Il centrosinistra in regione ha bisogno di tutti i voti per battere le destre. Il M5s vuole giocarsi bene il prezioso via libera al rientro di Iv nel campo largo e punta al Comune di Genova
Appena rimesso in piedi, il campo larghissimo rischia di tornare ostaggio dei veti incrociati tra Movimento 5 stelle e Italia viva. Giuseppe Conte e Matteo Renzi lanciano e si restituiscono accuse. Il Risiko dovrà esaurirsi nelle prossime settimane, visto che alle elezioni in Liguria mancano meno di due mesi.
Ma il gioco al rilancio nelle trattative interne alla coalizione è ancora in pieno divenire. Renzi ha annunciato il suo rientro nel centrosinistra, ma di fronte si trova poco entusiasmo. A rischiare di più è Conte. Che non perde occasione per avvertire Elly Schlein dell’effetto nefasto che l’ex premier avrebbe sul futuro dell’alleanza, ma ha già trovato il modo di ributtare la palla nel campo dei renziani, almeno per quanto riguarda la Liguria.
Per permettere il ritorno del “figliol prodigo” è stato chiesto a Italia viva di uscire dalla maggioranza che sostiene il sindaco di Genova Marco Bucci. Una proposta che i grillini sanno bene essere irricevibile per Renzi, ma che potrebbe garantire ai seguaci di Conte l’alibi per porre il veto. Questo perché la presenza in comune permette di poter dire la propria sulle vicende del porto di Genova, realtà centrale nel mondo economico del capoluogo, come hanno rivelato anche le indagini su Giovanni Toti.
Una possibilità a cui Renzi e la sua plenipotenziaria (ed ex candidata presidente) Raffaella Paita non si sentono di rinunciare, almeno per il momento. Mantenendo così la possibilità di dare la colpa della mancata alleanza a Conte.
Le ambizioni del Pd
Uno stallo che scontenta il Pd, che vorrebbe mobilitare più realtà di centrosinistra possibile (resta anche da capire cosa farà Calenda, che alle europee ha preso il 3,3 per cento), pur di andare a meta in una regione in cui le circostanze dovrebbero essere favorevoli. In realtà, racconta chi conosce bene il centrosinistra cittadino, la gara si sta rivelando meno facile del previsto: un sondaggio commissionato dal centrodestra, senza nome del candidato, ha rivelato infatti che le prestazioni di Bucci e Toti nonostante la vicenda giudiziaria del presidente uscente hanno convinto gli elettori d’area e il sostegno tiene.
Tra i più quotati per il ruolo di candidato alla successione di Toti ci sono il vicesindaco Pietro Piciocchi – profilo da tecnico non dissimile da quello di Bucci – e Marco Scajola, nipote di Claudio. Un cognome pesante, chiaramente, ma l’erede è già passato alla prova dei fatti conducendo l’assessorato al Bilancio in regione e può contare su un appoggio indiscusso nella provincia di Imperia e su una forte presa sul mondo dei balneari, che insieme a una buona prova a Genova permetterebbe al centrodestra di giocarsela a fine ottobre.
Andrea Orlando, su cui si concentrano le aspettative di tutto il centrosinistra, non può dunque fare a meno dei voti del M5s: nella regione di Beppe Grillo l’elettorato a Cinque stelle, coltivato dalla prima generazione di eletti e cresciuto nella stima di personaggi di rilievo nel mondo del Movimento come Ferruccio Sansa, vale ancora un tesoretto di consensi di cui Schlein e Orlando non potranno fare a meno.
Alle ultime europee il M5s ha raggiunto la doppia cifra per un soffio, un risultato che comunque, in un nord in cui i consensi per i grillini sono stati decimati, è stato letto come un grande successo.
L’argomentazione per portare Conte a più miti consigli in realtà per il Pd è a portata di mano: non è infatti la prima volta che lui e Renzi sostengono lo stesso candidato. Basta ricordarsi l’esperienza di Luciano D’Amico in Abruzzo: l’alleanza larghissima potrebbe ricomporsi anche in Umbria ed Emilia-Romagna, ma proprio per questo la decisione di Conte sulla Liguria è cruciale. Una volta avallata la collaborazione, tirarsi indietro in altre occasioni sarà sempre più complicato.
I dirigenti regionali, intanto, aspettano. Il tavolo con le opposizioni di lunedì non ha risolto granché, quindi il logoramento continua. Anche perché il gruppo attende un segnale da Roma, dove a via di Campo Marzio si spera di ottenere qualcosa in più dalla linea diretta con il Nazareno. La compagine grillina in Liguria è attualmente guidata dall’ex sottosegretario Cinque stelle Roberto Traversi, ma come vero dominus della situazione viene indicato da più parti Luca Pirondini. Il senatore sedeva in Consiglio comunale e ha alle spalle una candidatura alla guida del capoluogo, oltre a una discussa nomina nel consiglio d’indirizzo del teatro Carlo Felice, stessa istituzione per cui ha lavorato da musicista.
Si potrebbe dipanare intorno alla sua figura la contorta matassa del centrosinistra in cerca di accordo. C’è infatti già chi evoca il suo nome per la futura candidatura a sindaco di Genova, a completamento della riconquista della regione. Bucci sarà in carica altri due anni, ma al termine dei due mandati il centrodestra dovrà trovare un erede: a quel punto, magari forte di una presidenza di regione d’area, il capoluogo potrebbe tornare contendibile e il Cinque stelle avrebbe la possibilità di giocarsela. Una prospettiva che, combinata con la possibilità di indebolire Bucci sottraendogli il sostegno di Italia viva, diventa un’occasione ghiotta per Conte.
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