Euroscettico e antiabortista, si batte per il sostegno alla natalità e crede che esista solo una famiglia: quella composta da uomo, donna e figli
Se il futuro governo voleva dare un segnale sul proprio orientamento politico, lo ha fatto in maniera evidente con la scelta dei presidente delle camere: sicuramente di destra e non proprio due moderati.
Così, dopo Ignazio La Russa, al secondo giorno di voto è stata scelta anche la terza carica dello stato: Lorenzo Fontana, leghista, la cui definizione più ricorrente oggi sui giornali è quella di “ultrà cattolico”. Al secondo posto c’è la definizione di “filorusso”, resa evidente dalla partecipazione, come osservatore internazionale, al referendum che nel 2014 ha portato all’annessione della Crimea alla Russia. È euroscettico e anti abortista.
Il nome di Fontana – da non confondere con Attilio, che è presidente della Lombardia – ha iniziato a circolare giovedì nel tardo pomeriggio ed è stato poi confermato da Matteo Salvini, al posto di Riccardo Molinari che tornerà a fare il capogruppo della Lega. Da subito il Pd ha definito questa scelta come una «provocazione». Laura Boldrini lo ha definito come «un nome estremamente identitario.
È un personaggio politico che si è contraddistinto per le sue idee contro i diritti civili e contro l’autodeterminazione delle donne. È un putiniano». In passato Fontana ha definito l’aborto come «la prima causa di femminicidio nel mondo». Nel 2016 aveva inviato un videomessaggio agli «amici» di Alba Dorata, l’organizzazione neonazista greca.
Chi è Lorenzo Fontana
Nato a Verona il 10 aprile 1980, è cresciuto vicino alla chiesa e alla curva dell’Hellas Verona, altro ambiente noto per le simpatie per la destra più estrema. Ha aderito presto ai Giovani padani, di cui è diventato capo a 22 anni. È laureato in scienze politiche, storia e filosofia, sta studiando per la quarta laurea all’università pontificia San Tommaso d’Aquino Angelicum.
Dopo due anni passati in consiglio comunale nella sua città, dal 2009 è diventato europarlamentare, riconfermato poi nel 2014. A Bruxelles ha promosso l’avvicinamento fra la Lega e Marine Le Pen. Molto vicino a Salvini (si sono conosciuti a Radio Padania), è diventato responsabile degli Esteri della Lega al posto di Giancarlo Giorgetti, quando quest’ultimo è diventato ministro.
Nel 2018 è diventato uno dei simboli del cosiddetto “governo del cambiamento”, il Conte I che metteva insieme Movimento Cinque stelle e Lega. È stato prima ministro della Famiglia e poi degli Affari esteri. Rendendo evidenti le sue posizioni.
Una sola famiglia
«Per la Lega Nord la famiglia è una sola: uomo, donna e figli», ha scritto Fontana nel 2014, contestando la decisione della regione Lombardia di concedere il patrocinio al Gay pride. Negli anni successivi non ha mai cambiato idea, confermando le sue posizioni contro l’aborto, l’eutanasia e le unioni civili. Pietro Turano, portavoce del Gay center, ha detto che «Fontana è noto per avere posizioni omofobe».
Nel 2018 Fontana ha scritto con Ettore Gotti Tedeschi il libro La culla vuota della civiltà, in cui sostiene che «la crisi economica ha un’origine morale: il crollo della natalità». Nel libro analizza «gli scenari pianificati per il futuro dell’umanità dal cosiddetto “Nuovo ordine mondiale”, il ruolo delle Nazioni unite e le manipolazioni propagandistiche dei modernisti e dei maestri del politically correct». Da questo punto di vista, nel tempo Fontana ha trovato un esempio da seguire in Viktor Orbàn: «Grazie a lui il tasso di natalità è salito da 1,3 figli figli per donna a 1,6».
Al senato Liliana Segre ha ricordato l’importanza di festeggiare il 25 aprile. Fontana è probabilmente d’accordo. Ma in passato ha detto che quel giorno lui festeggia San Marco e non la liberazione. Sul suo account Twitter ricorda spesso il santo del giorno. Il 7 ottobre ha celebrato la battaglia di Lepanto.
L’ammirazione per la Russia
Oltre a Le Pen e Orbàn, Fontana ha espresso ammirazione per la Russia di Vladimir Putin, definita come «il riferimento per chi crede in un modello identitario di società». Nel 2014 è stato invitato dall’ambasciatore russo Alexei Komov in Crimea, dove ha fatto da osservatore internazionale al referendum farsa che ha portato all’annessione della penisola alla Russia.
In quell’occasione si era schierato apertamente contro le sanzioni alla Russia. E aveva detto: «Il popolo della Crimea sente di essere tornato alla casa madre».
Da oggi è la terza carica dello stato. Come presidente della Camera dovrà, fra le altre cose, vigilare sull’applicazione del regolamento e stabilire l’ammissibilità dei progetti di legge.
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