Dal documento scritto nella riunione dei vertici del Movimento emerge sì la richiesta di un atto d’indirizzo del parlamento sulla posizione dell’Italia nel conflitto, ma senza termini temporali. Sembra dunque difficile che giovedì prossimo possano consumarsi spaccature. Sempre più improbabile anche il veto su una quarta fornitura di armi agli ucraini
Il Movimento 5 stelle torna a sottolineare la sua posizione sul conflitto ucraino nel documento approvato dal Consiglio nazionale che si è riunito ieri e oggi: i grillini non pongono il veto su un potenziale quarto invio di aiuti militari e rimandano la richiesta di un atto d’indirizzo del parlamento a dopo l’informativa di Mario Draghi.
Gli aiuti militari
Già in altre occasioni, il presidente del Movimento Giuseppe Conte non era stato netto sulla posizione che il M5s terrà se dovesse concretizzarsi un nuovo decreto che porti con sé un ulteriore invio di armi.
La conferma di una posizione ancora da definire arriva nel documento diffuso alla fine della riunione dei vertici grillini: il Movimento dice di «ritenere assolutamente opportuno che l’Italia, dopo avere già inviato varie forniture comprensive anche di armamenti per consentire all’Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa di cui all’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite, concentri adesso i suoi sforzi sul piano diplomatico, promuovendo, in particolare, un’azione sinergica anche con altri paesi europei per giungere a una soluzione equilibrata, equa e sostenibile».
Nessun riferimento a un possibile veto sulle armi anche nel seguito, in cui si auspica un impegno diplomatico «affinché sia scongiurato il rischio di una escalation militare e siano invece promosse serie e credibili negoziazioni diplomatiche, che valgano a evitare che il confitto attuale deflagri in uno scontro militare di proporzioni sempre più vaste e incontrollabili».
I rapporti col governo
La resa dei conti con il governo, poi, arriverà più avanti, di sicuro non giovedì: si ritiene necessario «un confronto in parlamento tra le varie forze politiche, con la possibilità di pervenire a un atto di indirizzo del parlamento», quindi un nuovo voto su un’indicazione che abbia vasto consenso, «ampiamente condiviso dal governo e dal parlamento».
Conte nelle ultime settimane in più occasioni ha cercato lo scontro con Draghi ed è difficile che possa trovare il consenso del resto della maggioranza su un testo che escluda in maniera definitiva l’invio di altre armi, ma i grillini ben sanno che prima del Consiglio europeo di fine mese Draghi tornerà a riferire in parlamento. In quell’occasione, un voto ci sarà.
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