello Zero Covid dinamica” del governo cinese non era altro che una forma estrema di strategia “Testa, Traccia e Isola”, possibile forse solo in quel paese autocratico.
Il ruolo dei vaccini
Però il governo cinese ha commesso un primo errore gravissimo. Mentre teneva sotto controllo i focolai epidemici con i lockdown, non ha attuato una campagna di vaccinazione di massa veloce e estesa: Il 90 per cento dei cinesi ha fatto appena due dosi di vaccino, e solo il 70 per cento di quelli con più di sessant’anni e solo i 40 per cento degli ultra-ottantenni ha ricevuto la terza dose.
E così molti cinesi non hanno sviluppato un’immunità perché non sono mai entrati in contatto col virus a causa delle chiusure, e non hanno mai completato il ciclo dei vaccini.
Per di più, i vaccini di Stato cinesi – il Sinopharm e il Sinovac – hanno un’efficacia molto inferiore rispetto ai nostri moderni vaccini a RNA.
Così, quando il governo cinese improvvisamente ha deciso di eliminare il lockdown lasciando correre il contagio - altro errore fatale - il virus si è trovato di fronte a una massa di individui suscettibili da infettare: e ora l’epidemia è esplosa contagiando forse più di 200 milioni di persone.
Quindi, presidente Meloni, l’epidemia in Cina ora è scoppiata non perché i cinesi hanno fatto i lockdown, ma perché li hanno sospesi, e non hanno fatto abbastanza vaccinazioni.
Probabilmente, lei obietterà che il governo cinese ha fatto lockdown troppo brutali, che quei dati ufficiali sono inattendibili, e i loro morti sono molti di più. Condivido la sua opinione.
Zero Covid e democrazia
Se non si fida della Cina, guardi gli altri paesi nel mondo che hanno adottato una strategia dello Zero Covid simile ma più democratica, che cioè hanno ordinato i lockdown all’insorgere dei focolai, ma che in più hanno anche somministrato all’intera popolazione i vaccini e i relativi richiami usando i moderni ed efficaci vaccini a RNA: l’Australia ha avuto 650 morti per milione di abitanti, la Corea del Sud 619, la Nuova Zelanda 449.
Invece noi in Italia abbiamo avuto 180mila vittime da Covid, pari a 3115 morti per milione di abitanti, molti più che nei paesi Zero Covid. E questo è accaduto perché noi i lockdown non li abbiamo fatti all’inizio delle varie ondate epidemiche, com’era opportuno, ma solo molto dopo, quando i casi e i morti erano già numerosissimi.
Ad esempio, a inizio pandemia il governo guidato dall’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte decise di chiudere in lockdown l’Italia il 9 marzo 2020, quando i casi si contavano già a decine di migliaia nella sola Lombardia, e abbiamo ripetuto lo stesso errore con l’ondata epidemica del 2021 - provocata da Delta- e con quelle del 2022 - provocate da Omicron.
Per fortuna, soprattutto per merito del governo guidato da Mario Draghi, abbiamo parzialmente rimediato agli errori conducendo una massiccia campagna di vaccinazione che ha permesso di somministrare almeno tre dosi di vaccino alla stragrande maggioranza degli italiani.
Invece lei, presidente Meloni, ha affermato che non è necessario vaccinare tutti perché: «Abbiamo fatto una campagna per invitare alla vaccinazione gli anziani e i fragili, che sono le categorie più a rischio. Gli altri si rivolgano al medico che ne sa più di me».
Come se per chi non è anziano vaccinarsi o no contro il Covid sia indifferente. Si sbaglia, presidente Meloni. Noi adesso siamo potuti tornare ad avere una vita normale solo perché ci siamo vaccinati tutti, dai 5 anni in su.
Adesso, quando ci ammaliamo di Covid ce la caviamo con qualche giorno di febbre, e il virus provoca meno vittime solo perché ci siamo vaccinati tutti.
Invece, il suo pensiero, presidente Meloni, è questo: «Chiudere in lockdown tutti è inutile anzi dannoso perché il Covid colpisce in maniera grave solo gli anziani e i fragili, che sono gli unici a doversi vaccinare. Gli altri sono liberi di muoversi e di scegliere se vaccinarsi o no, tanto rischiano poco».
Ma si sbaglia. Delle 181.976 vittime del Covid italiane, 8.850 avevano meno di 60 anni, e a morire in tutte le classi di età anche adesso sono soprattutto i non vaccinati.
A queste, vanno aggiunte tutte le migliaia di persone, giovani o adulte, che, specie tra i non vaccinati, sviluppano il Long Covid e riportano danni permanenti al cuore, ai polmoni, al cervello, e ad altri organi, e si ammalano di malattie gravi quali il diabete. Se fossero vaccinati si salverebbero.
Cattivi maestri
Le sue idee - pericolose - riecheggiano quelle di alcuni scienziati che sono molto amati specie dalle destre di tutto il mondo, ma che nessuno all’interno della comunità scientifica ha mai preso in seria considerazione.
Il primo maestro da cui lei, presidente Meloni, trae ispirazione è John Ioannidis, epidemiologo dell’Università di Stanford. Ioannidis è stato uno dei primi – e dei pochissimi – a sostenere che il Covid non era più letale dell’influenza, e che quindi i lockdown erano esagerati e avrebbero portato più danni che benefici.
Nel marzo 2020, Ioannidis pubblicò un editoriale sulla rivista Stat, dal titolo Stiamo facendo un fiasco?, in cui scrisse: «In molti paesi sono state adottate misure draconiane», come i lockdown.
Ioannidis stimava che il Case Fatality Rate del Covid (cioè il numero dei morti ogni 100 malati) fosse dello 0,3 per cento, pari a quello dell’influenza, mentre tutti gli scienziati sono concordi nel dire che il Covid è almeno dieci volte più letale, con un Cfr pari tra 2 e oltre. Scriveva Ioannidis: «Se presumiamo che il Cfr tra gli individui infetti da SAR-CoV-2 sia dello 0,3 per cento e che si infetti circa l’1 per cento della popolazione degli USA, questo si tradurrebbe in circa 10.000 morti. Sembra un numero enorme ma rimarrebbe sepolto dentro il rumore delle morti stimate per malattie simili all’influenza».
Insomma, per Ioannidis il Covid era come una banale influenza e gli Usa non dovevano fare nessun lockdown perché al massimo ci sarebbero stati 10.000 morti.
L’allora presidente americano Donald Trump all’inizio si fidò ciecamente dei suoi consigli e lasciò correre il virus, ma poi il Covid esplose, i malati iniziarono a riempire gli ospedali e i morti ad accumularsi a decine di migliaia.
Fortunatamente, il presidente Joe Biden, succeduto a Trump, ha invertito la rotta, ha introdotto i lockdown, ha messo in atto una campagna di vaccinazione di massa per tutti i cittadini dai 5 anni in su, e con ciò ha evitato centinaia di migliaia di morti.
Fino ad oggi, le vittime da Covid negli Usa sono state 1,1 milioni, pari a 3229 per milione di abitanti. Ioannidis, manco a dirlo, ha sbagliato ogni sua previsione.
Senza fondamento
Gli altri scienziati che hanno ispirato lei, presidente Meloni, e molti governi conservatori del mondo sono Sunetra Gupta, dell’Università di Oxford, Jay Bhattacharya, dell’Università di Stanford, e Martin Kullendorf, dell’Università di Harvard. Questi tre epidemiologi sono gli autori della cosiddetta “Dichiarazione di Great Barrington”.
La “Dichiarazione di Great Barrington” è una lettera aperta pubblicata nell’ottobre 2020 nella quale i tre raccomandavano che “«al posto dei lockdown, che stanno producendo effetti devastanti sulla salute pubblica», bisogna adottare «una strategia che noi definiamo di protezione focalizzata».
In pratica, gli anziani e quelli più a rischio devono essere tenuti al sicuro mentre la società può continuare a funzionare normalmente, così le persone si infettano, si raggiunge l’immunità di gregge, e il virus smette di circolare. Semplice.
La dichiarazione si chiama così perché i tre autori l’hanno redatta mentre partecipavano a un convegno dell’American Institute for Economic Research - un think tank vicino all’estrema destra libertaria americana, finanziato dalle corporation del tabacco, del petrolio e delle armi, che sostiene che le armi devono essere vendute liberamente e il riscaldamento globale non esiste – tenutosi nella cittadina di Great Barrington, in Massachusetts.
Questi tre scienziati non hanno pubblicato un solo studio che supporti le loro tesi.
A marzo 2020, Gupta ha cercato di pubblicare un suo articolo dove sosteneva che in Gran Bretagna mancava poco per raggiungere l’immunità di gregge contro il Covid, ma non è mai stato accettato da nessuna rivista scientifica perché troppo malfatto.
Gupta aveva persino scritto una lettera all’allora premier del Regno Unito Boris Johnson, in cui lo invitava a proteggere i vulnerabili e a non fare nessun lockdown «per permettere al patogeno di circolare libero nella popolazione».
Boris Johnson per un po’ le ha dato retta, ma il Covid ha cominciato a mietere stragi, così anche in Gran Bretagna sono stati costretti in fretta e furia a introdurre i lockdown e a vaccinare tutti.
Martin Kulldorf ha affermato che: «Tutte le persone sotto i cinquant’anni dovrebbero continuare a vivere la loro vita normalmente, mentre tutti quelli sopra i sessanta – che siano insegnanti, autisti di bus o bidelli - dovrebbero lavorare da casa o prendere una vacanza pagata dalla previdenza sociale che duri fino a quando non si raggiungerà l’immunità nella popolazione». Cosa che fa ridere solo a pensarla.
E Jay Bhattacharya è uno dei più stretti collaboratori di John Ioannidis, per cui, vedi sopra.
Il bello è che ci sono paesi che hanno adottato la politica che a lei piace tanto, presidente Meloni.
L’Ungheria del presidente Viktor Orban, un suo caro amico, ha applicato alla lettera la politica «niente lockdown, vaccini solo agli anziani» e adesso vanta il triste primato di essere il paese con più vittime da Covid al mondo, dopo Perù e Bulgaria: 48.495 morti, pari a 4.865 per milione di abitanti. Mille volte più della Cina.
Anche lasciare morire la gente, presidente Meloni, è una privazione del diritto più fondamentale dell’essere umano: il diritto alla vita.
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