Se alla coalizione di centrosinistra per le prossime regionali liguri manca ancora da percorrere l’ultimo miglio, mettere a posto i tasselli Azione e Italia viva, a quella di centrodestra manca un’autostrada, quello che porta alla scelta del nome del post Giovanni Toti. «Non siamo in alto mare», giura il vicepresidente vicario della regione, Alessandro Piana, che peraltro è uno dei tanti papabili presto impallinati. «Il centrodestra per fortuna ha tantissimi elementi validi. Dobbiamo trovare una sintesi tra partiti per andare ad individuare quelli che possono essere i profili di maggior garanzia»

L’accelerazione Orlando

La verità è che quella che a sinistra sembrava una scelta tardiva, la convergenza sul nome dell’ex ministro Andrea Orlando, a destra è stata vissuta come un’accelerazione degli avversari, alla quale non credevano. Risultato, è scattato il fuggi fuggi generale. Il viceministro Edoardo Rixi, il primo a essere indicato e il primo a chiedere di essere esentato dalla corsa – è l’unico ligure al governo, continua a ripetere, «servo a Roma, non avere un presidio forte è sempre stato un problema, anche quando governavano altri schieramenti» – ha però impallinato la candidata che era stata benedetta da Fratelli d’Italia, Ilaria Cavo, deputata e già assessora di Toti. Secondo alcuni retroscena Rixi avrebbe detto di lei che è «impresentabile». Lui smentisce l’espressione sprezzante, ma non il senso generale delle sue affermazioni: «È un ottimo deputato ed è stato un bravissimo assessore, ma le scelte vanno condivise tra una pluralità di soggetti altrimenti si rischia di indebolire l’alleanza».

Dunque, si ricomincia da capo, dalla casella che è di nuovo vuota. Secondo Rixi il candidato può essere scelto entro questa settimana: «Non abbiamo tanto tempo davanti, ma le scelte si prendono in cinque minuti. Per me si può scegliere tranquillamente questa settimana, ma non sono io a decidere. Se non mi danno il pallino per coordinare la convocazione delle riunioni, oggi la Lega non è il primo partito del centrodestra in questa regione e non rivendica neanche il presidente come leghista».

Ma intanto è partito il gioco dei veti reciproci. Sono saltati i due “Piana”, e cioè il vicepresidente vicario di Toti Alessandro e l’assessore allo Sviluppo economico Alessio: perché, secondo la Lega, troppo vicini al presidente dimesso per le note vicende giudiziarie. Di fatto ormai è bruciato anche il nome di Cavo. Resta in ballo il vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi, un civico di rito leghista, attualmente assessore al Bilancio, ai Lavori pubblici e alle Opere strategiche infrastrutturali.

Sì o no alle opere

Il profilo di Piciocchi sarebbe utile alla campagna che intende fare la destra, rispolverando un vecchio classicone: attaccare la sinistra dei “No”, inchiodare gli avversari alle loro storiche divisioni sulle infrastrutture, per sorvolare sullo stallo della regione, al di là delle questioni giudiziarie. È su questo che Rixi già attacca Orlando: «Il centrosinistra è partito con il piede sbagliato, contro qualcuno e non per il territorio. Il contenuto del programma del centrosinistra non è rilanciare il territorio ed eliminare i “No” che in passato hanno impedito la costruzione della Gronda autostradale o gli interventi contro le alluvioni».

Il candidato del centrosinistra sa che deve smontare subito questa narrazione: «Continuare a dire che siamo contro tutte le opere è semplicemente falso. E lo dimostrano i fatti. L’altro giorno Azione ha fatto un elenco di opere che ritiene strategiche» (l’elenco è impegnativo: Raddoppio Genova-Ventimiglia, Gronda, Diga Foranea, Terzo Valico dei Giovi, Tunnel Val Fontanabuona, Raddoppio Pontremolese, Investimenti previsti sui porti di Genova, La Spezia, Savona e Vado Ligure). «Scorrendolo», dice Orlando, «mi sono accorto che sono tutte opere volute o finanziate dal centrosinistra, e da ultimo dal governo Conte II. Non credo quindi che sarà complicato per la coalizione trovare una quadra per rimetterle in moto. Quello che sarà complicato sarà trovare per molte di esse le risorse. Perché la destra le ha definanziate».

I nodi Renzi e Azione

Il tema dunque non si porrà, secondo Orlando. Ma è vero che intanto Azione, per decidere definitivamente se partecipare o no al centrosinistra, aspetta ad horas la convocazione di un direttivo nazionale per valutare «gli impegni programmatici puntuali presi dalla coalizione, in particolare in materia di infrastrutture». Una cautela che non preoccupa (almeno non troppo) Davide Natale, il segretario regionale del Pd: «Aspettiamo che Azione dia il suo via libera definitivo anche con Carlo Calenda. Ma la condivisione con il partito regionale c’è stata ed è stata piena». Natale rivendica l’accordo al territorio: «È stato un percorso assolutamente positivo, con confronti nazionali e regionali, ma per la specificità della situazione ligure era necessario che, dopo il lavoro a livello nazionale, la questione venisse sciolta a livello locale. È stata la scelta più giusta».

Resta il nodo Renzi. Italia viva potrebbe formalmente ritirare l’appoggio al sindaco Bucci, lasciandogli il suo assessore in dote. Ma non basta a M5s, che ha ritirato il suo candidato, Luca Pirondini, in cambio dell’esclusione del simbolo di Iv dalla coalizione. Ma nel Movimento, nella regione di Beppe Grillo, i mal di pancia non mancano. Per l’ex ministro Danilo Toninelli «Renzi entrerà dalla finestra, senza simbolo, ma sarà comunque presente nel “campo largo”».

Un’eventualità che non va bene neanche a Ferruccio Sansa, consigliere regionale che con altri della sua civica dovrebbe convergere in Avs: «No a Italia viva. No a fare entrare candidati camuffati in altre liste. Perché altrove, perfino a Genova, Iv sostiene la destra. Soprattutto perché vuole cose diverse da noi sulla sanità, la legalità, la Costituzione, l’ambiente e lo sviluppo economico. E poco importa se Renzi si è detto disponibile a ritirare l’appoggio alla maggioranza di centrodestra che in comune a Genova sostiene Marco Bucci».

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