- Noi Moderati ha chiesto di costituirsi come gruppo in deroga a Montecitorio nonostante l’assenza di requisiti: erano richiesti 300mila voti validi alle elezioni, ma ne ha ottenuti 45mila in meno.
- La giunta per il regolamento ha fornito una serie di interpretazioni per arrivare al via libera alla richiesta, approvato con una sola astensione. Un’intesa che accontenta tutti: crea un precedente per il futuro.
- L’operazione è stata portata a termine per puntellare la maggioranza nell’ufficio di presidenza alla Camera e costruire un contenitore per eventuali fuoriusciti da Forza Italia.
Una deroga molto speciale è in dirittura d’arrivo alla Camera per Noi Moderati di Maurizio Lupi. Che a breve potrà costituire un gruppo, diventando un appoggio prezioso per la maggioranza negli organismi parlamentari e un contenitore politico pronto ad accogliere eventuali transfughi, soprattutto provenienti da Forza Italia.
Con un risultato elettorale inferiore all’uno per cento, esattamente lo 0,9, l’alleanza centrista dell’ex ministro riuscirà ad avere una struttura autonoma anche a Montecitorio, dopo che l’operazione è andata in porto al Senato attraverso il prestito di tre senatori di Fratelli d’Italia.
Caccia al cavillo
In questo caso il trasferimento era impossibile: Noi Moderati-Maie conta ha solo nove deputati su venti necessari per formare un gruppo, tra cui il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa e l’ex ministro Francesco Saverio Romano. Serviva un prestito troppo oneroso dal partito di Giorgia Meloni. Ecco allora che la soluzione è stata il ricorso a una serie di cavilli, abilmente individuati nella giunta per il regolamento di Montecitorio e pronti a essere trasmessi all’ufficio di presidenza.
La partita è stata giocata in punta di diritto con il beneplacito di tutte le forze politiche. E non senza una forzatura nelle interpretazioni. Il regolamento fissa un punto: per la costituzione del gruppo occorrono venti deputati, nel caso in cui il quorum non venga raggiunto si deve valutare il singolo caso.
Un articolo specifica quali siano gli elementi per derogare la norma. I criteri sono semplici: bisogna essere un partito organizzato nel paese, essersi presentati almeno in venti collegi e aver conseguito una soglia minima di 300mila voti validi alle politiche.
Su questa base, l’Alleanza verdi sinistra ha inviato la documentazione, lo scorso 14 ottobre al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, dimostrando di possedere tutti i criteri, a cominciare dal milione di voti ottenuti il 25 settembre.
Pochi giorni dopo, il 17 ottobre, ai vertici di Montecitorio è pervenuta una seconda lettera, firmata da Lupi a nome di Noi Moderati-Maie, con la richiesta di poter costituire il gruppo in deroga. In questo caso manca un fattore decisivo: i voti validi ottenuti, che si sono fermati a 255.505, circa 45mila al di sotto della soglia indicata dal regolamento di Montecitorio.
Fontana per Lupi
Fontana non si è limitato a prendere atto della vicenda, respingendo l’istanza, ma ha portato il dossier nella giunta per il regolamento per avere un parere. In quella sede c’è stata un certosina ricerca dei cavilli, che già in via informale erano stati individuati, menzionando tra le varie cose la deroga concessa, nel 2006, al gruppo Nuova Dc-Psi guidato allora da Paolo Cirino Pomicino.
Una delle motivazioni principali è che gli eletti nei collegi uninominali, grazie al risultato della coalizione, erano «candidati anche nelle liste del proporzionale» e perciò riconducibili a quella specifica forza politica. Inoltre ci si è aggrappati al fatto che il regolamento fosse pensato per un sistema proporzionale, come lo è in gran parte (61 per cento) pure il Rosatellum.
Così, a partire da queste considerazioni, la soglia dei 300mila voti presente nel regolamento è stata ritenuta aggirabile dalla giunta, che ha approvato la proposta con la sola astensione di Valentina D’Orso del Movimento 5 stelle.
Un’intesa totale che si spiega con una valutazione politica: il precedente potrà tornare utile, a tutti, in futuro. Peraltro, già in questa legislatura +Europa potrebbe avanzare la richiesta di formare un gruppo, seppure ora possa contare su appena tre deputati, attualmente guidati da Riccardo Magi. La lista li ha eletti nei collegi uninominali e nel proporzionale ha ottenuto il 2,8 per cento dei voti, più del triplo di Noi Moderati. In teoria potrebbe muoversi in questa direzione Bruno Tabacci, eletto con Impegno civico, ora nel gruppo del Pd.
L’operazione, cucita su misura per Lupi, ha una grande valenza strategica: consente alla maggioranza di conservare un ampio controllo dell’ufficio di presidenza di Montecitorio. Bisognava infatti pareggiare la nascita del gruppo di Alleanza verdi sinistra, che otterrà il diritto di rappresentanza nell’ufficio con l’elezione di un segretario d’Aula.
Una figura che peraltro garantisce risorse economiche importanti. E allo stesso tempo la coalizione dei centristi è destinata a diventare la calamita per chi abbandonerà Silvio Berlusconi alla ricerca di una collocazione politica in parlamento, senza uscire dal perimetro di centrodestra.
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