Le elezioni regionali in Abruzzo incombono e le opposizioni sperano in un bis dell’“effetto manganelli” che ha contribuito alla vittoria di Alessandra Todde in Sardegna
Le elezioni regionali in Abruzzo incombono e le opposizioni sperano in un bis dell’“effetto manganelli” che, sostiene qualcuno, ha contribuito alla vittoria di Alessandra Todde in Sardegna. L’occasione arriva con le ricadute della dichiarazione di Giorgia Meloni su quanto sia «pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni alle forze dell’ordine». Un messaggio che è stato subito collegato al comunicato del Quirinale, che aveva parlato di «fallimento» laddove vengono utilizzati i manganelli sui giovani com’è successo a Pisa.
L’indicazione ai parlamentari di Fratelli d’Italia è quella di abbassare i toni, ma Partito democratico e Movimento 5 stelle prendono la palla al balzo. «Io non voglio interpretare il pensiero della premier: se era diretto o meno al presidente della Repubblica, sicuramente è stata una espressione molto ambigua», dice Giuseppe Conte in campagna elettorale a Chieti. Se non ce l’ha con Mattarella la premier «lo dica perché lasciare tutto nell’ambiguità credo sia vigliacco».
A difesa del Quirinale si schiera anche la segretaria dem Elly Schlein: «Penso che il presidente Mattarella abbia detto quello che c’era da dire e che le sue parole non debbano mai essere trascinate nella polemica quotidiana». Esattamente opposta è la lettura della destra, che accusa le opposizioni di strumentalizzare le dichiarazioni del capo dello stato.
A parole i Fratelli si dichiarano perfettamente in linea con Mattarella. «Non ci converrebbe nemmeno cercare lo scontro col presidente, ne usciremmo perdenti», dice un parlamentare meloniano. Perché allora non chiarire una volta per tutte l’ambiguità? «Per giustificarsi di fronte alle opposizioni? È come la storia della distanza dal fascismo, non c’è bisogno di esplicitare le cose che dovrebbero essere scontate», replica un deputato.
Ma se sulla carta le parole del presidente della Repubblica trovano condivisione ampissima, nei fatti la maggioranza deve dimostrare di continuare a essere al fianco della polizia. Basta guardare alla lunga lista di ulteriori dichiarazioni di vicinanza alle forze dell’ordine, o a certi commenti che circolano nel web della destra che accusano il presidente di «legittimare l’odio» nei confronti degli agenti.
Nei fatti
Per la Lega in prima fila c’è Nicola Molteni. «Gli agenti di polizia non sono manganellatori, ma straordinari professionisti, orgoglio nazionale», dice il viceministro all’Interno. «Da giorni la criminalizzazione e la demonizzazione degli uomini in divisa ha raggiunto livelli indecorosi».
Il messaggio è chiaro: la destra continuerà a difendere i poliziotti a spada tratta e il sostegno sarà anche misurabile con misure pratiche: «Abbiamo fatto ripartire le assunzioni di polizia anche oltre il turnover, oltre 15mila nel 2023, abbiamo stanziato oltre 1,5 miliardi per il rinnovo contrattuale del comparto sicurezza-difesa. Siamo al lavoro per un “pacchetto sicurezza”, già approvato in Consiglio dei ministri».
Fratelli d’Italia non può essere da meno e promette un presidio di solidarietà presso le questure. A Milano una delegazione l’ha visitata già venerdì sera. «Le forze dell’ordine sono il nostro presidio di sicurezza, per questo ci batteremo sempre per proteggerle», si legge in una nota. Il braccio destro di Meloni sui territori, Giovanni Donzelli, promette che «nel weekend, tutta la nostra classe dirigente in delegazioni andrà nelle varie città a portare solidarietà a chi lavora nelle caserme e nelle questure».
Ma la tensione rimane alta, con il timore che possa trovare sfogo in una delle prossime manifestazioni di piazza. A Pisa, dove i «poliziotti impiegati in divisa e con il casco protettivo durante la manifestazione del 23 febbraio a Pisa hanno contribuito fattivamente alla loro specifica individuazione», oggi si torna in piazza per un corteo organizzato dai collettivi studenteschi e sigle della galassia antagonista.
Venerdì è stata inviata formalmente in questura la comunicazione della manifestazione e l’indicazione del percorso. Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, fa sapere che lunedì sarà a Genova «col collega e amico Piantedosi. Non sarà qualche sinistra minaccia a fermare me e il mio impegno per gli Italiani». Nel fine settimana sono annunciate nuove manifestazioni pro Palestina, anche a Firenze. E il timore è che si replichino gli scontri.
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