- Portuali e attivisti denunciano da anni il transito di armi destinate alla Guardia civile saudita per il porto ligure, nel silenzio delle autorità nazionali
- Per la prima volta il governo spagnolo ha rivelato il contenuto delle navi cargo della compagnia Bahri, confermando che al loro interno vi sono armamenti e munizioni
- Il transito di armi verso Gedda viola la legge italiana, la Posizione comune europea e il Trattato sul commercio di armi dell’Onu
Dopo anni di silenzio da parte delle autorità, è finalmente arrivata la prima conferma ufficiale: le navi della compagnia saudita Bahri e che fanno regolarmente scalo nel porto di Genova trasportano armi. I lavoratori dello scalo ligure e l’osservatorio The Weapon Watch denunciano da tempo il transito di armamenti per il territorio italiano, ma per la prima volta le loro parole sono confermate anche da un documento ufficiale del governo spagnolo.
La Moncloa, nel rispondere a una interrogazione parlamentare, ha rivelato che la nave Bahri Jeddah attraccata a Sagunto il 21 ottobre conteneva al suo interno cartucce per armi di piccolo calibro, munizioni incendiarie e razzi dotati di carica esplosiva.
Il documento dice anche che il cargo, dopo aver lasciato la Spagna, si è diretto ancora una volta verso il porto di Genova prima di attraccare a Gedda, in Arabia Saudita. Il governo spagnolo ha però precisato di non conoscere l’uso o il destinatario finale del carico della Bahri Jeddah, un’informazione fondamentale per l’export degli armamenti.
Il governo spagnolo ha però aggiunto di essere pronto a revocare o sospendere le autorizzazioni per l’esportazione e il transito di armamenti in caso di uso indebito del materiale militare, in base a quanto previsto dalle leggi nazionali sul commercio con l’estero.
Ha anche precisato che l’Arabia Saudita non è attualmente sotto embargo delle Nazioni unite o dell’Unione europea, giustificando così la scelta di continuare a far transitare e a vendere armi ad un paese noto per le violazioni dei diritti umani, tanto in patria quanto nella guerra in Yemen.
Una decisione che è stata spesso criticata dalle ong spagnole ed internazionali, che sottolineano come la scelta di non rivelare informazioni sul carico delle Bahri sia stata unicamente politica.
Fino ad oggi, Madrid si era sempre rifiutata di rispondere alle interrogazioni parlamentari dell’opposizione, facendo appello al codice doganale dell’Ue e definendo i dati sul contenuto delle navi saudite confidenziali e pertanto impossibili da condividere con il pubblico o con lo stesso parlamento.
Negli stessi anni, la Spagna ha intanto continuato a rafforzare i rapporti commerciali e politici con Riad tanto da diventare nel 2020 il secondo fornitore di materiale militare dell’Arabia Saudita, secondo i dati dal Servizio europeo di azione esteriore.
Il porto di Genova
Il carico delle Bahri non è un problema solo per la Spagna. Dal 2019 ad oggi, ogni venti giorni nello scalo genovese transita una delle sei navi cargo della Bahri, già carica di armamenti ed equipaggiamenti militari o pronta a caricarne di nuovi negli scali statunitensi verso cui fa rotta prima di tornare in Arabia Saudita.
Né i portuali di Genova né le autorità nazionali competenti sono però a conoscenza del contenuto delle imbarcazioni saudite, nonostante le sollecitazioni di attivisti e lavoratori. Le uniche informazioni a disposizione sono quelle raccolte dal Collettivo autonomo (Calp) e da Weapon Watch, che da anni denunciano la costante violazione delle leggi nazionali, europee ed internazionali.
L’export e il transito di armi per il territorio italiano è disciplinato prima di tutto dalla legge 185/90, che proibisce «l’esportazione ed il transito di materiali di armamento quando siano in contrasto con la Costituzione, con gli impegni internazionali dell’Italia (...) nonché quando manchino adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei materiali».
La norma prevede anche il divieto di esportazione verso i paesi in stato di conflitto armato o i cui governi sono responsabili di gravi violazioni dei diritti umani. Tutte caratteristiche in cui è possibile far rientrare l’Arabia Saudita, come dimostra anche la revoca delle licenze per l’export di bombe prodotte dalla Rwm di Domusnovas decisa dal governo italiano a inizio 2021.
Le stesse disposizioni della 185/90 sono inoltre presenti nella Posizione comune europea, seppure in maniera più vaga per quanto riguarda il semplice transito di armamenti, e nel Trattato sul commercio di armi dell’Onu.
Quest’ultimo sottolinea tra l’altro come sia sempre necessario conoscere il destinatario finale dell’export e valutare anche il rischio che il materiale esportato possa essere usato in maniera impropria o per aumentare l’instabilità di una data regione.
La rivelazione del governo spagnolo arriva tra l’altro a pochi giorni dall’attracco a Genova della Barhi Hofuf, previsto per il 30 novembre. La nave, dopo aver fatto scalo negli Usa, arriverà ancora una volta carica di armamenti destinati alla Guardia civile saudita, impegnata dal 2015 nella guerra in Yemen. L’ultima volta che la Hofuf è attraccata a Genova conteneva al suo interno dodici container con esplosivi ed elicotteri da combattimento Boeing Apache decorati con la scritta “God bless you”.
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